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La saga dei Sena si tinge d’azzurro. Cristiano nella Nazionale di spada

di Flavio Lombardi
Da sinistra nonno Luigi, ex docente di comportamento sportivo; lo spadista Cristiano e babbo Nicola, attuale mister del Cenaia calcio in Eccellenza
Da sinistra nonno Luigi, ex docente di comportamento sportivo; lo spadista Cristiano e babbo Nicola, attuale mister del Cenaia calcio in Eccellenza

Il diciottenne livornese convocato dal ct Chiadò per lo stage in Valle d’Aosta «Spero sia solo l’inizio, non mi pongo limiti e sogno le Olimpiadi già nel 2028»

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LIVORNO. A una comunicazione via posta elettronica per la convocazione azzurra, c’è ormai abituato. Ma scorrere quelle poche righe e rendersi conto che è tutto vero, che non si tratta di una di quelle che si possono definire di routine, ma in calce porta la firma del torinese Dario Chiadò, commissario tecnico della nazionale maggiore, ti lascia un attimo col fiato sospeso. E poi esclami qualcosa, e poi un più banale «non ci credo» e subito dopo, ecco che abbracci babbo. E poi ancora, telefoni a nonno e la leggi anche a lui, facendo inizialmente finta che si tratti di un gettone a livello under 20 per scandire infine con tono solenne il nome del selezionatore e gridare: «È quella senior, ti rendi conto?». Felicità che, nonostante i tuoi 18 anni, si ricompone immediatamente e pensi a questo stage con i migliori quindici schermidori italiani prossimamente in Valle d’Aosta. Conosci il valore degli altri e la chiamata ti riempie ancor più orgoglioso, dandoti allo stesso tempo un carico di responsabilità che sai tuttavia di poter gestire. Basta solo fare sempre quello che ti hanno sempre insegnato, che il tuo maestro Marco Vannini ti ripete, ogni giorno, come un mantra. E che in questo sport conta tanto, praticamente tutto: lavoro e disciplina.

Insomma, Cristiano Sena, si affaccia con umiltà e determinazione nel “mondo dei grandi” e di per sé, in una città come la nostra, ricca di tradizione nella scherma, sarebbe sì una notizia, ma non certo sensazionale. Lo diventa, invece, se si pensa che non si tratta di fioretto o sciabola, ma della spada. Un’arma nella quale i vivai di quelli bravi sono altrove e in cui Livorno può vantare il mito di Nedo Nadi che con quest’arma (assieme alle altre due specialità) , vinse l’oro a squadre alle Olimpiadi di Anversa del 1920, quelle che hanno ancora un record che probabilmente nessuno potrà mai battere: l’argento del 72enne svedede Oscar Swahn, nel tiro a segno. Atleta medagliato più anziano di sempre. Insomma, dopo il “fenomeno”, un lungo silenzio labronico durato più di cent’anni e il sogno, legittimo, di andare a Los Angeles nel 2028.

Lo sport nel sangue

Un ragazzone di 194 centimetri, che in un pomeriggio primaverile di questa metà ottobre, siede in mezzo ai rappresentanti delle due generazioni precedenti. Tre uomini di sport, i Sena. Anche se gli altri due, hanno il calcio come comune denominatore. Nonno Luigi, conosciuto per esser stato a Coverciano docente di comportamento sportivo, babbo Nicola perché allenatore (attualmente al Cenaia) ma con il suo nome legato a doppio filo con il Picchi e che quando può segue Cristiano per le pedane d’Italia e non solo. Gli azzurri che presto troverà, li ha già conosciuti tutti in un raduno pre olimpico a Tirrenia. Si era allenato con loro, per volere di Daniele Pantoni, maestro delle Fiamme Oro.

L’emozione

Stavolta, è differente. Arriverà da matricola, ma farà proprio parte del gruppo. Fiamme Oro si è detto.

Un ambiente che Cristiano già conosce bene perché è tesserato con l’Accademia della Scherma. Praticamente è già un atleta della Polizia di Stato e presto potrebbe diventarlo a tutti gli effetti, con la proposta di arruolamento.

«Spero sia solo l’inizio – dice – ma la strada è lunga. Saranno quattro o cinque giorni di allenamenti ad alta densità, e ci saranno anche i reduci di Parigi, dove Davide Di Veroli, Federico Vismara, Andrea Santarelli e Gabriele Cimini». Quelli che sono arrivati quinti alle Olimpiadi dopo aver perduto nel quarto di finale con Repubblica Ceca con il punteggio di 43-38, uno squadrone capace di vincere negli ultimi tre anni un oro e un argento mondiale, e a livello continentale, un oro, un argento e un bronzo. Un curriculum di tutto rispetto per questo ragazzo, che l’anno scorso con la rappresentativa under 17, ha partecipato a mondiali ed europei, vincendo in quest’ultima competizione l’argento a squadre sulla pedana di Tallin, Estonia. Ottavi di finale e tredicesimo posto invece alla rassegna iridata di Plovdiv nell’individuale «ma potevo fare meglio», con titolo italiano di categoria a Padova. «Sono in piena fase di crescita, non mi pongo obiettivi. So che potrei arrivare ai massimi livelli entro questo quadriennio, ma se non accadesse, visto che sono sempre giovane, metterei subito nel mirino la manifestazione a cinque cerchi del 2032. Ora, si pensa gara dopo gara, allenarmi e assorbire quanti più insegnamenti e consigli mi arrivano dai tecnici e dagli atleti più esperti».

L’intuizione

Sembra ieri quando, da piccino (tre, quattro anni), affascinato dai pirati, costringeva nonno a ingaggiare duelli rubando i mestoli in cucina. «Si vedeva subito che aveva la stoffa – confida Luigi -. Mi infilzava sempre, e non era cosa voluta per dargli soddisfazione. Fu così che dissi a mio figlio che anche se siamo innamorati del pallone, questo bimbo doveva provare a fare scherma. Per fortuna, Nicola è un uomo intelligente che non ha fatto come tanti genitori e ha dato facoltà di scelta. I ragazzini devono fare quello che vogliono loro, non soddisfare le frustrazioni degli adulti».

Il ruolo dei maestri

Nicola, annuisce e rilancia. «Ho sempre assecondato la passione di Cristiano, dandogli incoraggiamento ma anche tanta serenità. Per me, l’importante è avere una passione che ti aiuta a stare lontano da certi pericoli. La scherma, poi, è un mondo che ti dà molto, che riesce a formare nella maniera giusta anche ragazzi introversi come lui».

E a sei anni, fu esordio in palestra. Con Marco Vannini e Dario Finetti all’Accademia della Scherma. «Quanta pazienza hanno avuto con me, che piangevo perché non volevo che babbo e mamma andassero via. Hanno sempre saputo trovare la chiave, darmi stimoli giocando. Dei veri educatori di sport, ancor prima che maestri di scherma».

I progetti

A giugno, avrà la maturità, lui che frequenta il liceo linguistico imparando anche il cinese, e pensa ad un anno sabbatico prima di andare all’Università. «Voglio spingermi al massimo in questa disciplina, esplorare meglio i miei limiti. Confesso che vorrei fare del mio sport un vero lavoro. Anche un domani, terminata la carriera agonistica, diventando maestro e fare esperienze all’estero».

Ma un passo per volta, senza guardare troppo ad un domani lontano. Si parte quindi da Champoluc, con i campioni della nazionale, una località di montagna vicina alla Svizzera e al Monte Rosa, una tinta che ben s’abbina a un futuro che può esser ricco di trionfi. Ed allora, allez! , si dia inizio all’assalto. Nedo Nadi, è lassù che guarda.

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