Medici di famiglia, studi fantasma: «A Livorno interi quartieri senza un dottore». Quali sono e le proposte per risolvere il problema
Gli ambulatori sono concentrati soprattutto in centro e nella zona sud. L’allarme del presidente dell’Ordine Cognetta: «Servono subito incentivi e anche strutture ben attrezzate»
LIVORNO. In media, a Livorno, c’è un medico di famiglia ogni 1.432 assistiti. Il problema, però, è che il numero di dottori non è distribuito in modo equo nelle diverse zone della città. Il risultato? Ci sono quartieri in cui si registra una concentrazione di medici di medicina generale e altre – soprattutto quelle più popolose come Corea, Shangai e Garibaldi – in cui invece i pazienti sono costretti a percorrere anche diversi chilometri per ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno. Già da tempo il tema è all’attenzione sia dell’Ordine dei medici di Livorno e della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) che sono al lavoro per (provare a) trovare una soluzione. Anche perché a Livorno – come nel resto della Toscana – la popolazione tende sempre di più a invecchiare: nel 2024 l’indice di vecchiaia (il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella di età compresa tra 0 e 14 anni), infatti, è di 246,3, il 7,6 per cento in più rispetto al 2023. E mentre aumenta l’età della popolazione livornese, crescono allo stesso tempo i bisogni assistenziali dei cittadini e di conseguenza la necessità di essere curati, meglio se non troppo lontano da casa.
Dove
Attias, Porta a Mare e viale Carducci: sono queste le principali zone in cui c’è un concentrato di ambulatori di medici di medicina generale. Ma i livornesi possono trovare risposte anche in centro e nella zona sud, ad Ardenza e Antignano. Al contrario soffrono per la carenza di medici di base i quartieri più popolosi della città: Corea, Shangai e Garibaldi.
Gli incontri
«Abbiamo già fatto alcune riunioni e il problema, in effetti, esiste – spiega Pasquale Cognetta, il presidente dell’Ordine dei medici di Livorno – . I colleghi tendono a concentrare i loro ambulatori in alcune zone sulla base delle strutture più valide. In altre parole, scelgono le strutture migliori dal punto di vista organizzativo. Insieme al Comune di Livorno e all’Asl Toscana nord ovest è allo studio di mettere a disposizione dei medici qualche struttura nelle zone carenti e, al tempo stesso, di invogliare i medici più giovani ad andare in quelle zone dove, essendoci meno medici e più popolazione, si può acquisire pazienti in modo più semplice».
Le proposte
Per il presidente dell’Ordine dei medici, ci sono due possibilità per attrarre i medici là dove mancano: dare degli incentivi e strutture attrezzate. «D’altra parte non c’è una normativa che preveda un obbligo di aprire un ambulatorio in un quartiere piuttosto che in un altro – conclude Cognetta – . Per questo servono ambienti attrezzati dove i medici abbiano condizioni analoghe rispetto a quelle dei colleghi delle zone dove oggi si registra la maggiore concentrazione di ambulatori».