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Tre Ponti, una soletta rallenta i lavori: «Ma basta coi maxi ritardi»

di Flavio Lombardi
Tre Ponti, una soletta rallenta i lavori: «Ma basta coi maxi ritardi»

Va eliminata una base imprevista spuntata dalla sabbia. Di Carlo (Genio Civile): «Ormai le grandi beghe sono tutte risolte»

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LIVORNO. Quello appena trascorso è stato un giovedì di scavi, ai Tre Ponti, dove due archi (quelli che guardano il fronte nord, verso città) di quelli appartenenti alla struttura originaria – che dà anche il nome all’intera zona – ancora sono in piedi. Sì perché, dopo aver proceduto a togliere le macerie, le tubazioni dei sottoservizi, i “micro pali” in cemento delle tre luci già abbattute (quelle in direzione Antignano), si è cominciato a preparare il fondale per raggiungere la quota che occorre: quella minima stimata dagli ingegneri e reputata necessaria per accogliere la chiatta che dovrà portare nel prossimo futuro il nuovo ponte.

La passeggiata

Intanto, le bozze in “pietra panchina” dei Tre Ponti, quelle estratte dalle vecchie e ormai dismesse cave di Ardenza, verranno accatastate dopo una cernita nell’aiuola vicina a dove si trova il Moai, la statua che riproduce una di quelle caratteristiche dell’Isola di Pasqua. Per essere poi prese in carico da un marmista e tagliate a lastre (di una sezione di circa cinque centimetri) diventando in tal modo parte della passeggiata del nuovo collegamento in acciaio lungo 55 metri a unica campata e largo 22, secondo quanto stabilito in accordo con la Soprintendenza.

L’inghippo

Ci sarà tuttavia un plus di lavoro che non era previsto. Scavando, le ruspe si sono imbattute in una soletta di calcestruzzo che si trova sotto la sabbia. Contenuta da palancole in acciaio, si estende per circa due metri e mezzo in larghezza mentre ancora non si è capito fin quanto sia profonda. Si tratta di un problema che prolungherà quasi certamente i tempi di smantellamento di qualche giorno. Si tratta dei residui di lavori eseguiti nel passato (probabilmente in coincidenza con l’inizio degli anni’90, tempi in cui furono aggiunte le due luci, formando così i cinque archi) allo scopo di andare a creare una “soglia” per acque di minima nel periodo estivo. Diciamo che per avere l’intero alveo del Rio Ardenza completamente libero, ci vorrà almeno una settimana lavorativa, forse anche dieci giorni. Con le ruspe che andranno a scavare preparando un fondale idoneo per accogliere la chiatta, con l’abbattimento dei due archi dei vecchi Tre Ponti e la rimozione delle macerie, si dovrà tuttavia procedere alla bonifica bellica. Che si dovrà effettuare a poca distanza dalle attuali fondazioni.

La bonifica bellica

Il ponte storico non fu colpito dalle bombe, ma non è escluso che sotto il livello della spiaggia e in direzione del mare possa esserci qualche ordigno inesploso. Ecco quindi la necessità di avere zero rischi, prima che i mezzi scavino per 30 metri verso il mare a quasi due metri e mezzo di profondità. Entro fine gennaio le indagini potrebbero essere portate completate.

I tempi

Sempre per fine mese, Di Carlo, Cecconi e Formichi andranno in Sicilia per un sopralluogo in cantiere, verificando di persona la lavorazione del ponte. Dopo si potrà, in linea di massima, avere una data abbastanza attendibile per vedere la nuova opera pronta a ridisegnare lo sky line della Rotonda. «È sempre prematuro fare stime – ha detto l’ingegner Enzo Di Carlo durante il sopralluogo di ieri mattina – ma credo che ormai non si perderà più tempo. I ritardi per risolvere mille beghe con i sottoservizi sono ormai uno spiacevole ricordo, che ha inciso purtroppo pesantemente sul rispetto della tabella di marcia prevista». Verso fine maggio, anche se gli addetti non si sbilanciano e si trincerano dietro un no comment, si potrebbe quindi ipotizzare il termine delle grandi escavazioni, con il nuovo ponte pronto a mettersi in viaggio e concluderlo dopo cinque giorni di navigazione sotto costa. Seguiranno altri giorni di lunghe e delicate operazioni per sollevarlo e metterlo a dimora. Pensando infine alla posa dell’asfalto. Solo dopo, a collaudi effettuati (altro prezzo da pagare alla burocrazia), lo si potrà aprire e salutare il ponte Bailey che potrà così finalmente tornarsene in America. 

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