Guerra dei contatori, Asa replica: «Restano i problemi di sicurezza rischioso intervenire su impianti vecchissimi»
L'azienda dopo la sconfitta in tribunale contro un condominio che potrebbe scatenare un effetto domino a Livorno: «In vari palazzi della città tubazioni pericolose fatte oltre 70 anni fa»
LIVORNO. «Preso atto del provvedimento del tribunale, che ci riserviamo di approfondire, vogliamo sottolineare come non superi in alcun modo le problematiche di sicurezza e le gravi preoccupazioni legate alla vetustà di numerosi impianti interni del gas, spesso dovute anche alle modifiche ambientali, come la pericolosa presenza di verande, di modifiche murarie, la realizzazione di impianti elettrici e di antenne adiacenti ai tubi, eseguite negli anni. La resistenza dell’azienda a intervenire in proprietà privata – salvo per le riparazioni provvisorie sempre garantite, ove possibili, al fine di assicurare la continuità del servizio – è determinata prima di tutto dai rischi che derivano dall’intervenire su impianti realizzati e gestiti da terzi, che si trovano all’interno di edifici sottratti alla disponibilità dell’azienda, il più delle volte complessivamente non conformi alle normative e, nei casi peggiori e più vecchi, nemmeno a quelle dell’epoca di realizzazione».
A spiegarlo, dopo l’ordinanza del tribunale, è Asa. «Le ragioni che, al di là di quelle giuridiche, inducono l’azienda a sostenere una posizione contraria a quella del tribunale, sono quindi tutte legate alla sicurezza che il metano richiede – prosegue –. Risulta evidente la difficoltà, se non spesso l’impossibilità, per un gestore della rete pubblica, a intervenire su tubazioni private, poste in proprietà privata, non realizzate, né di proprietà del gestore stesso, con 50 anni e oltre di età, nate insieme all’immobile magari sotto il pavimento di pregio dell’ingresso o nella muratura interna delle scale. L’azienda ottempererà ovviamente a quanto stabilito, riservandosi di valutare se rimettere in discussione la decisione. Si deve rilevare come le nuove modalità d’intervento non potranno che rappresentare un’ulteriore spinta verso l’unico rimedio definitivo all’anomalia tipica della nostra città e di altre in Italia, dove il gas da carbon coke era già disponibile negli anni ’50 e prima della guerra, per cui oggi vi sono diversi impianti molto datati, a differenza di altre città. Vista l’impossibilità che spesso si rileva nell’effettuare la riparazione transitoria, da sempre effettuata per garantire il servizio fino alla riparazione definitiva o meglio al rifacimento dell’impianto, il rimedio può essere rappresentato solo dalla realizzazione dei condomini di nuovi impianti a norma, con la collocazione dei contatori al confine pubblico-privato. Solo questi impianti a norma, coi contatori sul confine come ormai obbligatorio da oltre 30 anni, o comunque in un luogo sicuro concordato tra il gestore e l’utenza, garantiscono la massima sicurezza. Asa continuerà, con più determinazione di prima, nel rispetto della sicurezza, garantendo la massima collaborazione con gli utenti, a procedere con questa unica soluzione che garantisce la massima sicurezza».