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Concerie, le top 50 per fatturato: “Nuti Ivo” sopra tutti. Sul podio anche Lamipel e Antiba: l’elenco completo

Concerie, le top 50 per fatturato: “Nuti Ivo” sopra tutti. Sul podio anche Lamipel e Antiba: l’elenco completo

I dati riferiti al 2023: alcune aziende del pisano sono in cima anche alla classifica italiana

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SANTA CROCE SULL’ARNO. Il settore, lo sappiamo, non sta certo vivendo uno dei suoi momenti migliori. Ma le concerie rimangono la locomotiva di testa dell’economia del Valdarno, con i loro dipendenti e il loro indotto. Lo dimostrano i dati dei fatturati delle aziende pisane per l’anno 2023 che abbiamo pubblicato nell’edizione di domenica 5 gennaio e che oggi approfondiamo proprio considerano i codici Ateco (cioè quelli che identificano i vari settori economici) relativi alla concia e alla preparazione del cuoio.

Al di là dei numeri che potete leggere nella tabella in alto, c’è un dato che emerge se non ci si limita a considerare il territorio pisano ma si allarga l’orizzonte. Se, infatti, era pressoché scontato il dominio in Toscana (fra le prime 25 per fatturato l’unica intrusa è un’azienda con sede a Scandicci), anche in Italia il Valdarno mantiene una posizione di primaria importanza. Se anche in questo caso, infatti, si considerano le prime 25 posizioni per fatturato, sono dieci le aziende della provincia di Pisa che vengono considerate.

Va anche detto, però, che la prima si trova in settima posizione: le prime sei, infatti, sono appannaggio di colossi del Vicentino e di Torino che fatturano oltre i 100 milioni di euro (la prima in assoluto è la conceria Pasurbio di Arzignano con 318 milioni all’attivo).

Focalizzandosi sulla nostra provincia, al primo posto c’è la Nuti Ivo di Santa Croce, l’azienda che nel 2023 è stata rilevata da Lmvh, il colosso francese del lusso.

Ci si sposta a Santa Maria a Monte per il secondo gradino del podio, occupato dalla Lamipel e a San Miniato per la Antiba: l’azienda fondata e guidata da Paolo Balducci ha tra l’altro nello scorso mese di settembre acquisito parte del capitale della conceria Mangusta, storica azienda di Santa Croce.

La top 5 si completa con la Masoni di Santa Croce e con la Marbella Pellami di Bientina. Quest’ultima fa parte del gruppo Colonna, con il quale Gucci ha stretto una joint-venture.

Certo, i numeri dicono molto ma non tutto. Perché i prossimi mesi saranno particolarmente delicati per quello che riguarda l’intero settore. Perché da una parte c’è da capire come, quanto e se riprenderà il mercato. Dall’altra ci sarà da capire se sarà destinata a cambiare la geografia della proprietà delle aziende pisane che continuano a far gola ai grossi gruppo internazionali: sulle rive dell’Arno si è affacciata da poco anche la Cina, con l’acquisizione dell’Ausonia.

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