Il caso
Enzo Avitabile e la sua musica senza confini: «Sono legato a Livorno, qui è casa mia»
Il cantautore napoletano maestro della World music sul palco del Luogo Pio: «Sarà un concerto con molti idiomi dei popoli della Terra, una sorta di Babel»
LIVORNO. Enzo Avitabile è uno dei più grandi e completi musicisti che l’Italia abbia mai regalato al mondo e alla World Music (e non solo). Classe 1955, napoletano di Piscinola, musicista fin da quando aveva 7 anni, sassofonista, diplomato in flauto al Conservatorio, Avitabile è stasera, 1 agosto, in concerto per Effetto Venezia, in piazza del Luogo Pio alle 22 col suo “World tour”. Ha collaborato coi più grandi – Pino Daniele, Franco Battiato, Francesco Guccini, Jovanotti, in Italia; James Brown, Tina Turner, Afrika Bambaataa, Randy Crawford, Richie Havens all’estero (solo per citarne alcuni). Ha vinto 2 volte la Targa Tenco e, come autore di musiche per il cinema, il David di Donatello, il Nastro d’argento, il Globo d’oro (tutti per la colonna sonora di “Indivisibili” diretto da Edoardo De Angelis) e il Ciak d’oro (per “Il vizio della speranza”). Dal 1982 ad oggi ha pubblicato 20 album, l’ultimo in ordine di tempo è la colonna sonora della serie Netflix “La vita bugiarda degli adulti” (sempre diretta da Edoardo De Angelis). La sua carriera musicale si può dividere in due fasi, prima e dopo il 2000. Nella prima Avitabile insegue e ricerca la musica americana (il soul, il funk), nella seconda parte si appropria delle radici nostre, si fa più mediterranea e del mondo in generale, mescolando Oriente e Occidente in maniera originalissima. Nel 2012, l’arte di Avitabile è stata immortalata in un documentario del regista de “Il silenzio degli innocenti” e “Philadelphia” dal titolo “Enzo Avitabile Music Life”.
Maestro, conosce Livorno?
«Livorno è una città a cui sono molto legato. Sapete come dico? “Se Napoli è casa mia, se l’Italia è casa mia, se l’Europa è casa mia, se il mare è casa mia, se l’universo è casa mia, Livorno è casa mia».
Qual è il suo rapporto con il mare?
«Il mare porta il vento, voci lontane, tesori immensi, segreti immersi, alta marea, bassa marea. La nostra musica è figlia della Grecia, figlia del mare».
Cosa accadrà nel suo concerto?
«E’ un concerto preciso. Nasce da una mia personale aspirazione, partita nella mia seconda fase della mia vita-musica. È un concerto in cui ci sono molti idiomi dei popoli della Terra. C’è il napoletano, ma la mia musica è una sorta di “Babel”, caratteristica delle città di mare; c’è la World Music, c’è l’esperanto, c’è lo swahili, c’è la lingua cabila (dialetto berbero dell’Algeria, ndr). Però non mi piace fare le cose a tavolino. Qualsiasi cosa tocco deve essere musica. A prescindere dal linguaggio, a prescindere dalle formazioni. Io dico sempre “Messaggiamo ‘o ritmo e balliamo ‘o messaggio”»
Su cosa si basa il suo sound?
«Enzo Avitabile non dev'essere un genere, mi sono detto, Enzo Avitabile deve essere musica. Sto puntando ad una sorta di disamericanizzazione del linguaggio. Voglio portare nella mia musica tutto quello che ho imparato dai miei grandi incontri del passato ma ripartendo da noi. I ritmi base, per me, sono i bottari di Portico (la ritmica delle botti, ndr) e la “Black tarantella”, dove c’è un linguaggio completamente “nostro”, ma dove entrano i suoni del mondo».
Lei è sempre stato dalla parte degli umili. Ce n’è ancora bisogno?
«Quest’anno ricorre il ventennale del mio album “Salvammo ‘o munno” e, ahimé, mi accorgo che è ancora attuale: la questione palestinese, ancora c’è; la divisione tra Paesi poveri e Paesi ricchi, ancora c’è; l’ingiustizia sociale, ancora c’è; le morti bianche, ancora ci sono. Ho la sensazione che il cammino del mondo sia lunghissimo. I buddisti dicono “eoni” (sinonimo del sanscrito “kalpa”, ciclo cosmico, ndr)»
Lei collabora con molti giovani musicisti. Si diverte?
«La musica è “multi”: multietnica, multiespressiva, multiculturale – può non essere multigenerazionale? Quando mi chiedono di collaborare è perché le nuove generazioni cercano un dialogo. Io sono un curioso. Voglio sorprendere il mio orecchio. Io collaboro con i giovani perché, permettetemi di dirlo, “mi riesce”. Va fatto con la mano del cuore».
Dove sta andando oggi Enzo Avitabile?
«Adesso verso la musica da film, amo scriverla. Un’altra cosa che mi piace è la musicalizzazione dei territori. Giro il mondo, ma ovunque ci sia bisogno di musica ad ingresso libero. Bisogna diffondere la musica in qualsiasi luogo. Posso suonare al Womad di Peter Gabriel, a Londra, Copenaghen, Istanbul, poi però vado a San Giovanni a Teduccio, San Mango sul Cadore, dopo vengo a Livorno, poi vado in Marocco ad Agadir, dopo ancora a una festa popolare a San Lupo (è un comune di 720 abitanti a Benevento, ndr). Io sono un corriere Amazon della musica. La porto dove c’è bisogno. È quello che sento. La mia missione».l