Il Tirreno

Livorno

L'inchiesta

Livorno, le preoccupazioni dei pusher dopo gli arresti: «Ne hanno presi un sacco, ora la droga costa di più»

di Stefano Taglione
Un cane antidroga del nucleo cinofili di Firenze impegnato nell'operazione "Mexal"
Un cane antidroga del nucleo cinofili di Firenze impegnato nell'operazione "Mexal"

Nelle intercettazioni telefoniche, alcuni presunti spacciatori, si lamentano degli effetti delle operazioni di polizia sul mercato degli stupefacenti in città

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LIVORNO. «Questo panetto l’ho pagato 240 euro io». «Eh, io glielo do a 270, pensa te». «Eh, va bene». «E in più ci devo mettere la benzina e andar laggiù! Tre, sei, nove, 12... 120 euro guadagno». «Perché ora zio hanno arrestato un sacco di gente e non c’è tanta cosa a giro».

Nel febbraio scorso gli arresti da parte delle forze dell’ordine di «numerosi fornitori della zona» di Livorno – in particolare, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Antonio Del Forno, del ventinovenne tunisino Hamdi Mouradi e del suo connazionale trentunenne Seif Sannen, coinvolti nei giorni scorsi anche nell’operazione “Mexal” e rispettivamente colpiti dal divieto di dimora a Livorno e (per lui di nuovo) dalla detenzione preventiva in carcere – avevano fanno schizzare verso l’alto i prezzi della droga. Perché, come in ogni mercato, se la domanda è alta (o comunque stabile) e l’offerta all’improvviso diminuisce, in questo a causa degli arresti in flagranza di reato dei presunti spacciatori, il costo del prodotto diventa meno accessibile. Si chiama economia ed è di questo che, intercettati dalle cimici dei carabinieri, stanno discutendo il sessantasettenne livornese Bruno Bugliesi, ora in carcere alle Sughere, e un altro indagato. È il 26 febbraio quando i due, in piazza della Repubblica, stanno parlando delle dinamiche dello spaccio livornese, lamentandosi dell’aumento del prezzo del prodotto. «Ah zio, perché si prende direttamente da un marocchino, conosci uno che vende quantità grosse zio. Ti può magari pagare la panetta 200 e invece qui, tunisino, quell’altro, dice no 230, l’altro 240 capito?».

I carabinieri del nucleo investigativo, diretti dal maggiore Guido Cioli, sono convinti che Bugliesi, insieme all’altro pusher, nella chiacchierata stia facendo riferimento a quattro panetti di hashish da cento grammi l’uno (generalmente, questa droga leggera, ha un costo che può variare dai 5-6 euro fino ai dieci al grammo ndr), fatto che sta dopo poco va via con un sacchetto di plastica arancione che – secondo l’accusa – contiene proprio i 400 grammi di hashish. I militari dell’Arma, che lo seguiranno con le pattuglie in borghese, scopriranno poi che Bugliesi cederà un panetto a una cliente livornese, mentre gli altri tre al cinquantacinquenne piombinese Maurizio Montorzi (punito con il divieto di dimora a Livorno nell’ambito di quest’inchiesta e indagato per vendita di cocaina e hashish, mentre il 18 gennaio scorso in un procedimento penale separato fu arrestato il flagranza di reato e poi scarcerato perché, a Riotorto, fu trovato con 100 grammi di hashish).

In altre intercettazioni ambientali, risalenti al 6 marzo scorso, Bugliesi è ancora insieme all’altro presunto spacciatore e starebbe pianificando di consegnare della droga, al prezzo di 300 euro, allo stesso Montorzi e alla medesima donna (che non figura fra le persone indagate nell’operazione “Mexal”). «Vuoi provare ad andare a prendere il fumo e si va laggiù», chiede il sessantasettenne. «Da quello lì?», risponde l’altro indagato. «Uno (un panetto ndr) lo vuole sicuro lei e sono 300. Hai visto io porto sempre uno a lei e tre a lui (Montorzi ndr)». «Sento... ma quanto si prende per quattro?». «Eh». «Eh, bianca no eh». «Gliene porto magari due o tre, ma non lo so, poi lui la paga 60 euro». Anche in questo caso, i carabinieri, seguiranno Bugliesi nella consegna degli stupefacenti nella parte sud della provincia, nella zona di Piombino. Nel mentre, l’altro indagato, gli dà «un chicchino» (un piccolo quantitativo di eroina). I militari dell’Arma restano sulle sue tracce anche lungo il tragitto di ritorno verso Livorno, notandolo fermarsi in viale Boccaccio e contare i soldi: 1.520 euro avrebbe – secondo l’accusa – con sé: 1.200 euro sarebbe il corrispettivo della vendita dei quattro panetti di hashish (300 euro l’uno, tre euro al grammo di media, un prezzo più basso evidentemente perché è un grosso quantitativo). Denaro, in ogni caso, che poi Bugliesi consegnerà al presunto fornitore tunisino dal quale si era recato poco prima. 

 

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