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Montano investe cinque milioni sul porto di Livorno: ecco il nuovo bacino di carenaggio

di Stefano Taglione

	Aldo Montano all'interno del suo bacino di carenaggio
Aldo Montano all'interno del suo bacino di carenaggio

Aldo, oro olimpico, porta avanti l’azienda: «L’obiettivo è aumentare i posti di lavoro». La struttura è arrivata dall’Ucraina: «Entro due mesi voglio renderla operativa». Sarà la terza dello scalo dopo il Mediterraneo e l'Ercolino

16 novembre 2024
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LIVORNO. Il Cantiere Montano acquista un bacino di carenaggio. Grazie a un investimento di cinque milioni di euro, sostenuto in parte da un finanziamento regionale, la famiglia a capo dell’azienda di riparazioni marittime si dota per la prima volta nella sua storia, iniziata nel 1908, di una struttura all’avanguardia per le manutenzioni navali. La terza in porto, attualmente attiva, dopo il “Mediterraneo” (180 metri per 42 di lunghezza, all’accosto 78) e l’Ercolino, 100 metri per 22 in Darsena Calafati, entrambi di Gestione Bacini. Il bacino – 101 metri di lunghezza, 31 di larghezza, per cinquemila tonnellate di spinta – «potrà carenare navi fino a 110 metri – spiega Aldo Montano, plurimedagliato olimpico con un oro nella sciabola ad Atene 2004 e a capo, insieme alla famiglia, della ditta labronica – come ad esempio i traghetti. È la prima volta che ci dotiamo di una struttura del genere, per noi è stato un investimento importante che ci consentirà di programmare ancora meglio ogni tipo di intervento anche sotto la linea di galleggiamento».
Una migliore assistenza ai mercantili: questo uno degli obiettivi. Il bacino è arrivato a Livorno lunedì scorso da Izmail, in Ucraina, nell’oblast di Odessa. I primi lavori di ammodernamento sono stati svolti in loco, sul Danubio, il resto avverrà in questi mesi in Darsena 1, alla banchina 21 in concessione a Ltm, dov’è provvisoriamente ormeggiato. «Dovremo attendere il cambio di bandiera e altri atti burocratici – spiega Montano – ed entro un paio di mesi, conclusi gli ultimi interventi, confido di renderlo operativo. Dove opererà fattivamente? Prematuro dirlo, vedremo, intanto ci impegniamo ad attivarlo». Una delle ipotesi, almeno analizzando la concessione in essere, potrebbe essere il pennello davanti alla Darsena Petroli, che comunque ora il cantiere già utilizza per i lavori. In ogni caso, la risposta, arriverà nei prossimi mesi.
Guardando poi al futuro dei Cantieri Montano – al pari di Roberto Romoli, dei Lorenzoni, di Neri e Gestione Bacini – tutto dipenderà dalla futura concessione delle Darsene Pisa e Calafati, per il quale uno studio commissionato al Rina dall’Autorità di sistema portuale ha indicato come ipotesi più concreta per la creazione di nuovi e più remunerati posti di lavoro un’attività di cantieristica per il diporto di alta gamma. In ogni caso, almeno fino al 2026, niente cambierà. Sul dopo, si vedrà.
«La cantieristica è la “vena” livornese” – prosegue Montano – una delle grandi tradizioni. Vogliamo concentrarci su un servizio da fornire al porto, qualcosa di aggiuntivo che può migliorare lo scenario e dare opportunità di impiego. Spero che il bacino possa entrare in funzione il prima possibile: ne potrà beneficiare l’indotto, anche le altre ditte. Ce ne sono già altri in porto, ma ritengo che vi sia lavoro per tutti, visto che molti armatori si rivolgono altrove: il naviglio locale è costretto a ricorrere ad altre realtà, fuori da Livorno. Sono contento che la Regione, attraverso i “Nuovi protocolli di insediamento nelle aree di crisi industriale rientranti nella carta degli aiuti a finalità regionale”, abbia creduto nel progetto. Ringrazio inoltre il nostro direttore Ivan Mauriello, che ha reso tutto questo possibile, e tutto l’ufficio tecnico, composto da Massimo Luciani, Stefano Romiti, Cristina Luciani e Milvia Molesti. Oltre a loro l’intera nostra squadra di ragazzi, su cui contiamo quotidianamente, che ha accolto questo arrivo come una grande opportunità».
L’obiettivo è intercettare, oltre ai traghetti, anche i mega-yacht. Il bacino di carenaggio, infatti, consentirà di portare sopra la linea di galleggiamento imbarcazioni fino a 110 metri, quasi il cosiddetto “gigantismo” dei panfili, che è il trend degli ultimi anni. «Un tempo, a Livorno – conclude Montano – i bacini erano di più e abbiamo voluto dare una risposta alla mancanza di servizi. Fra Napoli e Genova ci siamo solo noi livornesi, ci sono le isole davanti, l’Elba, la Corsica, la Sardegna: c’è domanda e vogliamo intercettarla». 
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