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Livorno, aule allagate e riscaldamento ko. Gli studenti manifestano per protesta: «Mentre ci manganellate, sono anni che ci piove in classe»

Livorno, aule allagate e riscaldamento ko. Gli studenti manifestano per protesta: «Mentre ci manganellate, sono anni che ci piove in classe»

Il liceo Enriques riapre riapre dopo lavori-tampone, ma il problema riguarda anche altri istituti. Per il futuro serviranno almeno 1,3 milioni

29 febbraio 2024
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LIVORNO. Si sono dati appuntamento alle 9 in piazza Cavour, stamani, giovedì 29 febbraio, gli studenti livornesi. Una manifestazione convocata dopo quello che è accaduto ieri al liceo Enriques, dove il preside, dopo vari tentativi di ingresso posticipato, ha dovuto rimandare tutti a casa (circa 800 persone) e chiedere al sindaco di chiudere la scuola. Il motivo? Molte delle aule del secondo piano della sede di via della Bassata sono andate sott’acqua, così come la palestra. Fuori uso anche il riscaldamento, forse ko dal giorno prima, martedì, quando tutte le scuole della città sono state chiuse per l’allerta meteo.

Scene che nessuno vorrebbe vedere in una scuola. Con immediata protesta degli studenti, che già ieri mattina, mercoledì 28 febbraio, hanno raggiunto in corteo la Provincia, responsabile degli istituti superiori. In testa uno striscione eloquente, che guardando ai fatti di Pisa ha poi ha fatto il giro delle bacheche attraverso il profilo di Scuola di carta: “Mentre ci manganellate, sono anni che ci piove in classe”. I primi ad alzare la voce sono stati i rappresentanti degli studenti di Enriques e anche Cecioni, dove non si sono registrati problemi tali da dover chiudere l’istituto, ma comunque l’acqua è filtrata su banchi e pavimenti dai controsoffitti di due aule della succursale all’Iti (aule che tra l’altro erano state consegnate in autunno dopo alcuni lavori di ristrutturazione). «Quest’anno i fondi per la manutenzione di ogni singolo istituto – hanno lamentato in una nota gli studenti – sono stati nuovamente tagliati. Ma i fatti parlano chiaro: gli unici e insufficienti spazi che riescono a garantirci per miracolo, non possono reggere un’allerta meteo ed essere agibili il giorno seguente, a causa di una manutenzione quasi inesistente». E ancora: «È da anni che la sede di via della Bassata non riesce a reggere le piogge più intense, è inaccettabile». Nel mirino, per prima, la Provincia, anche nella nota diffusa subito dopo da Unicobas scuola, attraverso la segretaria Patrizia Nesti: «La gestione delle sedi livornesi da parte dell’ente Provincia è intollerabile. Non solo i problemi di edilizia storici non trovano soluzione da anni, costringendo studenti e lavoratori in spazi inadeguati e in succursali dispersive: basta un giorno di pioggia intensa e abbiamo classi inagibili». La protesta, stamani, si allargherà agli studenti di altre scuole superiori, sia perché in misura minore hanno avuto danni, sia perché da tempo fanno i conti con la fame di spazi.

La sintesi di quello che è accaduto all’Enriques, sentititi scuola e uffici della Provincia, è questa: i pluviali intasati hanno creato un effetto piscina sul tetto-terrazza; in più l’acqua ha iniziato a entrare da alcuni davanzali e infissi malmessi. A questo si è aggiunto il guasto al riscaldamento. Mercoledì 28 febbraio la Provincia ha quindi contattato l’elettricista e le ditte che hanno stasato i pluviali e stuccato i davanzali. Ma per il futuro servirà altro: c’è da fare un lavoro importante alla copertura, alla guaina, e solo per questo si parla di 1,3 milioni, senza contare gli infissi. I soldi a oggi, nessuno ci gira intorno, non ci sono. La Provincia ha candidato una prima ipotesi al “fondo progetti” nazionale.

Ora: in una lettera inviata dalla presidente Sandra Scarpellini al preside Ersilio Castorina ci si è preoccupati di richiamare la scuola perché nessuno avrebbe telefonato ai tecnici di Palazzo Granducale prima di chiedere al sindaco l’ordinanza di chiusura (Scarpellini ha così suggerito «di rivedere le modalità di comunicazione utilizzate in questa situazione di emergenza dalla scuola all’ente Provincia», perché «abbiamo avuto informazione dell’accaduto solo alle 10 con comunicazione pec per conoscenza, inviata da voi al sindaco per richiesta di chiusura della scuola»). «Nell’occasione – ha aggiunto – ribadisco che siamo attenti alla ricerca di ogni possibile finanziamento di oltre un milione e 300mila euro, necessario per il lavoro più importante da effettuare nella scuola» e che «nel frattempo in ogni possibile situazione favorevole provvediamo a rimpinguare le magre casse dei capitoli di manutenzione, cosa avvenuta anche lunedì scorso con una variazione di 70mila euro».

Il preside, contattato dal Tirreno, risponde in modo diplomatico: «Ci dispiace dell’incidente istituzionale, sarà nostra cura provvedere a telefonate del caso, tempestivamente, anche se le comunicazioni ci risulta siano partite di prima mattina», «abbiamo contattato il sindaco perché è la persona che ha la competenza per chiudere la scuola». E «non avevamo spazi dove tenere i ragazzi all’asciutto e al caldo».

«Noi ora – ha aggiunto – dobbiamo cercare non colpevoli ma soluzioni, che non sono nella nostra possibilità: i soldi che abbiamo non sono destinabili all’edilizia. Facciamo con quello che abbiamo e anche la Provincia fa con quello che ha. Non lo dico ai tecnici, ma ai politici: invece di perdere tempo dietro a cose non di loro competenza, trovino i soldi che non arrivano dallo Stato. Ci si sbattezzi, come si dice a Livorno». Intanto stamani le lezioni possono riprendere regolarmente.

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