Il Tirreno

Cremazioni, il pm Manotti chiede 69 anni di carcere

Cremazioni, il pm Manotti chiede 69 anni di carcere

Sette ore di requisitoria del sostituto procuratore che si è occupato dell’inchiesta Ha citato i Sepolcri di Foscolo. La condanna più pesante la vuole per Alibani

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MASSA. Ha parlato per sette ore il pm Federico Manotti, poi ha chiesto 69 anni di carcere per i dodici imputati del processo sullo scandalo cremazioni. La pena più pesante per Renato Alibani, titolare di Euroservizi; quella più lieve per Michela Santucci, la fioraia accusata di aver rivelato che era stata posizionata una telecamera nei locali del forno crematorio del cimitero del Mirteto. Ma il sostituto procuratore ha chiesto anche 5 anni per l’ex funzionario del Comune Renzo Fialdini e quattro anni per Augusto Calzetta, ex ufficiale dei carabinieri a riposo e socio di Alibani.

Le richieste del pm. Ecco le richieste che il pm Manotti ha formulato alla fine della sua requisitoria al collegio composto dai giudici Paolo Puzone, Cosimo Ferri e Antonia Aracri: Renato Alibani, titolare all'epoca dei fatti Euroservizi che gestiva il forno crematorio di Mirteto, 12 anni; Renzo Fialdini, ex funzionario del Comune, all'epoca dei fatti responsabile dell'Ufficio cimiteri, 5 anni; A ugusto Calzetta, che risponde dell'imputazione di favoreggiamento, 4 anni; S ilvano Carmagnola, 7 anni; Alessandro Dazzi 6 anni; Piero Dell'Amico 7 anni; Marco Grassi 5 anni; Maurizio Guerra 7 anni; Enrico Paladini 3 anni, Luca Pelletti 7 anni, Michela Santucci 1 anno, Alan Tonazzini 5 anni.

Era già uscito dal processo, invece Roberto Sacchi, appuntato dei carabinieri, assolto dalle accuse di avere fatto delle rivelazioni alla Santucci. Ci sono poi quelli che hanno ottenuto i riti abbreviati: Luciano Del Sarto 1 anno e 8 mesi,dipendente del Comune di Pisa, Giancarlo Rizzi un anno e mezzo, Ernesto Ceccarelli 2 anni e 8 mesi e Enzo Raffaello Pucci 4 anni e 10 mesi, dipendenti di Euroservizi. In udienza preliminare invece era stato assolto Giovanni Salvatori, titolare di un’agenzia di pompe funebri, accusato di corruzione e per il quale erano stati chiesti due anni.

Ugo Foscolo. Il pm Manotti ha iniziato la sua requisitoria citando un endecasillabo dei Sepolcri di Ugo Foscolo: «Non vive ei forse anche sottoterra, quando glòi8 sarà muta l’armonia del giorno, se può destarla con soavi cure nella mente dè suoi?». L’unico momento aulico in sette ore di parole pesanti come macigni: dalla ricostruzione dello scempio fatto della piccola Campus, la ragazzina sarda mai cremata e abbandonata in un sottoscala, agli oltre tremila chilogrammi di ceneri trovati in una botola del Mirteto. Il sostituto procuratore ha ripercorso tutti e due gli anni di udienze: dai racconti degli operai che facevano le cremazioni multiple, ai video dello scempio mostrati ai parenti. Ha citato una frase sconvolgente del teste principale, quel Enzo Raffaello Pucci che gestiva l’impianto di cremazione e che è stato arrestato la mattina del 4 maggio 2007 in flagranza di reato. Lui ha patteggiato 4 anni e 10 mesi e si è tolto il peso di raccontare cosa accadeva in quella stanza degli orrori: «Le cremazioni multiple sono state fatte fin dall'inizio dell'attività del forno. Per due motivi: uno per non perdere troppo tempo a fare le cremazioni e due perché dal punto di vista igienico sanitario nel posto dov'erano non era più possibile tenerle, quindi c'era necessità in qualche maniera di accelerare il processo di cremazione. Se ne mettevano dentro un paio alla volta».

Le strette di mano. Quando Manotti ha terminato la sua requisitoria i parenti dei defunti, che anche ieri hanno affollato l’aula, gli hanno voluto stringere la mano. Lui ha sorriso, ma anche detto che bisogna aspettare i giudici prima di dire che è finita.

Prossime udienze. Il processo riprenderà il 12 marzo con l’arringa delle parti civili, poi il 19 marzo saranno le difese a parlare. Sentenza dopo Pasqua.

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