Morte di Maati Moubakir, i tre ragazzi arrestati negano l’omicidio. Nessuno indica un responsabile
Un ragazzo ammette di averlo colpito con i pugni, un altro spiega di essere stato preso dal rimorso e di avere deciso di costituirsi. Ma non emerge un autore materiale delle coltellate
FIRENZE. Si sono tenuti gli interrogatori di garanzia per i tre giovani detenuti in carcere con l’accusa di omicidio volontario per la morte di Maati Moubakir, avvenuta il 29 dicembre dopo una serata trascorsa alla discoteca Glass Globe di Campi Bisenzio. La giudice Angela Fantechi ha ascoltato Denis Mehmeti, 20 anni, Francesco Pratesi, 18 anni, e Ismail Arouizi, 22 anni. Tutti gli imputati hanno risposto alle domande del magistrato e hanno negato ogni responsabilità diretta nell’accoltellamento della vittima.
«Non sono stato io ad accoltellarlo»
Francesco Pratesi, assistito dall’avvocato Francesco Tesi, ha rilasciato dichiarazioni spontanee durante l’udienza, esprimendo profondo rimorso per la morte del 17enne Maati. Rispondendo alle domande del giudice, ha respinto l’accusa di essere stato l’autore materiale dell’accoltellamento avvenuto sull’autobus. "Non sono stato io ad accoltellarlo", ha dichiarato, pur ammettendo di essere salito sul mezzo con l’intento di individuare un gruppo di giovani, accusati dai suoi amici di aver infastidito due ragazze in discoteca. Secondo la ricostruzione emersa, quel gruppo non era originario di Campi Bisenzio e comprendeva anche la vittima, Maati.
Durante l’udienza, il giudice Fantechi ha esaminato con Pratesi alcuni filmati delle telecamere di sorveglianza presenti sull’autobus, ma non quelle di un negozio di telefonia. Pratesi avrebbe ribadito di non essere stato lui a colpire Maati, negando anche di aver pronunciato la frase "L’ho ammazzato", come riportato da alcuni testimoni. Ha invece riferito di aver detto: "È morto, è morto", una volta resosi conto del decesso del ragazzo.
I sensi di colpa
Nel corso delle sue dichiarazioni, Pratesi ha inoltre confidato di essere tormentato dal rimorso, spiegando al giudice di non riuscire né a dormire né a mangiare. Ha aggiunto che non avrebbe mai voluto che lo scontro tra i giovani sfociasse in una tragedia. Ha raccontato che già il giorno successivo ai fatti aveva intenzione di costituirsi, cosa che poi ha fatto il 2 gennaio, presentandosi spontaneamente in una caserma dei carabinieri. Ha inoltre manifestato il desiderio di scrivere una lettera ai genitori di Maati.
C’è chi ammette i pugni
Anche Denis Mehmeti, assistito dall’avvocato Maurizio Nasti, ha respinto l’accusa di omicidio. Durante l’interrogatorio ha ammesso di aver colpito Maati con due pugni, ma ha escluso di averlo accoltellato. Ha spiegato che era stato contattato dai suoi amici per intervenire in quella che gli era stata descritta come un’aggressione, ma ha dichiarato di non aver assistito personalmente allo scontro. "Ho sbagliato", ha detto al giudice, "avrei dovuto chiamare le forze dell’ordine invece di intervenire". L’avvocato difensore ha scelto di non richiedere l’annullamento della misura cautelare, riservandosi di presentare istanza nei prossimi giorni.
Terzo accusato, terzo no all’accusa di omicidio
Ismail Arouizi, assistito dall’avvocato Sabrina Serroni, ha anch’egli negato di aver accoltellato Maati rispondendo alla giudice. Nel suo interrogatorio non ha accusato nessun altro di aver sferrato i fendenti mortali.
La giudice Fantechi si è riservata di decidere sulla convalida degli arresti e sulle eventuali misure cautelari da applicare.