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Grosseto, un altro caso di un bambino che ingoia una batteria: salvato dopo l’operazione

di Matteo Scardigli

	L'ospedale del Cuore di Massa
L'ospedale del Cuore di Massa

Ricoverato il giorno dopo la morte della piccola che aveva ingerito una pila: cosa ha fatto la differenza

16 novembre 2024
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GROSSETO. La tragedia della bambina di 17 mesi morta all’Ospedale del Cuore di Massa sette giorni dopo aver ingerito una pila a bottone accende i riflettori su una vicenda identica ma dall’esito – fortunatamente – opposto che tocca molto da vicino il capoluogo maremmano.

La tragedia

La bimba, figlia di residenti ad Asciano (in provincia di Siena), era stata ricoverata al presidio sanitario della città del Palio a causa di un malessere generale con epistassi. Sintomi all’apparenza non gravi: la piccola era stata controllata e visitata dallo specialista (un otorino), tenuta sotto osservazione per la notte e poi dimessa la mattina dopo. Poche ore dopo i genitori erano tornati al pronto soccorso: i sintomi si erano aggravati e una Tac ha potuto individuare il problema; ormai troppo tardi. Chirurgo pediatrico ed endoscopista avevano operato la piccola e rimosso la pila, che tuttavia aveva causato gravi danni. Di qui il trasferimento d’urgenza a Massa con l’aorta sanguinante: i medici del presidio sanitario non hanno potuto nulla. La bimba è deceduta martedì 12.

Il giorno dopo

Il giorno seguente, l’Ospedale del Cuore è stato allertato per un caso analogo proprio dal Misericordia. Determinante il fattore dell’età: ad aver ingerito ancora una pila a bottone sempre un bambino, ma questa volta di 7 anni (8 tra un mese); i cui genitori sono riusciti a farsi dire l’accaduto.

I camici bianchi del pronto soccorso pediatrico hanno immediatamente allertato i colleghi del Meyer, con i quali si è deciso di ricoverare il piccolo paziente proprio a Massa, nella pancia di metallo dell’elisoccorso Pegaso 2 decollato pochi minuti dopo le 20 dalla piazzola che affaccia sulla strada comunale San Martino.

Meno di due ore dopo la sala operatoria massese era già stata predisposta per accogliere il bambino, con l’endoscopista del Meyer pronto a intervenire. La pila è stata quindi recuperata ed estratta. Il piccolo – si apprende – sta bene; rimane comunque ricoverato all’Ospedale del Cuore in osservazione, accudito dal personale sanitario e dall’affetto della sua famiglia. La prognosi rimane tuttavia riservata: i camici bianchi monitorano costantemente la chimica del piccolo paziente, che potrebbe essere stata alterata dall’ingestione della pila.

In questo contesto, anche alla luce della tragedia di martedì, da Massa non è stata diffusa alcuna dichiarazione ufficiale. Allo stesso modo la famiglia del bambino, comprensibilmente, ha fatto sapere di aver scelto la riservatezza.

La spiegazione dell’esperta

Per il Misericordia interviene invece Susanna Falorni, direttrice dell’Unità operativa complessa di pediatria e neonatologia, evidenziando come «l’esito è stato favorito dalle circostanze: avevamo il dato anamnestico e il bambino stesso ha raccontato l’accaduto; la triangolazione elisoccorso-Meyer-Massa ha fatto il resto».

Falorni sottolinea quindi l’aspetto della prevenzione: «La pila ingerita si ferma nell’esofago e già dopo due ore provoca ustioni. Non si parla di urgenza ma di vera e propria emergenza, che si previene a casa tenendo lontano dai bambini il litio contenuto nelle batterie e gli altri “big killer”: i farmaci betabloccanti e calcioantagonisti (idem per gli smacchiatori). Al nostro pronto soccorso pediatrico – ammonisce – sui 20mila accessi dello scorso anno lo 0.4% (il dato nazionale è dello 0.5%) è proprio da avvelenamento; il tasso di mortalità è dello 0.3%».


 

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