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Lucca, scende dall’auto per aiutare una donna e viene travolto: medico risarcito con 600mila euro

di Pietro Barghigiani
Lucca, scende dall’auto per aiutare una donna e viene travolto: medico risarcito con 600mila euro

Una storia che si chiude dopo 22 anni

27 agosto 2024
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LUCCA. Travolto da un’auto mentre era sceso per prestare soccorso a una donna coinvolta in un incidente, un professionista lucchese dopo essere finito in coma e costretto a una riabilitazione durata 8 mesi con danni fisici permanenti, ha ottenuto dal Tribunale un risarcimento di oltre 600mila euro.
Una storia che a distanza di quasi 22 anni trova una risposta risarcitoria – nel frattempo sono stati liquidati dall’assicurazione circa 400mila euro – a un episodio in cui la negligenza di chi era alla guida della Punto supera la fatalità che a volte è all’origine degli incidenti stradali.
Il soccorso a una donna dopo un’incidente
Il medico, con studio a Lucca, (omettiamo le generalità per non renderlo riconoscibile, ndr) fu investito nell’autunno 2002 a Viareggio da un’auto aziendale condotta da un dipendente dell’Asl Versilia. Era mattina e il professionista venne falciato appena sceso dalla sua auto nella corsia di accelerazione tra la SS1 e la Variante Aurelia (con direzione autostrada A11). Poco prima si era fermato sulla destra, prima dell’innesto sulla variante. Lo scorrimento del traffico era impedito da un incidente avvenuto poco più avanti che aveva vista una Smart finire ko. Poco dopo sarà chiarito che la conducente non si era fatta male. Con la portiera ancora aperta l’uomo fu investito dalla Punto dell’Asl uscita da una curva a sinistra. La frenata non evitò l’impatto che provocò lesioni gravissime su tutto il corpo al medico ricoverato in coma per giorni.

L’invalidità

Nel calcolo del danno non c’è solo il conteggio di quello che fu la spesa per le cure post ricovero e i mancati guadagni nella sua professione. Il danno biologico e morale per una vita pesantemente condizionata da un’invalidità permanente, hanno inciso nella definizione di un importo da riconoscere alla vittima dell’incidente stradale. Un’esistenza stravolta che ha “condannato” l’uomo a non coltivare hobby e passatempi che prevedevano un’attività fisica. E anche a livello psicologico le menomazioni hanno determinato cambiamenti nelle scelte familiari, come quella di voler adottare dei figli. Dopo quello che gli era capitato non se l’è più sentita di fare quel passo d’intesa con la moglie. Le sofferenze sono andate oltre le lesioni al corpo. Per l’adozione mancata «trattasi di circostanza sicuramente eccezionale e dolorosa per l’individuo che si trova a dover rinunciare a un progetto di genitorialità che fa parte dell’ordine naturale delle cose e che necessita di sicura e importante considerazione nell’ottica della personalizzazione del danno – scrive il giudice -. E deve stimarsi che una compromissione dell’integrità psicofisica di entità quale quella riportata dall’attore non possa -secondo presunzioni di comune esperienza- non ripercuotersi sulla dinamica della vita di relazione, tenuto conto del protrarsi nel tempo e della delicatezza degli equilibri nei rapporti umani». Viene stimata anche una sofferenza interiore per «il periodo di coma e la lunga riabilitazione cui si è dovuto sottoporre l’attore per recuperare una normalità di vita sicuramente hanno inciso sull’equilibrio e sulla serenità interiore dell’individuo, tenuto conto della normalità nel porsi i dubbi circa la possibilità di recuperarne una». l


 

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