Il Tirreno

Livorno

Il lutto

Addio a Luciano Abati, il maestro di scherma di generazioni di atleti

di Francesca Bandinelli

	Luciano Abati
Luciano Abati

Aveva origini livornesi ma da tanti anni viveva a Saltocchio (Lucca). Tra i suoi allievi, c’è stato anche Paolo Azzi, l’attuale presidente della Federscherma

05 novembre 2024
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LIVORNO. Si è spento all’età di 89 anni a Saltocchio, frazione della provincia di Lucca, lì dove, partendo da Livorno, il maestro di scherma Luciano Abati, si era trasferito ormai tantissimi anni fa, insegnando per anni a tanti ragazzi diventati pure atleti della Nazionale italiana. Tra i suoi allievi, c’è stato anche Paolo Azzi, l’attuale presidente della Federscherma. «Ho saputo la triste notizia in queste ore - ci dice -: mi trovo in Algeria per un evento legato alla Federazione e vorrei far arrivare il mio abbraccio ai suoi cari. Non ho dimenticato nessuno dei suoi insegnamenti: la disciplina ed il rispetto delle regole, con lui, in pedana, erano l’abc. Abbiamo sempre avuto un rapporto di profondo rispetto, lavorando insieme per tanti anni, ogni singolo giorno. Avevo appena nove anni: i primi titoli li ho conquistati con lui come maestro, poi ho spiccato il volo in Nazionale». Il tempo, per un attimo, sembra quasi cristallizzarsi, tornare indietro fino a risentirne la voce, i suggerimenti e anche i rimbrotti: «C’era profondo rispetto tra noi, Luciano era interprete di una scherma che oggi non è più così. Non eravamo complici nel senso tradizionale del termine, però, in fondo, sì, sapevamo di essere al lavoro entrambi per lo stesso obiettivo, ciascuno col suo compito».

Il fratello di Luciano, Giovanni, in pedana ci sale ancora, a Calenzano dove vive: è lui a ricordare gli esordi agonistici di Luciano. «Abbiamo cominciato insieme, al Dopolavoro dei Cantieri Orlando di Livorno. Ci lavorava un nostro parente e ci siamo potuti unire al gruppo dei ragazzi che praticava scherma. Ricordo ancora un servizio del vostro giornale su di noi: il titolo era “I gioielli della scherma”. Eravamo stati inseriti nell’elenco dei pre-convocati per le Olimpiadi di Roma, poi però non siamo stati selezionati». Luciano ha continuato a battersi, in pedana, studiando però per diventare maestro e diplomandosi in tutte e tre le specialità, sciabola, fioretto e spada.

«È così che ha conosciuto la moglie e a metà degli anni Sessanta, ha conquistato l’Europeo e il Mondiale da Maestro. Le medaglie sono arrivate con fioretto e spada. Insieme, con la moglie, si sono trasferiti a Lucca, vicino a Ponte a Moriano: la passione per la scherma, però, non è mai venuta meno». A Livorno ci tornava ogni volta che poteva: «Andava a trovare gli amici al circolo Fides, era quello il momento per scambiarsi ricordi, ma anche per parlare della scherma di oggi».

Sul suo profilo Facebook, Luciano non ha mai nascosto il suo vissuto in pedana. Ci sono vecchie foto in bianco e nero, quando si è laureato campione italiano individuale a Napoli, e pure con la squadra italiana a Roma, nel 1966, durante la partecipazione al Mondiale, con tanto di tuta azzurra. L’altra sua passione, invece, era il Vespucci, mostrato sulla sua pagina social in diversi scatti.

I funerali di Luciano Abati si terranno giovedì 7 novembre alle 15,30 alla chiesa di Saltocchio, vicino a Ponte a Moriano. Lì lo saluteranno i fratelli e tutti quelli che lo hanno incrociato apprezzandone soprattutto la schiettezza e la sincerità.


 

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