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Dalla via tra i cespugli a Silvio Pellico elettrauto. Il viaggio nelle strade di Livorno che fanno ridere

di Franco Marianelli
Dalla via tra i cespugli a Silvio Pellico elettrauto. Il viaggio nelle strade di Livorno che fanno ridere

C’è anche l’insegna della “Salut” e il cartello riciclato Occhio a Porta a Terra: il rischio è restare prigionieri

01 settembre 2024
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LIVORNO. E ora che faccio ? Se curvo a destra, come obbligato dal cartello, sbatto contro una barriera di cemento, se invece svolto a sinistra infrango la norma municipale. Unica chance di salvezza fare marcia indietro e poi qualche santo aiuterà.

La curiosa situazione la troviamo a Porta a Terra proprio sotto le Due Torri accanto all’albergo Max.

Volendo scherzare ci piace pensare come il proprietario dell’auto bianca della foto, nel dubbio, abbia deciso di lasciare la macchina là per sempre non riuscendo a risolvere il rompicapo davanti ai due cartelli stradali.

Senso obbligato “farlocco” a parte a Livorno non mancano targhe marmoree o in alluminio che indicano il nome delle vie vandalizzate, sporche o usurate dal tempo con imprevisti effetti comici che le rendono talmente simpatiche che solo a guardarle viene un po’ da ridere. Basta saper usare umorismo e un pizzico di fantasia.

Che dire di via Silvio Pellico in zona “Coppina” de La Rosa che in virtù della rimozione delle lettere dal termine “letterato”, riportate sotto il nome, fa sì che si legga “elettrauto”.

Sicuramente l’autore sarà stato uno studente costretto controvoglia a leggere “Le mie prigioni” visto pure la nota a pennarello accanto al nome (“Levati di …”).

Stessa sorte per il prode navigatore Giovanni da Verrazzano nella targa privato di alcune lettere del proprio nome e della propria professione. Giri l’angolo e trovi una targa completamente bianca ingraziosita solo da una “A” cerchiata simbolo dell’anarchia. Sarà via Bakunin ? Macchè: la via è dedicata all’architetto livornese Antonio Corazzi che nulla sapeva di idee libertarie ma molto di palazzi neo classici ma vai a saperlo.

Originale la situazione di via Fiume luogo nel quale a suo tempo gli operai incaricati di allestire la nuova tubatura mica avrebbero potuto fare una deviazione per non coprire la targa della strada.

Il risultato è che la “u” e la “m” del nome sono coperte e quindi la targa sembra oggi impostata come un omaggio, un po' triviale e per qualcuno di cattivo gusto, al sesso femminile.

Lo stesso tubo che in via della Salute ad Antignano ha coperto la “e” finale in modo tale che ne esca un “salut” che sa di buon pro dopo una bevuta in una osteria trentina.

Rimaniamo in zona con la targa di via della Banditella fatta prigioniera dall’alloro: almeno una volta al mese i giardinieri del Comune, con una opportuna opera di potatura, potrebbero far sì che si legga il nome .

Dal pubblico passiamo per un attimo al privato con un criptico cartello affisso a un portone nella zona di via della Bassata il cui testo dice “Aprire il portone con le chiavi o suonare”.

Quali mai altre possibilità paventava il condominio come possibile per accedere all’interno ? Che qualche incivile condomino fosse uso ad aprire il portone a calci ?

Chiudiamo con un plauso al Comune di Livorno in merito alle politiche di riciclo: osservando da vicino la targa che indica via Goito all’angolo con viale Nazario Sauro (quella che molti anni fa, togliendo la barretta alla “g”, un burlone trasformò in via Coito) si nota con facilità come la stessa copra una vecchia dicitura “Via dei Gerani” ovvero una strada di Montenero. A Livorno non si butta via nulla. Ora c’è da quale cartello abbiano messo in via dei Gerani. Oppure chiedere perché di quella strada nella zona di Montenero fossero stati fatti due cartelli diversi. Almeno quello di troppo è stato usato.


 

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