Virus Bluetongue in Maremma, uccise decine di pecore: «Ci sentiamo soli e abbandonati»
Preoccupazione tra gli allevatori: il virus si diffonde favorito dalle alte temperature. Le associazioni: «Rischia di dare il colpo di grazia, già chiesto un tavolo regionale»
MANCIANO. «Aiutateci, le nostre pecore stanno morendo. Nessuno ci ha avvisati di quello che sta succedendo e adesso siamo allo stremo».
L’allarme
Il grido d’allarme arriva da alcuni allevatori del mancianese che stanno facendo i conti con la morte di decine di pecore uccise dal virus Bluetongue, una malattia che colpisce gli ovini e i bovini (che difficilmente manifestano i sintomi della malattia), che non si trasmette all’uomo e non comporta nessun rischio per le carni delle pecore o degli agnelli e per il latte. Di fatto, da alcune settimane, in molti allevamenti le pecore muoiono: c’è chi ne ha contate già più di una dozzina, chi addirittura trenta, chi cinquanta. Numeri da capogiro se si pensa a un settore, quello degli allevatori di pecore, che deve già fare i conti con le morti causate dalle predazioni di lupi o ibridi. Alcuni allevatori, quindi, sono arrivati all’esasperazione: «Ci sentiamo soli, abbandonati e allo stremo delle forze – dicono –. Nessuno ci ha avvisato che stavano nascendo dei focolai di Bluetongue e adesso che lo sappiamo è troppo tardi e non riusciamo a salvare i nostri animali. Perché nessuno ci dice nulla? Nessuno ci aiuta. Usciamo da un periodo difficile e anche le condizioni del clima non ci hanno aiutato».
L’allevatrice e la situazione
«Il nostro lavoro – dice una allevatrice – è tutta una rimessa. Se le pecore muoiono non abbiamo latte per i nostri agnelli e lo dobbiamo comprare in polvere e non si trova ed è un ulteriore costo che dobbiamo sostenere. Come possiamo fare ad andare avanti così?». La situazione negli allevamenti è critica. «La sera vediamo le nostre pecore stare male e la mattina – dice un allevatore – le troviamo morte. Le curiamo ma non sempre riusciamo a salvarle. Vederle soffrire è un patimento anche per noi. Per non parlare di alcuni esami che dobbiamo fare e che ci dobbiamo pagare come del resto paghiamo lo smaltimento». Si disinfettano le stalle con la calce, si usano repellenti, ma le alte temperature del periodo non aiutano. Gli allevatori chiedono anche alle associazioni di categoria cosa stanno facendo per loro. «Dove sono? – dicono – perché non si fanno sentire?» .
La preoccupazione
Le associazioni di categoria contattate da Il Tirreno, esprimono preoccupazione per la situazione: «C’è grande preoccupazione per la diffusione della BlueTongue in Maremma – commenta Milena Sanna, direttrice di Coldiretti –. La speranza è che calino le temperature al più presto per rallentare la malattia. La Bluetongue rischia di dare il colpo di grazia a un settore già in crisi a causa delle predazioni con conseguenze per la fornitura di latte per la filiera casearia che i trasformatori imporrerebbero dall’estero. È importante fare presto per garantire ristori alle aziende colpite sulla base dei capi certificati. La malattia non causa solo la morte ma porta con se tutta una serie di problemi che sono legati al benessere dell’animale e al sostegno al reddito dell’impresa. Come Coldiretti ci siamo già attivati chiedendo, all’indomani del primo caso, un tavolo regionale all’assessora Stefani Saccardi. Siamo di fronte a una nuova emergenza che va affrontata con rapidità e urgenza».
«Abbiamo portato il problema in Regione – dice al Tirreno Enrico Rabazzi direttore di Cia Grosseto – chiedendo gli indennizzi per questa pandemia per non perdere i benefici del benessere animali e poi per movimentare tutti i tipi di bestiame, altro problema legato alla malattia. Per quanto riguarda i vaccini oggi non ci sono più e poi sono inefficaci con una pandemia in corso. Casomai saranno da prendere in considerazione per il prossimo anno. All’assessora Saccardi abbiamo chiesto di fare un tavolo con la sanità».
Preoccupazione espressa anche da Confagricoltura Toscana e dal suo presidente Marco Neri: «Siamo in costante contatto con le aziende del territorio per monitorare l’evoluzione della situazione e con le istituzioni locali. La Regione Toscana ha già fatto un bando a sostegno degli allevatori che mettono a disposizione delle autorità sanitarie capi di bestiame con funzione di “sentinella” per verificare l’eventuale circolazione virale».