Livorno, chef picchiato da un mendicante: «Ora ho paura ad andare in giro da solo»
Il cuoco del Bagno Uappala di Calambrone (con un passato da ciclista professionista), preso a pugni
CALAMBRONE. «Quasi come ogni pomeriggio, erano da poco passate le 15, stavo bevendo un caffè seduto a un tavolino del bar Cairoli, davanti alle Poste. A un certo punto si è avvicinato un uomo, avrà avuto sui 50 anni e parlava con accento toscano, che mi ha chiesto dei soldi. “Sei mio fratello, dai”, diceva. Ho replicato che di fratelli non ne avevo e che comunque lui non lo conoscevo. Per tutta risposta ha cercato di tirarmi addosso una sedia e mi ha sferrato quattro pugni in faccia».
Pestato e lasciato a terra, forse per essere rapinato, visto che alla vittima ha rotto gli occhiali e cercato di rubare il giubbotto, poi recuperato dal titolare del locale. A raccontare quanto accaduto due giorni fa, in pieno giorno a Livorno, lo chef del Bagno Uappala di Calambrone, il sessantunenne Francesco Romano, molto conosciuto e con un passato da ciclista professionista. Sono le 15,10 di venerdì scorso quando l’ex sportivo viene picchiato da un mendicante che voleva qualche spicciolo. «Mi sono fatto male al mignolo della mano sinistra e ho ancora un forte dolore alla mascella – le sue parole – perché mi ha fatto veramente male, motivo per il quale oggi (ieri per chi legge ndr) andrò a farmi controllare in ospedale. Io sono una persona tranquilla, non ho mai avuto problemi con la giustizia e naturalmente non sono abituato a fare a botte. Questa persona ha agito all’improvviso, avevo 20 persone attorno a me che non sono neanche intervenute. Ormai qui bisogna stare attenti ad andare in giro...».
Il mendicante – «probabilmente livornese», rimarca la vittima – è poi fuggito. E quando Romano ha chiamato il 112, rifugiandosi nel frattempo nella vicina tabaccheria, sul posto sono arrivati gli agenti delle volanti della polizia di Stato, che lo hanno ascoltato. «Ho spiegato loro di aver visto, varie volte, quest’uomo bazzicare via Grande – prosegue il sessantunenne – quindi ho fornito loro indicazioni utili per rintracciarlo. Mi hanno spiegato di fare denuncia, vedremo se nei prossimi giorni andrò a presentarla in questura. Resto comunque poco fiducioso: è probabilmente un senzatetto, non ha niente, rischio di perdere solo tempo. Ma deciderò con calma, ho 90 giorni di tempo».
Francesco, ed è comprensibile, ora teme per la sua incolumità. Ma non ha timore nel raccontare ciò che gli è successo, «perché non ho fatto niente, sono una persona perbene e mi sono sempre comportato correttamente». «Ogni mattina esco di casa poco dopo le 6 – prosegue – e prendo l’autobus per il centro: la stagione turistica è finita e non lavoro, quindi mi rilasso un po’. La mia paura, e da quando questo episodio è accaduto mi guardo ancora di più le spalle, è di ritrovarmi quest’uomo accanto, magari armato di coltello. Non sono per niente tranquillo».
Nel corso della sua vita non gli era mai capitato niente del genere. Eppure, lavorando come cuoco, Romano ne ha girate di città. A Livorno vive ormai da una decina d’anni: nato alla Spezia, in Liguria, ha abitato a Palermo, sul lago d’Iseo (in Lombardia), prima ancora a Milano e perfino all’estero, spostandosi fra Svizzera e Germania. Una persona che, per la sua professione, ha insomma girato l’Italia e l’Europa. «Non ho mai litigato con nessuno – rimarca – ed è la prima volta che vengo aggredito. Solitamente, a quell’ora, frequento il bar Cairoli con un mio amico di 77 anni: meno male che era presente, altrimenti avrebbe rischiato anche lui di prendere le “mazzate”. C’è davvero da aver paura ad andare in giro, visto che questo episodio è accaduto in pieno giorno, davanti a una moltitudine di persone, nel cuore della città, non certo in punto malfamato. Queste persone dovrebbero essere fermate, arginate, hanno picchiato una persona perbene perché si è rifiutata di dare dei soldi...».
Romano, sul momento, non ha richiesto le cure mediche, ma andrà comunque al pronto soccorso. Se si recherà in questura per sporgere denuncia a indagare saranno i poliziotti della Squadra mobile, diretti dal vicequestore Giuseppe Lodeserto, che dopo aver ascoltato la sua versione dei fatti analizzeranno le telecamere della zona (lì ci sono varie banche, oltre alle Poste centrali) per risalire al responsabile.
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