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Basket / Serie A2

Il folle harakiri della Libertas: amaranto a un passo dal blitz a Brindisi ma nel finale rovinano tutto

di Fabrizio Pucci
Il folle harakiri della Libertas: amaranto a un passo dal blitz a Brindisi ma nel finale rovinano tutto

Sul più 8 a 4’23” dalla sirena si è spenta la luce, ora c’è da pensare a Vigevano

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BRINDISI. Roba da non credere. Una sconfitta come questa ce la ricorderemo per dieci anni. Peggio di quella di due anni fa a Pavia (avanti per 39’13”, poi la beffa). Libertas, in versione Befana e Babbo Natale messi insieme, ha letteralmente regalato i due punti a una Valtur Brindisi ancora alla ricerca della propria identità per via della messe di infortuni che le hanno condizionato il cammino.

Il veleno nella coda

Impaurita, smarrita, la squadra di Bucchi, l’ha vinta quasi senza sapere come e perché. Le risposte sono tutte nella metà campo amaranto e mandano dritti sul lettino del miglior psicanalista. Partiamo dalla fine. A 4’23” dalla fine Banks firma il +8 (65-73) e mette nelle mani della Libertas tutta l’inerzia del mondo anche perché di là non segnano nemmeno a pregare. È ancora lunga, ma le pratiche per il terzo successo esterno stagionale sembrano avviate. E invece la buonissima Libertas vista fino a quel momento si smarrisce, defibrilla e rianima una squadra senza respiro. E mette insieme 263 secondi di pura follia cestistica. Qualche dato buono per certificare l’uscita dal campo degli Amaranto: Banks e Filloy – che i liberi li segnano mediamente a occhi chiusi – fanno 2/5 dalla linea dei personali: saranno gli unici punti realizzati, perché dal campo si tira poco (4 volte sole prima dell’ultima conclusione di Hooker a 2” dalla fine) e male (mai un canestro). E poi palle perse in serie, attacchi frenetici con Brindisi che prima accorcia le distanze (sempre su tiro libero) più per dovere che per convinzione. Poi, vista la clamorosa dabbenaggine altrui, inizia a crederci. Nonostante i reiterati attacchi di masochismo la Libertas a 60” dalla fine ha ancora il suo destino nelle proprie mani (73-75 e possesso), ma Banks perde palla (la sua ottava: troppe) e Allen (in definitiva un rebus irrisolto: per lui 34 punti) pareggia a 54” dalla sirena. Il peggio è passato? Macché: deve ancora venire. Filloy – fin lì ottimo – perde un pallone sanguinoso. Allen con le mani di Fratto in faccia segna la tripla del 78-75 a 17” dal ‘the end’. E’ chiaro come il sole che i buoi sono già fuggiti dalla stalla, ma siccome al peggio non c’è mai fine Hooker perde un altro pallone e fa scorrere i titoli di coda. Inspiegabile. Incomprensibile. In poco meno di 5’ la Libertas ha scritto un trattato su come perdere partite quasi vinte.

Il prima

La sconfitta fa male. Molto male anche perché dopo un inizio choc (16-6) figlio di troppe concessioni ad Allen (la Libertas aveva comunque accettato e calcolato il rischio che il ragazzo ‘si accendesse’) Fantoni e compagni erano rientrati e con una tripla da 15 metri di Filloy allo scadere del primo quarto erano andati al primo intervallo a -3 (24-21). Da lì è iniziato un lungo equilibrio con vantaggi minimi da una parte e dall’altra. Sul finire dei secondi dieci minuti è arrivato quello che - a giochi fatti - è stato un presagio sinistro. Amaranto a +4 (38-42, canestro da 3 del solito Filloy), ma un paio di mezzi pasticci hanno riportato Brindisi avanti (44-43). Poi è stato grande equilibrio con vantaggi minimi da una parte e dall’altra. Equilibrio che è stato spezzato a cavallo tra la terza e l’ultima frazione quando una tripla di Bagnesi e due di Filloy avevano prodotto lo strappo che poteva e doveva essere decisivo: da 62-60 a 62-69. E invece non è bastato per quello sciagurato finale di partita. Peccato perché per 35’ la Libertas aveva tenuto botta in difesa (provando per un paio di azioni del primo tempo anche la zona) e aveva attaccato con raziocinio nonostante la serata non brillantissima di Hooker e Italiano. Questa sconfitta, però, appartiene già al passato. Adesso c'è da fare una cosa: resettare, ripartire e affrontare con la massima carica Vigevano. Quella è una partita da vincere. Senza se e senza ma.
 

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