Livorno, i Delfini non torneranno al moletto di Ardenza: ecco dove sono
Rimossi 17 anni fa, gli unici salvati sono esposti nel palazzo comunale. Gli altri sono troppo deteriorati e resteranno in un magazzino
LIVORNO. I Delfini di Ardenza – rimossi 17 anni fa – sono conservati in un magazzino museale del Comune, in locali con microclima particolare che impedisce un ulteriore ammaloramento. E lì resteranno, perché l’analisi della Soprintendenza non ha lasciato scampo. Troppo rovinati, ogni tentativo di recupero sarebbe vano.
L’unico gruppo di Delfini che fu giudicato recuperabile, staziona da 9 anni (dopo il recupero avviato grazie ai 6mila euro raccolti dall’Associazione Amici dei Musei), in esposizione nell’atrio del palazzo comunale, su un basamento di pietra, fermato da una barra in acciaio che fa da perno, con una spesa di 13mila euro e con una decorazione “trompoil” che ripropone il soggetto. Unici superstiti della balaustra da dieci, tutti uguali fra loro, con i pesci capovolti e legati per la coda. .
La storia
Si tratta di opere di alto pregio artistico e artigianale del moletto di Ardenza, realizzati fra il 1834 e il 1839 in ghisa dalle fonderie di Follonica (dove sono andate per una mostra temporanea nella primavera 2024, dopo autorizzazione direttamente da parte del ministero dei beni culturali), su disegno di Carlo Reishammer. Elementi in metallo intervallati da panchine in muratura. Non fu tuttavia il moletto la prima loro sede. Una parte furono installati a Dogana d’Acqua, un’altra parte nella attuale zona di Porta a Mare.Questi ultimi, con lo sviluppo urbano verso sud, trovarono posto lì dove un po’ tutti li abbiamo conosciuti, già a partire dalla fine dell’800, quando tra l’altro erano state costruite le strutture doganali di Barriera Roma e Margherita.
Pannello al loro posto
È Giovanni Cerini, dirigente del Comune alle attività culturali, musei e fondazioni che dà qualche spiegazione e integra anche la loro storia più recente. «I Delfini di Ardenza – dice – furono al centro di un restauro nel 1974 e nel 2007 partì l’idea e l’inizio di un progetto per un secondo intervento sulla intera balaustra che andasse a proteggere i manufatti dall’azione del salmastro e, soprattutto delle piogge acide che nell’Ottocento non c’erano. Ma già a quell’epoca non furono individuate strutture e professionalità che un tempo invece c’erano in abbondanza».
I Delfini restarono al loro posto, così com’erano, fino alla raccolta fondi e alla verifica della direzione scientifica dei restauri sotto la Soprintendenza. E il responso che sa di sconfitta per la conservazione dei beni pubblici: solo una poteva essere salvata.
Il futuro
Per iniziativa dell’agenzia pubblicitaria Skorpio, fu installato allora un pannello in forex, a testimonianza di quel che c’era prima.
Una soluzione che a molti livornesi non piace. Ma gli originali sono troppo rovinati, fare delle copie in lega metallica costerebbe un occhio e non si trova nemmeno chi possa farle. Per il sindaco Luca Salvetti la soluzione che fu trovata all’epoca, poteva andar bene, ma adesso bisogna pensare oltre.
«Anche perché quel pannello comincia a sentire pure lui i segni del tempo. Diciamo che al momento ci sono cose più importanti da fare per la città, ma ad una soluzione potremmo cominciare a pensarci. Posto che occorre sempre avere l’ok da parte della Soprintendenza e su parere di essa verificare la soluzione più opportuna perché quella zona ha il vincolo paesaggistico, le opzioni potrebbero essere due: o farne una nuova con determinati caratteristici elementi, oppure verificare se con nuove tecnologie si possono realizzare delle repliche dei Delfini, utilizzando materiali idonei. In questo secondo caso, solo però se si riuscisse a ottenere un ottimo risultato. Altrimenti, meglio studiare altro». l