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Dazi, l’Europa ha deciso la contromossa a Trump: la lista dei prodotti che saliranno di prezzo nei supermercati e non solo


	La lista dei beni che aumenteranno di prezzo 
La lista dei beni che aumenteranno di prezzo 

Colpiti beni simbolo del made in USA, mentre il governo italiano prepara misure di sostegno

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L’Unione Europea comincia a reagire alle nuove misure protezionistiche imposte da Donald Trump. Al momento, non si tratta ancora delle tariffe più dure annunciate dall’ex presidente – quelle che, da mercoledì 9 aprile, colpiranno l’insieme delle esportazioni europee – ma di una prima controffensiva legata ai dazi su acciaio e alluminio in vigore dallo scorso 12 marzo. Nella giornata di lunedì 7 aprile la Commissione Europea ha condiviso con gli Stati membri una lista di prodotti americani che verranno colpiti dalle nuove tariffe europee. Tra questi figurano le celebri moto Harley Davidson, i jeans Levi’s, il succo d’arancia e il burro d’arachidi. Curiosamente, il whisky è stato rimosso dall’elenco, probabilmente per evitare ritorsioni ancora più dure. L’approvazione formale della lista è attesa per mercoledì 9 aprile. Intanto, il governo Meloni ha delineato alcune misure per proteggere le imprese italiane dall’impatto della guerra commerciale.

I controdazi UE: tempistiche, percentuali e prodotti coinvolti

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha proposto a Washington un accordo di “dazi zero per zero” sugli scambi di beni industriali. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno risposto negativamente, almeno per ora. In attesa di nuovi sviluppi nei negoziati, Bruxelles si prepara a introdurre una prima tornata di dazi in risposta alle misure americane su acciaio e alluminio. L’entrata in vigore è prevista per il 15 aprile, con una seconda fase in programma per il 15 maggio.

Le nuove tariffe, per la maggior parte, ammonteranno al 25%, con alcune eccezioni fissate al 10%. Si prevede che, nel tempo, questi aumenti incideranno sui prezzi al consumo all’interno dell’Unione. Secondo le anticipazioni della stampa, i beni americani colpiti includeranno le motociclette Harley Davidson, yacht di lusso, jeans Levi’s, mais, burro d’arachidi e succo d’arancia. Il whisky, inizialmente incluso nella lista, è stato escluso, probabilmente per evitare una rappresaglia pesante sugli alcolici europei – come i vini italiani e francesi – che rischierebbero tariffe fino al 200%. La seconda fase dei dazi, in arrivo a metà maggio, comprenderà diamanti, prodotti alimentari (come uova, pollame, noci e insaccati), articoli di largo consumo (ad esempio filo interdentale, carte da gioco, piccoli elettrodomestici), e materiali industriali, tra cui plastica, tessuti, acciaio e alluminio. Alcuni prodotti inizialmente previsti, come i derivati del latte (burro, yogurt, formaggi), sono stati eliminati dalla lista definitiva. Va notato che gli effetti concreti di queste misure sui prezzi non saranno immediati: ci vorranno diversi mesi prima che le aziende importatrici europee trasferiscano l’aumento dei costi sui consumatori.

Le mosse del governo italiano

Il governo guidato da Giorgia Meloni si è riunito lunedì 7 aprile per affrontare l’emergenza dazi, nel contesto di un momento delicato per i mercati, con la Borsa di Milano in recupero dopo una giornata negativa. La premier ha invitato alla calma, affermando che «l’allarmismo può fare più danni dei dazi stessi» e ribadendo che una guerra commerciale «non giova a nessuno». Ha anche promesso interventi mirati per supportare le aziende italiane. A differenza della Spagna, che ha varato un piano da 14 miliardi, l’Italia punterebbe su misure più contenute. Tra le ipotesi in campo, il sostegno alle imprese interessate a diversificare i mercati di esportazione, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti. Inoltre, si discute della possibilità di sospendere temporaneamente alcune normative del Green Deal europeo, per alleggerire i costi ambientali a carico delle aziende. Il nodo resta quello delle risorse. Due le ipotesi sul tavolo: da un lato, sospendere temporaneamente il Patto di stabilità europeo, proposta già avanzata dal ministro Giorgetti; dall’altro, impiegare i fondi inutilizzati del PNRR, in particolare quelli destinati alla Transizione 5.0, un programma rivelatosi poco appetibile per molte imprese. Anche questa strada, però, richiederà il via libera di Bruxelles. Nel frattempo, circolano voci su una possibile visita della premier Meloni a Washington per incontrare Donald Trump, prevista tra il 16 e il 17 aprile, in coincidenza con l’entrata in vigore dei primi controdazi europei. Un incontro che potrebbe influenzare in modo decisivo l’evoluzione dello scenario commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.

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