Il Tirreno

Lucca

Pizzicheria Marzetto, cattedrale liberty e boutique del biroldo

di Luca Cinotti
La foto dell'ex pizzicheria Marzetto realizzato da IgersLucca
La foto dell'ex pizzicheria Marzetto realizzato da IgersLucca

Un negozio che affonda le radici all'inizio del secolo scorso. La sua storia si intreccia con quella dell'Italia del Dopoguerra 

04 gennaio 2017
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  • Se Lucca è, giustamente, considerata la città del commercio, l'aspetto immediatamente visibile di questa vocazione sono le insegne dei negozi. Una sorta di biglietto da visita declinato in centinaia di stili e di gusti diversi. E, in buona parte, tutelata per il proprio valore storico. A questo patrimonio, a partire da oggi, Il Tirreno in collaborazione con gli Instagramers di Lucca (IgersLucca) vuole rendere omaggio, con una serie di fotografie e di pezzi che riannodino i fili del ricordo ma anche della capacità imprenditoriale dei lucchesi.

LUCCA. C'è stato un tempo in cui piazza San Michele non era solo il calco del foro romano, non era solo il proscenio di quella chiesa che pressoché tutti i turisti credono essere la cattedrale: piazza San Michele era anche un tempio del cibo lucchese, in una ideale mise en place che spaziava dall'antipasto alla portata principale, al dolce. C'era Tista, con la sua biadina, da sorbire rigorosamente con una manciata di pinoli. C'era – e ancora c'è, ovviamente – il Taddeucci con il buccellato e la sua ricetta segreta, come quella della Coca Cola (ma sicuramente più sana della bevanda made in Usa). Poco più lontano, in via Santa Lucia, il Giusti sforna oggi come ieri pane e focaccia. E poi, per tutto il resto che si voleva mettere in tavola, c'era Marzetto.

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Cattedrale della gastronomia e mecca dei salumi, la "Pizzicheria Sante Nieri detto Marzetto" ha una storia che affonda all'inizio del secolo scorso: le prime pratiche edilizie che si possono trovare nell'archivio del Comune risalgono al 1914, quando ancora l'Italia non era entrata nella Prima Guerra mondiale. Un negozio sontuoso, al punto che molti lo consideravano alla stregua di una boutique dove diamanti e perle erano soppressata e biroldo. Grandi spazi all'interno e poi una vetrina (una "mostra", in gergo tecnico) incastonata in un'architettura dal guasto liberty che altrove avrebbe potuto essere ritenuta pesante e un po' pretenziosa - ma certo non lì, dietro il coro di San Michele, in una posizione centrale ma nello stesso tempo riservata, senza ostentazione inutile.

La storia di Marzetto va di pari passo con quella dell'Italia che si rialza dalla guerra e conosce il boom economico. Allora le prelibatezze diventano alla portata di molte più tasche ma, più o meno nello stesso periodo, nasce quella grande distribuzione che alla lunga avrebbe portato alla quasi completa estinzione di questi negozi. Marzetto chiuse – come pizzicheria – all'inizio degli anni Novanta. E anche nel suo cammino successivo questo negozio è esemplificativo della storia del commercio del centro. Da allora, infatti, nei grandi locali si è susseguita una girandola di nuovi affittuari: prima una banca, poi svariati negozi di abbigliamento, di maggior o minor prestigio. In mezzo, anche tanti periodi di chiusura: il tutto "messo in piazza", in quella piazza San Michele che oltre ai lucchese cominciava a riempirsi di turisti da tutto il mondo. A ricordare quello che c'era stato, proprio la grande vetrina dietro il coro di San Michele. Cambiata pure essa, con un restauro che avrebbe fatto virare al bianco smaltato gli elementi liberty e che sarebbe addirittura finito in tribunale. Quello che mai è ritornato dentro Marzetto è proprio la messe di prosciutti e salami appesi che per decenni ha incantato i lucchesi e che oggi è sostituita da vestiti e biancheria.

(1-continua)

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