Il caso
La favola di Christian Volpi, settimo alle Paralimpiadi: «Tre anni fa ero imbottito di farmaci e le guardavo in tv»
Parla il venticinquenne di Borgo di Magrignano dopo il favoloso risultato in paracanoa: «Ho dato tutto, non ho rimpianti. La tensione emotiva, nelle batterie e in semifinale, era enorme»
LIVORNO. «Tre anni fa le Paralimpiadi le guardavo da casa imbottito di farmaci. Oggi non solo ho partecipato, ma sono arrivato settimo a otto decimi dal podio. Ho dato tutto, di meglio non potevo fare. In batteria e in semifinale ho avvertito uno stress emotivo come non mai, vedere diecimila persone sugli spalti a urlare e tifare mi ha messo un’agitazione terribile, la tensione mi stava logorando. Nonostante questo sono riuscito a raggiungere l’obiettivo prefissato, quello di arrivare nei primi otto. A quel punto la testa era sgombra e ho potuto dare il massimo. Sono felicissimo: per me è come aver vinto, anche perché ai Giochi era l’esordio assoluto e quasi tutti gli avversari avevano molta più esperienza».
Christian Volpi è entusiasta. Ha fatto l’impresa il 7 settembre a Parigi, qualificandosi prima per la finalissima di paracanoa (KL2 200 metri la sua categoria), poi lottando fino all’ultimo per il podio, arrivando ad appena otto decimi dal bronzo (43,21 secondi lui, 42,61 il terzo classificato, l’ucraino Mykola Syniuk, col quale a fine gara si è emozionato in un commovente abbraccio) dopo una partenza, come suo solito, stratosferica. Qualcosa di impensabile se pensiamo, davvero, a dov’era tre anni fa. Pochi mesi dopo il terribile incidente in scooter di via di Levante, quando ha perso entrambe le gambe, stava lottando per recuperare la sua vita, guardando i Giochi di Tokyo in tv. Anche se il suo obiettivo, lo aveva dichiarato già in ospedale, in Francia era arrivarci da sportivo, visto che lui aveva già un passato da buon canoista. E incredibilmente ha mantenuto la promessa, due anni dopo essere salito in barca per la prima volta.
Christian, il settimo posto è un risultato incredibile.
«Sì, in finale sono entrato in acqua con la giusta carica e ho dato il massimo. Se pensiamo allo stress emotivo che ho subìto in questi giorni, considerando che il corpo va solo se funziona testa, questa è stata fra le migliori gare della mia vita. Nei primi 120 metri ero davanti a tutti, poi ho avuto il mio solito calo, ma ho sempre lottato dando il massimo e restando lì».
Che emozioni ha vissuto?
«Avevo addosso uno stress enorme e una grande tensione emotiva. Vedere diecimila persone sugli spalti mi ha ovviamente messo agitazione, anche perché (purtroppo) nel nostro sport non è abitudine ricevere un tifo del genere. Vedere così tante persone urlare è stato duro da reggere, la tensione mi logorava. Poi la falsa partenza della semifinale ha sicuramente giocato un ulteriore ruolo cruciale nella concentrazione. Nonostante questo ce l’ho fatta: l’obiettivo era arrivare in finale e l’ho raggiunto».
A quel punto era più sereno?
«Sì, è iniziata un’altra gara, ero decisamente più sereno. Dentro di me mi ripetevo: “Dai, questa è l’ultima, forza”. Ed è andata bene, non ho rimpianti, tagliato il traguardo ho pensato: “Sono arrivato settimo, questo è il mio valore”. E ora a Parigi si festeggia».
Festeggerà con i tantissimi amici che sono venuti a seguirla?
«Stasera una bevuta con loro non me la leva nessuno. Sono settimane che mangio riso, pollo, vivendo a pane e canoa. Voglio ringraziare i tantissimi amici che mi hanno seguito in Francia, oltre ovviamente ai miei parenti, alla mia ragazza e ai suoi familiari. Mi hanno dato una carica incredibile. Ma non posso non dire grazie al gruppo sportivo della Difesa, che nell’ultimo anno e mezzo, da quando abbiamo iniziato a collaborare insieme, mi ha messo a disposizione tutto, rendendomi in grado di raggiungere le migliori performance. E voglio ringraziare, naturalmente, anche la mia Federazione: senza di lei non avrei addosso la maglia dell’Italia».
È stato emozionante il suo abbraccio, a fine gara, con l’ucraino Mykola Syniuk.
«A fine gara mi sono messo a piangere, ero contentissimo. Quando ho visto che Mykola era arrivato terzo ho voluto abbracciarlo, mi ha detto “Ti amo”».
Questa era solo la sua prima esperienza in una Paralimpiade. Nel 2028 c’è Los Angeles...
«C’è ancora molto da lavorare, bisogna smussare gli angoli per migliorare ancora. L’obiettivo sono le Paralimpiadi 2024, lì senz’altro avrò molta più esperienza di ora e, forse, potrò puntare a risultati ancora più importanti».
Quando tornerà a Livorno?
«Lunedì 9 arrivo, festeggeremo. Poi venerdì riparto».
E dove va?
«C’è l’ultimo impegno della stagione: i campionati italiani a Milano. È vero, ci sono stati i Giochi, quindi sarò abbastanza stanco, ma è un appuntamento imperdibile. Poi, finalmente, mi potrò riposare. Almeno due settimane sabbatiche me le prendo».