Il Tirreno

L’economia del territorio

Porto di Carrara, gli industriali spezzini vogliono stare con gli apuani: i motivi e gli scenari

di Giovanna Mezzana
Lo scalo carrarese
Lo scalo carrarese

E cassano la proposta di nozze tra lo scalo apuano e Livorno

24 ottobre 2024
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CARRARA. È granitica la posizione che arriva dal primo tratto del Levante ligure: né Cgil né Confindustria La Spezia vogliono che il porto di Marina di Carrara “divorzi” dal loro scalo per “sposare” quello di Livorno. Parliamo dell’ipotesi – ormai politicamente bipartisan – di un cambio di giurisdizione del porto apuano, che dovrebbe passare dall’egida spezzina a quella labronica, o meglio, dall’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure orientale all’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale: questa è la proposta della Lega, lanciata con il deputato Andrea Barabotti, che è (ormai) anche del Pd, che ha dato nulla osta all’idea in Consiglio regionale, dopo l’apprezzamento del governatore Eugenio Giani. La Cgil spezzina si era già espressa sulla bontà del rimanere nello status quo, (dando parere opposto a quello dei “compagni” apuani) . Gli industriali della Spezia lo fanno ora: «Confindustria La Spezia ritiene – si legge in una nota – che sarebbe dannoso, forse soprattutto per il porto di Marina di Carrara, tornare a vecchie divisioni ampiamente superate nella realtà dei fatti». Chiarissimo.

Sul Levante ligure

Dovrebbe far riflettere il fatto che la Confindustria spezzina esce allo scoperto sul futuro dei due porti in un frangente spumeggiante: il 27 e 28 ottobre i liguri votano per scegliere il governatore della Regione: la Regione che culla il primo porto del Belpaese, quello di Genova, quello con cui dovrebbe andare La Spezia se Carrara la lasciasse. È l’associazione a riconoscere che «aveva deciso di astenersi» «in questi ultimi giorni di campagna elettorale», ma il dibattito che è “montato” l’ha indotta a superare gli indugi. È un parere di sostanza, dunque: e in ballo dovrebbe esserci molto.

I motivi

Confindustria La Spezia bacchetta certe uscite un po’ umorali – in nome di una toscanità di cui Massa-Carrara si è sempre sentita per altro orfana – venute dagli apuani, e che potrebbero far perdere il focus: «In considerazione della necessità di pianificare e governare lo sviluppo economico-sociale – si legge nella nota, l’associazione – valuta che sia necessario superare i condizionamenti della logica “dei campanili” e dei confini amministrativi». Non manca poi di elencare i benefici frutto dell’unione dei due porti, reciproci ma anche propri della consorella, che – a detta di molti in Toscana – sarebbe stata trattata come «Una principessa» dall’ex presidente dimissionario dell’Authority Mario Sommariva: «Crediamo che aver messo a patrimonio comune le esperienze e le professionalità delle due strutture operative abbia avvantaggiato entrambi i porti in egual misura, tralasciando, volutamente, di ricordare le opportunità di investimenti derivanti da essere parte integrante dell’Autorità portuale del Mar Ligure orientale godute dal porto di Marina di Carrara».

E ancora, ci sono quegli auspicabili riverberi frutto del matrimonio tosco-ligure che mancherebbero, secondo l’associazione, se Carrara si concedesse a Livorno: «Non può sfuggire a nessuno che l’aumento dei traffici e l’uscita dalla monocultura del marmo si sia potuta realizzare tramite una stretta collaborazione e osmosi fra le due realtà portuali – dice Confindustria La Spezia – e fra imprenditori aventi punti di contatto e interessi in comune molto più frequenti, anche per vicinanza geografica, rispetto alla realtà di Livorno». E poi c’è l’attesa approvazione del Piano regolatore portuale, passaggio delicatissimo per gli apuani; e c’è la condivisione «degli stessi leader mondiali nel comparto dei super yacht». Insomma, tutti motivi, secondo gli industriali spezzini, «per rigettare l’ipotesi di una spartizione delle cariche in una logica territoriale, in quanto figlia di vecchie logiche spartitorie».

E gli apuani?

E ora c’è da vedere che cosa ne pensano i colleghi confindustriali apuani: ebbene, non entrano in rotta di collisione (niente caso Cgil), ma sono più prudenti e attendisti: «Siamo in cauta attesa che vengano sciolti alcuni nodi – interviene, su richiesta del Tirreno, Matteo Venturi, presidente della delegazione di Massa-Carrara di Confindustria Toscana Centro e Costa e vicepresidente delle delegazioni di Livorno e Firenze – come la nomina del presidente dell’Autorità di Sistema portuale, oggi commissariata, e l’approvazione del Piano regolatore portuale: questo per valutare le prospettive che si possono aprire con nuovi scenari o con il mantenimento della situazione attuale. Anche al nostro interno, stiamo facendo serrati confronti per raggiungere una posizione di sintesi a livello associativo. Qualunque sia l’atterraggio – conclude Venturi – chiederò tutte le garanzie per la tutela degli interessi locali, ovvero per la valorizzazione del porto di Marina di Carrara. Ad ora ci sembra prematuro esprimere una posizione netta che potremmo dover rivedere da qui a breve».

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