Alluvione a Livorno, condannato a tre anni l’ex sindaco Nogarin
È accusato di omicidio colposo plurimo per la morte di otto persone, ma la pena è sospesa
LIVORNO. La pioggia che cade incessante e i torrenti che si riempiono. Poi, un fiume di acqua e fango che travolge vita e speranze, lasciando dietro di sé una scia di morte e dolore. Sono passati sei anni dal giorno in cui Livorno si è trovata a vivere il suo incubo più grande. Era la notte tra il 9 e il 10 settembre del 2017 e durante quell’alluvione morirono otto persone. Oggi il filo di quel passato si riannoda in tribunale. È il giudice Ottavio Mosti che – dopo quattro ore di camera di consiglio – pronuncia una sentenza che rompe il silenzio di un’attesa lunga un anno e mezzo. L’allora sindaco di Livorno Filippo Nogarin viene giudicato colpevole di omicidio colposo plurimo e condannato a tre anni di reclusione (pena sospesa con condizionale).
L’ultima udienza
II giudice si è riservato novanta giorni di tempo per produrre le motivazioni di una sentenza che, in realtà, non era attesa per ieri. L’udienza è iniziata in mattinata con la lunga arringa di sabrina Franzone, legale di Nogarin, che ha sviscerato, una dopo l’altra, tutte le accuse in capo al suo cliente. A Nogarin, lo ricordiamo, era imputata una certa «negligenza e imprudenza» nello svolgere le sue funzioni di sindaco nel contesto dell’alluvione. Il tutto – secondo le imputazioni – non sollecitando l’approvazione di un nuovo piano di protezione civile. Ma anche depotenziando il sistema allora in vigore inglobandolo con la polizia municipale e sostituendo il precedente dirigente d’esperienza con Riccardo Pucciarelli (anche lui accusato di omicidio colposo plurimo ma assolto in rito abbreviato perché, tra le altre cose, secondo il giudice non poteva avere alcuna conoscenza di allerte meteo). A Nogarin si contestava anche il fatto di non aver scaricato l’applicazione per le allerte meteo e di non aver assunto prontamente – quella notte – il coordinamento dei servizi di emergenza.
Le parti
La procura – nei panni delle pubblico ministero Antonella Tenerani e Sabrina Carmazzi – aveva chiesto quattro anni perché «quella notte, a Livorno, la struttura della protezione civile non si è proprio attivata. Chi era tenuto a organizzare la vigilanza è rimasto passivo, ignorante di ciò che stava accadendo e ignorante, prima, di ciò che poteva accadere». La difesa, invece, ha chiesto l’assoluzione basando la propria arringa – tra le altre cose – sull’imprevedibilità dei fatti imputati a Nogarin e sulla mancata comunicazione che – la notte dell’alluvione – ci sarebbe stata tra l’ex sindaco e chi avrebbe dovuto avvisarlo della tragedia. Punti, questi, contestati nelle repliche del pubblico ministero che ha sostenuto come «se si può dire che non è prevedibile il grado di una conseguenza non è lo stesso della conseguenza. L’omissione più grave è stata l’assenza di organizzazione. Tutto il resto ha seguito a cascata».
La
sentenzaDopo tre ore di arringa e quattro ore di camera di consiglio, è arrivata la sentenza. Il giudice ha condannato Filippo Nogarin a tre anni di reclusione (più il pagamento di vari risarcimenti del danno) per una serie di omissioni a lui già imputate il cui ruolo nella decisione finale sarà più chiaro una volta che saranno rese note le motivazioni di una sentenza che Nogarin ha atteso in silenzio, seduto in aula accanto al suo avvocato. Una sentenza che attribuisce delle colpe a lui, unico imputato rimasto nel processo legato all’alluvione. E chi riconosce delle colpe a un’amministrazione comunale nella gestione di un’emergenza da allerta meteo.