Il Tirreno

Livorno

Basket A2

Libertas tra orgoglio e rabbia contro la capolista Rimini

di Giulio Corsi

	Un'azione del match (foto Silvi)
Un'azione del match (foto Silvi)

Partita bellissima degli amaranto che rientrano dal meno 11 contro la regina dell’A2 ma alla fine pagano l’ingenuità commessa sul possesso più importante a 40 secondi

17 novembre 2024
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LIVORNO. Difficile dire se ci sia più rabbia, amarezza o orgoglio dopo questa sconfitta contro la regina dell’A2, apparsa sicuramente la squadra più forte, lunga nelle rotazioni e completa vista finora in via Allende.

Rabbia e amarezza perché la Libertas è andata ad un passo dall’impresa e nessuno avrebbe gridato allo scandalo se l’avesse portata a casa. Ma un episodio brucia sulla pelle, la gestione ingenua e affrettata del pallone più importante della partita: 53 secondi alla sirena, Tomassini sbaglia, il tabellone dice 72-74, palla in mano a Livorno che ha il vento in poppa della partita dopo aver recuperato con una grande difesa, due triple da sballo di Filloy e alcune magie di Hooker e Banks, uno svantaggio di 11 punti accumulato all’inizio dell’ultimo quarto (52-63 al 31’) .

53 secondi, dicevamo: gli amaranto hanno l’opportunità del pareggio o anche del sorpasso. Ma trovano la soluzione peggiore dopo appena 13” di possesso: tiro dall’arco di Italiano che Dell’Agnello aveva battezzato per tutta la partita e che fino a quel momento aveva 0/5. Il sesto tentativo – con ancora 10 secondi da giocare prima della fine dell’azione – non va meglio. Di là Rimini ha trovato due tiri liberi con Robinson a 19” (72-76) e si è rimessa a distanza di sicurezza dal rientro libertassino, mentre Nazareno, dopo 25 minuti di grande cuore in cui aveva lottato duro in area, se ne andava sconsolato in panchina con 5 falli e il fardello di quel tiro avventato. Un errore che aveva un precedente simile: 5” dalla fine del match con Cividale, risultato 62-65, palla in mano alla Libertas, anche in quell’occasione il tiro più importante se lo prese Italiano.

È chiaro che qualche gerarchia nelle scelte, nei momenti che contano, vada ridefinita. Anche perché ieri sera in campo nell’ultimo minuto c’erano Hooker, Filloy e Banks, tutti e tre on fire, sebbene marcatissimi. Rabbia e amarezza, ma anche orgoglio, tanto orgoglio. Perché la Libertas se l’è giocata per davvero, è rimasta dentro la partita per 40 minuti, per due volte ha annullato la fuga riminese mettendoci difesa, anima, coraggio, sospinta da un pubblico bellissimo.

Non era facile. E lo si è visto subito: primo pallone toccato, due passaggi e tripla di Robinson dall’angolo. La squadra di Dell’Agnello ricca di talento offensivo, atletica e tanto muscolare, in attacco si muove con grande velocità e trova il tiro sempre nei primi secondi, non dando la possibilità agli amaranto di difendere come sanno. Marini ci fa vedere i mostri, segna 6 punti di fila in faccia ad Allinei e continua anche quando Andreazza manda in campo Filloy.

Mentre in difesa i romagnoli sfruttano il fisico e il maggior tonnellaggio per creare un muro in area ma allo stesso tempo creano tantissima pressione sugli esterni, riuscendo a tenere Banks e Filloy a lungo fuori dal gioco. Trovare il tiro giusto è faticosissimo, per due volte nei primi due minuti la Libertas spara sulla sirena dei 24 secondi e resta a galla solo grazie alle magie di Hooker e alla sua capacità di penetrare sfruttando la dinamite dei suoi polpacci. Con questo quadro tattico Rimini allunga prima sul 4-9, poi sul 10-16, arrivando a toccare i 10 punti di vantaggio al 9’, sul 15-25, con tripla di Tomassini da 8 metri. Ma la Libertas non ci sta, alza l’abnegazione in difesa e vede accendersi lentamente Banks: Andreazza punta su un quintetto operaio e con Buca, Bargnesi e Fratto in campo insieme ad Adrian e Filloy e nel giro di 4 minuti a cavallo tra primo e secondo quarto piazza un parziale di 10-0 che riporta Livorno in parità (25-25 siglato da Hooker in contropiede dopo un recupero). È lo stesso quintetto che nell’ultimo quarto inizia il recupero dal meno 11, arrivato ad un passo dal sorpasso a 40”.

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