Il Tirreno

Livorno

L’ordinanza

Guerra dei contatori del gas a Livorno: il tribunale condanna l’Asa

di Stefano Taglione

	Il condominio di viale Alfieri 41, che ha vinto la causa
Il condominio di viale Alfieri 41, che ha vinto la causa

Condominio vince la causa: «Ora ci sarà un effetto domino». Decine di palazzi coinvolti, abitanti costretti a pagare migliaia di euro per spostare i dispositivi

17 novembre 2024
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LIVORNO. Tutto è partito da una perdita di gas avvenuta in estate, alla quale è seguita per ragioni di sicurezza la chiusura di tutte le utenze del palazzo. A spese (future) dei condomini: secondo Asa, infatti, prima di effettuare la riparazione (finora mai fatta) i proprietari avrebbero dovuto spostare all’esterno tutti i contatori del metano, «con costi fino a diecimila euro a famiglia», spiega uno degli amministratori coinvolto nelle dispute contro l’Azienda servizi ambientali, Marco Tarica. Ora il tribunale di Livorno, dopo la causa intentata dal condominio di viale Alfieri 41, proprio di fronte all’ospedale, ordina ad Asa di «provvedere alla riparazione della tubazione interessata dalla perdita mediante la sostituzione del breve tratto di tubazione a valle del raccordo posto in corrispondenza del marcapiano fra il pian terreno e il primo (alla quota di circa tre metri) fino al misuratore del gas, con tubazione in acciaio della lunghezza massima di un metro, previa la realizzazione delle opere edili necessarie». Una decisione che, secondo gli avvocati e vari amministratori di condominio della città, scatenerà un effetto domino, dato che sarebbero «decine gli edifici in questa situazione».

L’ordinanza

Si tratta di un’ordinanza, quella firmata dai giudici del tribunale civile di Livorno Giulio Scaramuzzino (presidente), Alberto Cecconi (relatore) e Simona Capurso, che segue quella di primo grado sempre dello stesso organo di giustizia, risalente ad agosto. Nei mesi scorsi, infatti, palazzo di giustizia si era espresso sempre dando ragione ai condomini, ma prescrivendo che il condominio si occupasse della certificazione dell’intervento (spettante invece ad Asa, stando alla stessa pronuncia, poi confermata). Gli inquilini avevano fatto causa per rivendicare le proprie ragioni, dato che erano rimasti senza gas, non ritenevano di dover spostare i contatori che l’Azienda servizi ambientali prescriveva di far trasferire a loro spese. Ora, invece, «abbiamo avuto ragione su tutta la linea», le parole dell’avvocato Nicola Quaglierini, che ha rappresentato il palazzo (otto famiglie) in tribunale. «Spetta ad Asa – spiegano i giudici – procedere all’intervento sull’impianto di diramazione d’utenza, atteso che la tubazione ammalorata è ubicata pacificamente a monte del gruppo di misura, non può che essere demandato a quest’ultima (Asa ndr) l’effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, comprese quelle di funzionalità dell’impianto, avendo cura di munirsi, prima della riattivazione della fornitura di gas, della dichiarazione di rispondenza limitatamente alla parte degli impianti oggetto dell’operazione di riparazione parziale. Asa, dopo aver effettuato la riparazione e prima di procedere alla pur doverosa riattivazione della fornitura, dovrà munirsi della certificazione necessaria, il tutto previa effettuazione di un’apposita verifica di tenuta d’impianto».

«Una liberazione»

«Una liberazione», secondo Tarica. «I condomìni che non hanno voluto far causa, semplicemente perché pensavano di non aver speranze, in passato hanno dovuto pagare con i propri soldi – spiega l’amministratore – e solo io, nel 2018, come professionista ho seguito due casi. In una circostanza 15 famiglie hanno dovuto pagare 31.200 euro per far fronte a quest’imposizione. Naturalmente, chi vive ai piani più alti, paga di più. Ho assistito poi una serie di altre famiglie che hanno riscontrato lo stesso problema, negli anni successivi, con versamenti ancora più onerosi, visto che dopo il Covid i prezzi sono schizzati verso l’alto. Sull’edificio di viale Alfieri, quello in questione, spero al più presto in un intervento risolutivo. Ho inviato subito una Pec all’azienda, raccomandandomi di risolvere subito il problema: ci vorrebbe mezza giornata al massimo…». In lacrime per la gioia l’avvocato che ha difeso il condominio, Nicola Quaglierini: «Sono estremamente soddisfatto – spiega – perché si chiude una pagina di abusi di diritto da parte di Asa, che hanno costretto centinaia di cittadini a sottostare ad atteggiamenti prevaricatori. Io ho partecipato a decine di assemblee condominiali e ho avuto modo di confrontarmi con centinaia di persone in difficoltà, chiamate a corrispondere importi per lavori che non avrebbero dovuto affrontare. Una donna che percepiva 700 euro di pensione, ad esempio, si è ritrovata costretta a pagare circa cinquemila euro, una follia. Senza contare lo scempio che i palazzi di Livorno hanno subìto. Ora, il tribunale, dice che Asa deve effettuare le riparazioni e certificarle. Ci sono palazzi come il “grattacielo” di piazza Roma che ancora scontano queste criticità: una parte, infatti, è senza gas in attesa delle riparazioni».  

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