Livorno, la chiesa dell'Apparizione vuole tornare a vivere. Via alla raccolta fondi
E' chiusa da 19 anni. I Vallombrosani e l’appello accorato ai fedeli toscani: «Chiediamo aiuto: rifare il tetto costa 300mila euro»
Livorno Per tutti i fedelissimi del culto mariano, da Livorno alla Toscana, quella chiesa chiusa da anni e anni è un simbolo. È il luogo dove nel 1345, secondo la leggenda, apparve la Madonna al pastorello storpio. Ma qualcosa si muove dal quartiere generale dei proprietari, i monaci vallombrosani: la chiesa dell’Apparizione vuole tornare a vivere. Col suo imponente altare in marmo, il bel pulpito, con le tre campane che funzionano ancora a corda. Lo dice forte e chiaro don Luca Giustarini, priore dell’abbazia di Montenero. «La storia del culto mariano comincia qui, vogliamo riaprirla ma prima va ristrutturata: abbiamo bisogno di un aiuto da tutta la comunità toscana dei fedeli».
L’appello dei monaci
L’appello è accorato da parte di lui che oggi ha 65 anni ed entrò a Montenero nel seminario nel 1971. Attraverso Il Tirreno lancia non solo una richiesta di aiuto, ma anche una vera e propria raccolta fondi con l’obiettivo di ridare vita a quella chiesa cara alla città che sulla facciata ricorda proprio il momento sacro della tradizione datato 1345. È il simbolico punto di partenza di processioni e pellegrinaggi fino al santuario di Montenero. Per pregare la Madonna, patrona della Toscana.
«Faccio appello alla Toscana tutta, a quegli imprenditori locali e non, e a tutti i cittadini: è solo grazie alla comunità e alla fede che questa chiesa può tornare a vivere. Chi fosse interessato mi contatti alla mail santamariadimontenero@gmail.com». E aggiunge rivolgendosi ai futuri benefattori: «Ovviamente ognuno di loro sarà ricordato con una targa apposta alla chiesa con tutti i nomi di chi, col proprio contributo, ha fatto tornare a vivere questo luogo caro alla Madonna e qui potranno avere sante messe perpetue per vivi e defunti». E quando si parla di contributi in denaro non si scherza. «Faremo un comitato per gestire il tutto, composto da laici e monaci , per gestire i beni che arriveranno, un controllo laico fa sempre bene, nella massima trasparenza, per capire bene che fine fanno i soldi donati».
Lavori e preventivi
Don Luca mostra al giornale quello scrigno di fede che guarda alla città, nel mezzo a una via Mondolfi che collega Ardenza con Antignano. E’ ancora consacrato e ha radici nel 1600 – anche se della vecchia chiesa originaria non v’è più traccia – ricostruita poi sulla spinta dell’abate don Giuseppe Zambernardi, nel 1957. Ieri. Oggi. Si racconta come è adesso, a distanza di quasi 20 anni da quando fu chiusa. «Ricordo che fu interdetta la celebrazione della messa per questioni interne quando era vescovo monsignor Ablondi – riavvolge il filo – la chiesa fu consacrata dal vescovo Andrea Pangrazio».
Preventivi alla mano e progetto di come sarà, don Luca Giustarini parte dai numeri: «Servono 300mila euro per rifare il tetto compromesso, questo è il primo passo. Partendo dal rifacimento del tetto, per un intervento di restauro completo servono 600mila euro». Chiesa e canonica, quindi.
Viaggio nella chiesa oggi
E quando si entra si capisce bene che, sì, i problemi maggiori sono al tetto ma anche gli interni non godono di ottima salute. «Nel 2017 quando ci fu l’alluvione un fulmine ha colpito con forza la chiesa – e mostra le grandi crepe interne – Questo è stato il risultato». È vero, le cose da fare non mancano, ma la volontà c’è. Lo vuole quella congregazione storica a cui il 28 dicembre 1791 il granduca Ferdinando III col beneplacito di Papa Pio Sesto regalò l’abbazia di Montenero.
«Lo scorso anno abbiamo speso 18mila euro per la manutenzione del verde, segno che il nostro ordine a questa chiesa tiene. Ma con le sole nostre forze non ce la possiamo fare». Dentro fanno impressione il grande Cristo in cotto realizzato da un vigile del fuoco livornese, insieme alla statua della Madonna e di San Giovanni Gualberto. È una bomboniera di fede: marmi ovunque, ci sono ancora i vecchi confessionali. E poi la stanza laterale con la corda per far suonare le campane: è un tuffo al passato. Di quel che erano le campane vere, rispetto al suono delle campane elettriche che va per la maggiore oggi nelle parrocchie.
Il progetto di come sarà
E le idee sono chiare anche sul futuro della chiesa, una volta restaurata. Si tornerà a celebrare messa, sicuramente. «Proprio perché la storia del culto mariano comincia qui, vogliamo creare uno spazio-parcheggio almeno per un pullman per accogliere i pellegrini e le metrature ci sono – spiega il priore – poi nella canonica al pian terreno creare locali di accoglienza per ritiri spirituali e sopra dar vita a una piccola comunità di formazione per i nostri seminaristi, che stiano qui e si prendano cura della chiesa». In attesa di futuro, intanto, il 14 maggio la chiesa dell’Apparizione sarà illuminata per il tradizionale pellegrinaggio a ricordare l’apparizione della Madonna del 15 maggio 1345, appunto. E poi il 7 settembre: si ricorda la costruzione dell’attuale chiesa che il 7 settembre 1957 fu consacrata dopo la distruzione della seconda guerra mondiale.l