Il Tirreno

Livorno

Il tribunale

Dipendente pubblico in carcere per aver picchiato l’ex compagna

di Stefano Taglione
Il carcere delle Sughere (foto d'archivio)
Il carcere delle Sughere (foto d'archivio)

Il quarantanovenne, che lavora in un ente locale, imputato per maltrattamenti in famiglia. Avrebbe strattonato la donna per braccia e capelli, distruggendo i mobili di casa

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LIVORNO. «Pu**, devi stare solo con me, mi devi aspettare e non puoi uscire da sola. Non ti devi azzardare a uscire». Avrebbe insultato la sua compagna, alla presenza dei figli minorenni, strattonandola per le braccia e per i capelli e distruggendo i mobili e gli arredi della loro casa. Per questo, un quarantunenne livornese che lavora in un ente pubblico locale, è a processo per maltrattamenti in famiglia davanti al collegio del tribunale – presieduto dal giudice Ottavio Mosti, con a latere i magistrati Andrea Guarini e Tiziana Pasquali – e dal giorno di Santo Stefano, a causa del mancato rispetto dei provvedimenti cautelari, è in carcere alle Sughere. Il Tirreno omette il nome dell’uomo per non rendere riconoscibile l’ex convivente vittima delle presunte violenze.

La ricostruzione

L’uomo – stando alla ricostruzione della procura, con la pubblico ministero Antonella Tenerani titolare dell’inchiesta – le avrebbe «a causa di un ossessivo senso di possesso per cui le impediva di lavorare e di contribuire all’economia familiare – questa l’accusa – impedito di mantenere contatti e trasparenti rapporti con i genitori e i familiari in generale, impedendole di uscire di casa e di frequentare i suoi amici, con un costante controllo nei suoi confronti attraverso videochiamate, anche quando la donna usciva per fare la spesa». In caso di mancate risposte, inoltre, avrebbe attuato «controlli immediati a casa, minacciandola e insultandola».

È in carcere

Gli episodi contestati sarebbero avvenuti, secondo la denuncia della vittima, dal 2020 all’aprile di quest’anno, quando lo ha querelato. Per questo il tribunale gli aveva imposto il divieto di avvicinamento sia a lei, che ai luoghi da lei abitualmente frequentati e ai figli, con il divieto assolutamente pure di contatti. Nonostante questo, sempre a giudizio della procura, la donna – che è livornese e ha 38 anni – avrebbe ricevuto da lui diversi messaggi via Whatsapp. Fino a che palazzo di giustizia non ha imposto la carcerazione preventiva proprio per evitare la reiterazione di questi comportamenti, allo scopo di preservare l’incolumità della presunta vittima delle violenze.

Perizia psichiatrica

La prossima udienza del processo si terrà nella mattinata di mercoledì 22 gennaio per l’uomo, difeso da qualche settimana dall’avvocata Barbara Luceri, le accuse sono maltrattamenti contro familiari e conviventi. Oggi, nel palazzo di giustizia di via Falcone e Borsellino, il tribunale conferirà l’incarico di consulente tecnico d’ufficio a uno psichiatra che avrà il compito di chiarire se il quarantanovenne è in grado di intendere e di volere.

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