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Livorno

L’intervista

Porto di Livorno, Piero Neri: «Tutte le crociere al Molo Italia, l’Alto Fondale sia solo per le merci»

di Giulio Corsi

	Una nave da crociera all'Alto Fondale in primo piano le merci della Calata Orlando (archivio Tirreno
Una nave da crociera all'Alto Fondale in primo piano le merci della Calata Orlando (archivio Tirreno

Il presidente di Confindustria: «Livorno nodo core della logistica europea. «Terminata la Darsena Europa, auto nuove ro-ro e merci varie in Darsena Toscana»

13 ottobre 2024
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LIVORNO. Mercoledì il presidente della Regione Eugenio Giani sarà in visita ai nostri porti. La mattina taglierà il nastro alle nuove aree per la logistica industriale della Darsena Est di Piombino. Il pomeriggio sarà a Livorno, dove accompagnato dal numero uno dell’Authority Luciano Guerrieri, visiterà i cantieri della Darsena Europa, il maxi terminal del futuro indicato dagli operatori come essenziale per la tenuta e lo sviluppo del nostro scalo (e dell’economia cittadina).

Su questo tema negli ultimi giorni il dibattito si è nuovamente infuocato, dopo le dichiarazioni del viceministro alle infrastrutture Rixi sulla destinazione delle nuove banchine (che ha aperto un altro capitolo della lunga diatriba tra contenitori e ro-ro già esplosa durante l’estate in Darsena Toscana), ma anche sui tempi. «Primo lotto entro il 2025 o sarà tardi», ha detto Rixi al nostro giornale. Una tempistica che trova d’accordo anche la Confindustria livornese, col presidente Piero Neri che nell’intervista che segue, immagina, aspettando il maxi terminal, anche una riorganizzazione degli spazi sulle banchine.

Presidente, cosa pensa del dibattito in corso sul futuro del porto di Livorno e sulla destinazione della Darsena Europa?

«Condivido che debbano essere le dinamiche dei traffici a definire la destinazione di banchine e piazzali nel rispetto dei piani regolatori, sfruttandone le flessibilità. Parimenti sono certo della consapevolezza di tutti che si stesse discutendo del futuro di un pezzo del sistema europeo dei trasporti delle merci e delle persone visto che il 4 aprile 2024 il Parlamento europeo ha confermato Livorno come nodo “core”, essenziale ed irrinunciabile di una logistica di qualità necessaria a difendere, consolidare ed attrarre investimenti industriali».

Un nodo logistico. Quindi qualcosa di più complesso della Darsena Europa...

«Darsena Europa ne è il cuore. L’infrastruttura mediaticamente più nota perché dedicata ai contenitori, un traffico decisivo per qualsiasi porto di livello internazionale. In pochi anni avremo 700mila metri quadrati di nuovi piazzali da destinare a quel traffico con un primo lotto di 220mila che sarà pronto nel 2025».

Su questo primo lotto potrebbe aprirsi la prima partita.

«Qualche mese fa Confindustria ha scritto all’Autorità auspicando che a mano a mano i lotti fossero assegnati agli operatori con concessioni di breve periodo e con le procedure pubbliche previste dalla legge. Tutto questo salvo che, auspicabilmente, uno o due operatori di contenitori propongano di realizzare il terminal o i terminal a terra in parallelo alla realizzazione delle opere di difesa».

E la Darsena Toscana a cosa è destinata?

«Ritengo che abbiamo carenza di banchine per alcune merceologie. Può essere uno dei diversi motivi per cui non cresciamo. Al termine di questo percorso di realizzazione della Darsena Europa piazzali e banchine delle due sponde di Darsena Toscana potranno essere disponibili per tutte le altre diverse attività: ro-ro, impiantistica, merci varie, auto».

Ro-ro, traghetti, car carriers: tre settori in cui Livorno è leader. Ma la cui crescita in parte si scontra con la necessità di spazi dei contenitori.

«Sono un patrimonio del nostro porto, della cui leadership tra i porti italiani siamo orgogliosi. Ben vengano, ma non sacrificando il traffico contenitori. D’altra parte il sistema produttivo è fortunatamente diffuso nell’intera penisola e la pluralità di destinazioni, da e verso, non può essere realisticamente affidata a due porti cosiddetti “ascellari”. Darsena Europa è un tassello importante dell’offerta di servizi portuali del sistema paese ed è anche una delle condizioni perché anche grazie ai migliori servizi logistici e portuali che offrirà contribuisca a rafforzare le realtà industriali e manifatturiere già presenti nel territorio e più in generale nel Centro Italia e ne attragga di nuove come è ormai evidente sia necessario che avvenga su tutto il territorio nazionale».

Se anche l’apertura a lotti dovesse diventare realtà, i tempi di conclusione della Darsena Europa restano lunghi. Livorno può aspettare o ritiene che si debba intervenire in questo lasso di tempo?

«L’Autorità ha dato un esempio di azione efficace disponendo, con il consenso degli operatori, la riorganizzazione degli spazi presso la Sponda Est della Darsena Toscana con la delocalizzazione di alcune attività insistenti sulla banchina Alto Fondale. Molti mi domandano se lo stesso metodo possa essere applicato a Molo Italia e Alto Fondale».

Che cosa intende?

«Destinare il primo in via esclusiva alle crociere e restituire il secondo alla sua vocazione originaria. Con effetti virtuosi a cascata: la stabilità del terminal rinfuse, 28 milioni disponibili per altri investimenti rinunciando alla resecazione della Calata Orlando, la concentrazione degli interventi di elettrificazione delle banchine nell’area a servizio esclusivo delle navi da crociera che sono le più energivore».

In tutto questo resta la questione dei collegamenti: connessioni viarie e ferroviarie continuano a penalizzare Livorno e la preoccupazione per possibili ulteriori ritardi è palpabile.

«Sono il sistema venoso ed arterioso. Le connessioni ferroviarie ed il corridoio tirrenico. Le prime, come ha ricordato il presidente Giani hanno subito un discusso definanziamento di 300 milioni, il secondo è per lotti nel contratto di programma Anas/Mit senza alcun finanziamento. Contiamo anche su Confindustria nazionale che si va riorganizzando con la nuova presidenza per dare una mano alle proprie strutture periferiche».

Intanto a Piombino si inaugura la Darsena Est e si auspica che la vertenza sul polo siderurgico, nonostante l’ennesimo stallo, continui sulla strada giusta.

«Viviamo un periodo di opportunità e difficoltà: dopo anni di attesa a Piombino sembra si possa realizzare la produzione di acciaio con modalità ambientalmente compatibili. Quella produzione potrebbe comportare conseguenze sui costi di approvvigionamento del rottame d’importazione che viene utilizzato soprattutto dagli elettroforni presenti nel Nord Italia. Il buonsenso suggerisce la ricerca di una soluzione condivisa considerando che o si importano i rottami evitando un’impennata dei loro costi che pare sia possibile esaminare o continueremo ad importare acciai piani per alcuni milioni di tonnellate l’anno lasciando centinaia di persone in cassa integrazione guadagni». 

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