Livorno, pronto soccorso preso d’assalto: «In un mese 5mila pazienti». Dal vaccino al ginocchio sbucciato, quanto pesano gli accessi impropri
Il sistema regge, ma chi entra con un codice minore va incontro a lunghe attese. Il primario: «Continua a venire chi non ha bisogno e questo ci mette in difficoltà»
LIVORNO. Con circa 5.000 pazienti in 28 giorni, al pronto soccorso di Livorno è sos accessi. Ma, soprattutto, è sos accessi impropri. E se, come dice il primario, «al momento non c’è carenza di posti letto», è anche vero che, prosegue il dottor Luca Dallatomasina, «le persone devono capire che non possono rivolgersi al sistema di emergenza per sostituire il medico curante» e che, per fare solo un esempio, «tosse da ottobre non è un’urgenza». Ma andiamo con ordine.
Casi inappropriati
È notizia dei giorni scorsi il caos al pronto soccorso dell’ospedale Cisanello di Pisa, con ambulanze incolonnate all’ingresso, ore di attesa al triage e un sovrappiù di pazienti che ha costretto l’Azienda sanitaria ad attivare 12 ulteriori posti letto per far fronte a accessi provenienti da ogni dove. A Livorno, a quanto sembra, la situazione è migliore. Nel senso che «riusciamo a fare da filtro – spiega il primario – e la medicina ci mette a disposizione posti letto». Ma, sebbene «non abbiamo sovraffollamento in quel senso», al pronto soccorso c’è «un elevato afflusso che, in molti casi, è inappropriato». Si tratta, in realtà, di un vecchio problema. Che, a quanto pare, non riesce a trovare soluzione.
File di ambulanze
E c’è anche chi accede impropriamente al pronto soccorso arrivando in via Gramsci a bordo – anche in questo caso impropriamente – dell’ambulanza. «Poi vanno via per conto proprio – spiega il primario – quindi, eventualmente, potrebbero anche venire senza chiamare il 112». Così da lasciare l’ambulanza libera per chi ha davvero bisogno e in modo tale da non intasare di mezzi a sirena l’accesso dedicato evitando, in tal modo, che si creino code.
Tempi d’attesa
Una volta entrati al pronto soccorso, comunque, i pazienti passano dal triage ed è qui che il personale addetto assegna loro un codice di priorità che corrisponde allo stato di salute. Normalmente succede che i casi gravissimi (i vecchi codici rossi) vengono trattati subito e hanno la precedenza su tutti gli altri pazienti in attesa. Dunque il tempo d’attesa è praticamente nullo, anche perché la vita del paziente potrebbe essere a rischio immediato. Poi ci sono vecchi codici gialli (quindi casi di media gravità), che dovrebbero essere visti entro un quarto d’ora dall’arrivo al pronto soccorso. Mentre l’attesa maggiore si verifica per i codici minori (corrispondenti alle urgenze minori, differibili o alle non urgenze), che possono trovarsi ad aspettare anche due ore. E il motivo è uno solo: «I tempi d’attesa sono alti – spiega Dallatomasina – perché ci sono molti accessi impropri». Che, finendo in sala d’attesa insieme a tutti gli altri, finiscono per rallentare tutto il sistema di emergenza urgenza. E, a quanto sembra, su questo non c’è un’inversione di tendenza. Anzi. «Dal primo gennaio a oggi (ieri, ndr) – spiega il dottor Dallatomasina – il pronto soccorso di Livorno ha registrato 5mila accessi». Cioè più di 150 in più rispetto all’anno precedente e molti ingressi sono, appunto, impropri.
«Non è sostenibile»
In tutto questo il personale del pronto soccorso riesce «con difficoltà a gestire la situazione. L’azienda ci ha dato una mano, ma le persone, non trovando risposte adeguate sul territorio, vengono qui. E tutto ciò non è più sostenibile».
La lista degli ingressi impropri
Ecco alcune delle motivazioni da accesso improprio registrate al triage del pronto soccorso di Livorno negli ultimi giorni. E i casi registrati sono tra i più vari. «Una persona, per esempio, è venuta perché aveva un ginocchio sbucciato dopo una caduta dalla bicicletta avvenuta tre giorni prima – racconta il primario del pronto soccorso di Livorno Luca Dallatomasina –. Un’altra perché aveva dolore alla schiena da una settimana e un’altra ancora perché aveva la tosse da ottobre». Tutti casi, questi, che «non richiedono l’accesso al pronto soccorso ma andrebbero gestiti sul territorio». E c’è anche chi «è venuto al pronto soccorso per un’ernia inguinale senza dolore trovata durante una visita di controllo. In casi come questo sarebbe meglio andare altrove, tipo da uno specialista». E poi, ancora, «un uomo è venuto per fare la vaccinazione antitetanica e uno per un dolore generico a una gamba apparso qualche giorno fa». Tutti casi, questi, che rientrano tra gli accessi impropri. Cioè nelle necessità mediche che non dovrebbero essere trattate al pronto soccorso. E tra queste rientra anche il picco influenzale attualmente in corso. «La febbre e i sintomi influenzali rientrano tra gli accessi impropri perché i pazienti potrebbero andare dal proprio medico di famiglia».