Porcari, l’annuncio dei falsi contributi per truffare l’istituto religioso
Tra i 124 episodi in tutta Italia compare anche l’ente “Figlie del Santo Nome” . Gli altri casi in Toscana
PORCARI. Una tecnica efficace che univa la richiesta di piccole somme alla conoscenza di dettagli amministrativi dei bersagli da colpire. Erano specializzati, secondo le accuse, nei raggiri ai danni di istituzioni religiose, i 60 imputati, ma il nucleo apicale per la Procura era composto da sette persone, accusati di aver truffato 124 enti in tutta Italia ai quali facevano credere di aver disposto in eccesso gli importi richiesti e che per ottenerli dovevano versare la differenza.
In Toscana sono sette le parti offese (una delle quali a Porcari) che, alla scoperta del mancato accredito, si sono rivolte alle forze dell’ordine con una querela finita nell’inchiesta seguita dai carabinieri di Siracusa. Indagini che coprono un arco temporale che va dal 2017 alla primavera 2018.
L’accusa
Nella richiesta di rinvio a giudizio la Procura siciliana contesta a sette imputati il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Per loro i tempi della prescrizione si allungano anche per l’aggravante di aver associato nei fatti contestati un numero superiore alle dieci persone. Gli altri 53 sono quelli che in cambio di qualche centinaio di euro (da 200 a 400) si intestavano le Postepay, cercavano altre teste di legno o andavano alla posta per incassare i vaglia disposti dai truffati. tratta di istituti religiosi che gestiscono scuole paritarie. Per loro l’accusa è di truffa in concorso e la prescrizione è più vicina.
I vertici del giro
Luigi Tullo, 45 anni, originario di Cerignola (Foggia) , residente a Torino e la moglie Concettina Galizia, 43 anni, di Noto (Siracusa) , sono considerati «promotori e organizzatori con compiti di ideazione delle azioni delittuose di individuazione degli obiettivi e di raccordo con i procacciatori, di suddivisione dei ruoli e con compiti anche esecutivi». Ad altri cinque imputati, tutti residenti a Siracusa, viene contestato di aver «procacciato gli intestatari di carte Sim e Postepay e soggetti disponibili a ritirare vaglia postali in modo da rendere più difficoltoso risalire ai reali organizzatori del programma criminoso, i riscossori a prelevare il profitto del reato delle truffe lasciando loro una provvigione e trattenendo il resto a favore dell’organizzazione, concordando con Tullo e Galizia le modalità di azione, in particolare i tempi di attivazione di estinzione delle utenze e delle carte di pagamento». Si tratta di Giuseppe Montalto, 47 anni; Giuseppe Amenta, 48 anni; Corrado Morana, 50 anni; Corrada Galizia, 49 anni; Gaetana Petruzzello, 49 anni.
La tecnica
Le scuole private venivano contattate da sedicenti impiegati comunali o regionali che, informati di rapporti bancari e richieste di contributi, preannunciavano lo stanziamento di somme di denaro – anche superiori ai 20mila euro – a titolo di aiuto economico per le attività scolastiche.
«Il contributo è pronto, ma ci siamo sbagliati nell’importo che è superiore a quello che vi spetta – era l’approccio rivolto di solito alle religiose responsabili delle congregazioni – . Per sbloccare l’invio dovreste pagarci la differenza». Quindi fornivano gli estremi di Postepay e vaglia, intestati a prestanome, e con una telefonata convincente, nel giro di pochi giorni arrivavano i soldi. Una tecnica ripetuta per 124 volte e andata buon fine quasi sempre.
Le parti offese
In Toscana i raggiri hanno fruttato oltre 30mila euro. Tra gli enti entrati nel procedimento come parti offese ci sono “La Casa famiglia Divino Amore” di Montopoli Val d’Arno con 5mila euro in fumo; la congregazione “Comunità piccole missionarie Sacro Cuore” di Casciana Terme Lari che ha perso 4mila euro; la “Congregazione suore missionari del Lieto Messaggio” di Pontremoli, persi 3.500 euro; la coop Ildebrando di Pitigliano che gestisce le scuole d’infanzia paritarie di Manciano, Magliano e Isola del Giglio, persi 9.890 euro; istituto religioso “Santa Zita” di Lido di Camaiore, persi 1.800 euro; l’istituto “Figlie della carità provincia romana” di Porto a Azzurro, persi 4.500 euro; istituto religioso “Figlie del Santo Nome” di Porcari contattato da presunti dipendenti comunali e della banca che lo informavano di contributi per la società di basket mai esistiti, persi 4.650 euro. Ci hanno provato, ma senza riuscirci, anche con i gestori dell’“Asilo infantile Alessandra Boldrini” di Venturina Terme.l
Pietro Barghigiani
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