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Livorno, il Bar degli Artisti chiude dopo 31 anni: lo sfratto, le 15mila firme e il sostegno di Dario Ballantini

di Franco Marianelli
L’interno del Bar degli Artisti (foto d’archivio)
L’interno del Bar degli Artisti (foto d’archivio)

Il 31 dicembre cala il sipario sulla storica attività davanti al Gazebo. Ma la titolare, Giovanna Caiola, non si arrende: «Continuerò la mia battaglia»

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LIVORNO. Come ogni anno il 31 dicembre, sulla Terrazza Mascagni, si ballerà, si danzerà e ci saranno sicuramente i fuochi d’artificio. Ma alla festa non parteciperà Giovanna Caiola, in quanto quel giorno coinciderà con la serranda definitivamente abbassata del suo Bar degli Artisti, proprio davanti al Gazebo, la celebre caffetteria che del mosaico della Terrazza Mascagni costituiva uno storico tassello.

Il bar è da sempre chiamato così per la frequentazione di volti noti dello spettacolo come Dario Ballantini, Paolo Migone, Enrico Nigiotti e i componenti dello Zen Circus, più di 15mila inoltre le firme raccolte e il tentativo del sindaco Luca Salvetti di trovare una mediazione.

Una richiesta di sfratto aveva raggiunto Giovanna Caiola più di due anni fa, ma il tutto fu poi rinviato. «E pensare – spiega – che mi ero offerta anche per valutare l’acquisto dei locali».

Aperto da Caiola 31 anni fa, la storica attività, dopo una tormentata storia di intimazioni alla chiusura da parte della proprietà dei locali e di riaperture, a San Silvestro metterà definitivamente la parola fine all’attività.

«Mi hanno concesso “generosamente” – prosegue amaramente la storica barista – il mese di gennaio per fare lo sgombero».

A tal proposito, «se fra i lettori del Tirreno vi fosse qualcuno che potesse affittarmi un fondo per la conservazione degli arredi gli sarei grata».

Ma se anche il Bar degli Artisti cesserà di esistere, non viene sicuramente meno la volontà della donna di combattere ancora. «Mi hanno fatto piacere le quindicimila firme di solidarietà, fra le quali quelle del sindaco e del prefetto, e degli artisti, in particolar modo Dario Ballantini, autore di un video che circola ancora sul web – prosegue Caiola – dove l’imitatore ricostruisce la storia del bar ripercorrendo le motivazioni addotte dagli avvocati del bar stesso per rimanere aperti. Ma il tribunale mi ha dato torto e quindi il 31 devo provvedere».

«I miei sono stati trentuno anni in gran parte di crisi. Mi riferisco ai periodi in cui chiuse l’Hotel Palazzo, poi la Terrazza fu inagibile per lavori, poi la chiusura della Scuola Bellini e infine il periodo del Covid. Nella fase della pandemia, in cui si poteva fare i caffè senza però fare entrare i clienti, ero diventata “la signora della finestrina. Dal 2025 c’è il rischio che qui apra i battenti qualche “burgerpoint” o quant’altro di stonato con l’ambiente che ci circonda».

Ma lei, Giovanna Caiola, non ha alcuna intenzione di arrendersi. «Sicuramente no, sono convinta di avere delle ragioni e proseguirò nella battaglia – conclude la storica barista – . Ora sto bussando a tutte le orecchie che mi possano dare ascolto; la prossima occasione sarà quando sarò ricevuta dal vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti. Un’ultima cosa vorrei sottolineare, che per me è molto importante: desidero ringraziare tutti i clienti che in questi anni mi sono stati vicini. Per me – conclude – non sono mai stati clienti, ma amici. Amici veri».


 

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