Economia
Betty Jane, morta a 19 anni nell’incidente, gli amici organizzano una festa per il suo compleanno: «Così ricordiamo la sua allegria»
Livorno, Elisabeth se n’è andata nell’ottobre 2017. L’appello lanciato dalla sorella Valentina: «Se bevete non guidate, è molto importante che facciate attenzione»
LIVORNO. La scia delle lanterne è una pirouette leggera lungo la linea della notte. All the lights that lead us there are blinding. Tutte le luci che ci guidano là sono accecanti. There are many things that I would like to say to you. But I don’t know how. Ci sono molte cose che mi piacerebbe dirti. Ma non so come fare. Le note degli Oasis guidano gli sguardi verso l’alto, verso quelle lucine che vanno su, sempre più su. Ma il cuore, quello, è da un’altra parte. È al suo sorriso dolce e a quegli occhi di ragazzina chiusi troppo presto. Avrebbe compiuto 26 anni il 6 marzo, Elisabeth Jane Pulaski. Questo era il suo nome, ma tutti la chiamavano Betty Jane.
È morta all’alba di una domenica di sei anni fa. Tornava a casa con l’auto dalla Villa del Colle ed era seduta sul sedile del passeggero quando l’auto ha sbandato finendo contro un altro veicolo. Per lei non c’è stato niente da fare. È morta lì. E con lei tutti i suoi sogni. Era bella, Betty. E sorridente. Aveva la gioia nell’anima. La stessa gioia che la sua famiglia e i suoi amici hanno voluto ricordare festeggiando il suo compleanno. L’hanno fatto mercoledì scorso, per il terzo anno consecutivo.
Lei non c’è, fisicamente. Ma è negli occhi di tutti. È negli sguardi che si abbracciano nella casa della mamma, quella dove c’è ancora tutta la sua roba. È nei racconti di chi l’ha conosciuta sul parquet della scuola di danza o nelle piazze di Collesalvetti e Vicarello, dove ha trascorso la sua adolescenza.
«Lei era allegra – dicono gli amici durante la serata –. E la sua energia è talmente forte che riesce ancora a riunirci tutti. Non finirà mai di stupirmi». Famiglia e amici hanno cercato di lasciarsi attraversare dalla sua allegria, ricordandola. Parlando di lei e provando a rivivere con la memoria i suoi abbracci e le sue risate contagiose.
«Abbiamo fatto un aperitivo in musica, con tartine e c’era anche una torta. A lei faceva piacere quando stavamo tutti insieme. E una festa è un modo per ricordarla stando insieme, senza chiuderci in noi stessi. Non è facile, ma abbiamo cercato e stiamo cercando di reagire».
Ed ecco che tra i palloncini verdi spunta il volto dipinto di un alieno, occhi stretti e – manco a dirlo – sorriso allegro. «Lei era appassionata, chissà perché, di quegli iconici omini verdi. Dunque «adesso lo siamo anche noi». Betty osserva con i suoi occhi dolci dalle foto lungo le pareti e dalle immagini custodite nell’album di famiglia, quello dove ci sono tutti. Quello che contiene un tesoro il cui valore nessun altro tesoro potrà mai eguagliare.
«A chi mi chiede: “ah festeggiate il compleanno?” Risponderò sì, perché siamo matti. Matti da legare. Pazzi d’amore per chi se n’è andata così, in una mattina, in un lampo, uno squarcio in gola». Valentina Contessa ha il cuore in mano e un nodo alla gola, mentre scrive queste parole per sua sorella.
«Mi è costata una fatica immensa organizzare questa festa. Ma l’ho fatto. L’ho fatto per ricordarci che in un altrove non moto lontano lei è lì contenta a festeggiare con noi. Mi fa un male cane contare quanti anni compirà quest’anno. Ma per lei, per noi, per gli amici, lo facciamo. Lo facciamo lanciando un appello a tutti: non bevete se vi mettete al volante. È importante. Non fatelo».
La serata prosegue. E mentre le lanterne ballano insieme nel cielo scuro sopra la città, sulla Terra ci si abbraccia. Per Betty. E con Betty. And after all. E dopo tutto. You’re my wonderwall. Sei il mio muro della meraviglia.
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