Il teatro pieno per Piero Ciampi si commuove con la storia di Zhora
Livorno, a Nicole Coceancig il premio 2024. Nada: «Grazie a lui scrivo canzoni»
LIVORNO. Stare dalla parte degli outsider vuol dire considerare l’altra faccia della medaglia. Quella che ci offre altri punti di vista della società in cui tutti viviamo. E ci chiediamo perché certe cose non cambiano, oppure ci consoliamo al pensiero che “noi non siamo come loro”. Ma loro chi? E noi chi vogliamo essere? Piero Ciampi è uno specchio dell’anima e, ancora una volta, non l’ha mandata a dire. Parlando di suo stesso pugno, grazie a chi ha portato alla luce quei brani inediti che, insieme ad altri che sono varianti di canzoni già conosciute, compongono l’album postumo intitolato “Siamo in cattive acque”; oppure attraverso le parole di chi è salito sul palco del Teatro Goldoni per il concerto finale della ventisettesima edizione del Premio intitolato all’artista livornese.
Così Fumettibrutti, l’artista catanese che ha vinto il Premio Ciampi a fumetti, ha platealmente invitato il pubblico a uscire dalla sala o tapparsi le orecchie se non disposto ad ascoltare il suo reading scaturito dall’ultima graphic novel “Tutte le mie cose belle sono rifatte”, in cui racconta la sua storia, tra personale e politico, tra ironia e riflessione, affermando che «la transfobia non è un’opinione».
Invece, la vincitrice del Concorso nazionale Nicole Coceancig ha portato in due brani la storia di Zohra, un’immaginaria ragazza quattordicenne che, per inseguire un sogno di riscatto e libertà, fugge dal Pakistan e tramite la rotta balcanica raggiunge la Venezia Giulia, terra natìa della giovane artista che, dopo aver incantato con le sue canzoni in lingua carnica, saluta il pubblico dicendo: «Se Zohra esistesse davvero e fosse qui direbbe una cosa: “Palestina libera e stop al genocidio”».
E che vogliamo dire di un’altra donna protagonista della serata, Nada, intenta a svelarsi nel riconoscere che «è grazie a Piero Ciampi se ho iniziato a scrivere. Prima cantavo canzoni di altri che spesso non capivo. Ma dopo l’incontro con Piero ho iniziato a lavorare su me stessa e ho scoperto nel mio lavoro un’altra dimensione che mi ha fatto amare quello che faccio adesso molto di più di quando ho cominciato».
Ognuno esprime la sua verità, ed è un tratto comune tanto degli artisti, delle band e degli autori che hanno animato il Premio Ciampi 2024, caduto a novant’anni esatti dalla nascita del poeta e cantautore livornese, quanto di una manifestazione che non cerca il consenso a tutti i costi. Piuttosto prende una posizione, “Lunga vita agli outsider” (come recita il manifesto programmatico del Premio Ciampi) , e stimola un dibattito diretto a smuovere le coscienze dal torpore dell’omologazione.
Presentato da Paolo Pasi, il concerto finale ha visto riempirsi il Teatro Goldoni e ha proposto una scaletta tanto lunga quanto coinvolgente. Se Marco Rovelli si è aggiudicato il Premio Cover con la sua versione di “Fino all’ultimo minuto”, il ricordo di Gian Franco Reverberi, Franco Carratori, Ernesto De Pascale e Michele Manzotti è stato seguito dalla consegna del Premio alla carriera a Gian Piero Reverberi (fratello di Gian Franco e a sua volta compositore e arrangiatore musicale).
La bossa nova, poi, ha incontrato il mondo di Piero grazie all’esibizione di Nathalia Sales e Pino Pavone, mentre Enrico De Angelis ha presentato in anteprima nazionale il disco postumo di Piero “Siamo in cattive acque” (titolo rubato da un appunto dello stesso Ciampi), con tanto di ascolto di uno degli inediti, “Se… ma… no…”.
Se una «diversa idea di bellezza», stando alle motivazioni degli organizzatori, è quella che ha portato al riconoscimento di un Premio speciale a Teho Teardo e Blixa Bargeld, la versione del brano di Piero “L’amore è tutto qui” di Micah P. Hinson (presentata al Goldoni e uscita ufficialmente il giorno dopo) è a dir poco emozionate, tanto da far pensare che, come riporta il direttore artistico della manifestazione Antonio Vivaldi leggendo le motivazioni del Premio speciale consegnato all’artista texano, «se Piero Ciampi fosse nato nel cuore degli Stati Uniti avrebbe fatto musica come quella di Micah P. Hinson».
Un Premio speciale è andato anche a Daniela Pes perché, dice il presidente del Premio Campi Massimiliano Mangoni, «ha dato una scossa a una scena musicale stagnante e le acque in cui naviga sono quelle che vorremmo sempre avere intorno». Il gran finale del concerto è con i quattro brani esibiti dai Massimo Volume, vincitori del Premio alla carriera: dalle “cattive acque” di Piero alle “cattive abitudini” che cantano il gruppo emiliano il passo non è poi così lontano.