Il bimbo va male a scuola e i genitori chiedono alla società di calcio di cambiare squadra: liberatoria negata
Succede alla Lucchese. Una vicenda che ha costretto la mamma del ragazzino a rivolgersi all’avvocato Ugo Mazzei
LUCCA. La gioia di un ragazzino di 11 anni di tornare a correre felice dietro un pallone è ostacolata da una società professionistica come la Lucchese che da un mese non concede il nullaosta alla famiglia affinché il bambino – che frequenta una scuola media distante oltre un’ora e un quarto di macchina dal campo di allenamento della scuola calcio del club rossonero – possa avvicinarsi a casa andando a giocare tra i bambini del Castelnuovo. Una vicenda triste che ha costretto la mamma del ragazzino – ex arbitro di calcio già tesserata Figc, residente in un comune della Garfagnana – a rivolgersi all’avvocato Ugo Mazzei per poter permettere a suo figlio di tornare in campo con un’altra squadra. E forse a dicembre il problema sarà risolto.
Il racconto
«Premetto che non si tratta di Maradona o Messi. Lui gioca a centrocampo e ha avuto diverse richieste da San Giuliano Terme, Margine Coperta, Valdottavo, Tau Badia e anche dalla Fiorentina. Alla fine della scorsa stagione mi hanno contattato per la Lucchese Simone Morassito (responsabile under 13) e Claudio Piraino (responsabile scuola calcio Lucchese). Ditemi voi qual è quel bambino che non sogna di giocare con la maglia della squadra della provincia. Lui era al settimo cielo e io mi sono fatta in quattro per accompagnarlo in macchina agli allenamenti anche se – tra andare al campo, aspettare due ore, e tornare a casa – sottraendo tempo al lavoro. Ma per far felice un figlio credo che ogni mamma sia disposta a fare qualsiasi sacrificio».
Problema scolastico
A inizio ottobre – quando il ragazzo aveva disputato due partite di campionato – affiorano i problemi scolastici. «Mi sono accorta che il suo rendimento in seconda media era crollato. I 6 e i 7 si erano trasformati in 5 e 4,5. Mi ha chiamato anche la preside per farmi presente che il bimbo era stanco e non riusciva a rendere nelle varie materie. Così abbiamo deciso di fare un passo indietro. Perché a 11 anni la scuola è più importante della Lucchese. Ho telefonato a Piraino e gli spiegato il problema: dovevamo avvicinarci a casa. Lui mi ha detto di non preoccuparmi e che avrebbe liberato dal vincolo il ragazzo che sarebbe andato a giocare con una società sportiva vicina a casa».
Ostacoli insormontabili
Servirebbe adottare politiche per la tutela di minori o, meglio ancora, il buonsenso. Invece il 23 ottobre la giovane madre con lettera firmata dal segretario del Castelnuovo chiede di ottenere lo svincolo per il figlio: «Non ricevendo risposta il 24 ottobre parlo con il segretario della scuola calcio della Lucchese che mi chiede di inviare una mail. A quel punto telefono e mi risponde il responsabile del settore giovanile Bongiorni, che non c’entra con la scuola calcio ma che avevo trovato l’anno precedente al Real Academy Lucca. E lì cambiano le carte in tavola: mio figlio avendo 11 anni, come stabilito dall’art. 31 Noif, è qualificato come “giovane” ed è pertanto vincolato alla società per l’intera stagione sportiva. In buona sostanza niente svincolo e neanche la possibilità di allenarsi a Saltocchio. E la sua amarezza l’ha espressa anche in un tema a scuola dove ha parlato del suo amore per il calcio e dell’ingiustizia subita. Non mi interessa che diventi un campione. Confido solo che ricominci a giocare e ritorni a sorridere».
L.T.