Don Zauker, esce un nuovo libro del prete esorcista: «Ma sarà l’ultimo». Parlano gli autori
Dal Vernacoliere a Feltrinelli, la storia dei Paguri: Emiliano Pagani e Daniele Caluri. «Quello che poteva sembrare un punto di inizio è in realtà il punto di fine. Vent’anni sono tanti: quello che dovevamo dire lo abbiamo»
Livorno Non hanno mai voluto piacere al pubblico, hanno sempre preferito «sconvolgerlo». Non a caso il loro personaggio è un prete esorcista, palestrato, donnaiolo, tossicomane, sboccato, pure omofobo e razzista, che non ha alcun interesse ad amicarsi la Chiesa cattolica e tantomeno «i benpensanti». E ora che è all’apice del successo, come un’antinomia, lo uccidono. È uscito con Feltrinelli un nuovo numero di Don Zauker (In nomine Zauker) , il fumetto scritto da Emiliano Pagani e disegnato da Daniele Caluri (i Paguri) , e sarà anche l’ultimo. «Quello che poteva sembrare un punto di inizio è in realtà il punto di fine – racconta Emiliano -. Arrivati a Feltrinelli abbiamo detto basta. Vent’anni sono tanti: quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, ci siamo divertiti tantissimo». «Avrebbe altro da dire – si chiede Daniele -? Probabilmente sì, però il nostro timore è quello di svuotarlo di significato. Quando una storia, un personaggio, una serie, va bene è giusto che abbia una fine. Non si porta allo sfinimento, altrimenti si sciupa».
Si chiude quindi una storia iniziata nel 2003. Don Zauker, come scherzo del destino, nasce a casa di Emiliano in via della Madonna, in Venezia. All’epoca era una storia di una pagina pubblicata sul Vernacoliere e Don Zauker parlava rigorosamente in livornese. Poi le pagine sono diventate due. Dentro, i due fumettisti, ci mettono il loro sguardo sul mondo. Di sinistra, «liberi e libertari», contro i benpensanti e «le ipocrisie di qualsiasi colore politico». Don Zaucker è un carro armato «che si scaglia contro tutto questo»: un prete che sembra che Clint Eastwood e che gira con una pistola Luger P08 sotto la tunica. È nato in un villaggio nella steppa del Kazakistan e ha trascorso l’infanzia in Germania giocando nel l Karl Zeiss Jena. Chiede di essere assunto come esorcista in Vaticano, allegando alla domanda di assunzione le referenze scritte da Rasputin e Bokassa, e si fa avanti a botte e parolacce. «Don Zauker è nato su episodi brevi, quindi per sua natura compressi, molto veloci, con un ritmo forsennato, molto scoppiettante – ricorda Daniele -, che però alla lunga ci ha fatto sentire limitati. Abbiamo sentito l’esigenza di cimentarci con storie di più largo respiro. Andammo dal direttore del Vernacoliere che però si rifiutò di pubblicare una storia lunga perché secondo lui non avrebbe avuto il riscontro sperato e quindi decidemmo di autoprodurci». Nel 2006 esce la prima storia di 46 pagine autoprodotta e anche autodistribuita. «Ce lo portavamo in giro per venderlo – racconta Emiliano-. Andavamo anche alle Poste per spedirlo a chi lo comprava online. Non potevamo permetterci la distribuzione».
Don Zauker perde il vernacolo e inizia a parlare italiano, ma molti nemmeno se ne accorgono. «Continuavano a dirci “ah, quel prete che parla livornese”», spiega l’autore. Il fumetto arriva in tutta Italia con il passaparola. «Un giorno eravamo a fare il bagno a Calignaia – spiega Emiliano – e ci telefonano da Napoli, ci dicono “guardate siamo il Napoli Comicon, avete vinto il premio miglior fumetto, miglior serie e miglior sceneggiatura. Dovete venire a prendere il premio”. Noi non sapevamo nemmeno di essere candidati. Gli abbiamo detto “ormai non possiamo, grazie”, eravamo al mare, ma avevamo capito di aver salito quel gradino, di aver superato la diffusione regionale e di essere arrivati un po’ ovunque».
Infatti Feltrinelli si accorge di loro e li contatta. «Vent’anni fa avremmo ammazzato la mamma pur di essere pubblicati da Feltrinelli – dice Daniele – e invece quella volta, quando siamo andati in casa editrice, abbiamo contrattato, abbiamo detto anche dei no. Si pubblicava alle nostre condizioni, ma devo dire che non ci hanno mai censurato». Nel 2018 esce il primo libro pubblicato dalla casa editrice milanese; ne seguiranno altri cinque, di cui quattro ripubblicazioni delle storie autoprodotte, e un edito, l’ultimo, uscito a ottobre, dove l’esorcista più lussurioso e deprecabile della Chiesa non poteva farsi mancare l’esperienza più estrema: la morte. Ma ci sarà anche un colpo di scena. «Noi abbiamo sempre fatto le storie quando ne sentivamo la necessità – spiega Daniele -, non per rispondere a una logica di mercato e questo è anche il motivo per cui abbiamo deciso di terminarlo qui. La cosa buona è che ci ha fatto prendere coscienza di cosa voglia dire essere liberi. Noi lo siamo stati per venti anni. Siamo stati veramente liberi di fare quello che volevamo».
Ma c’è un’altra novità: Don Zauker potrebbe infatti apparire in un volume di Dylan Dog. È già pronto, deve essere solo pubblicato. «Uno si può chiedere come fanno a stare insieme due personaggi così diversi – dice Daniele – uno è disegnato in modo grottesco, l’altro classico, uno è satirico umoristico, l’altro cupo e drammatico. Quindi per noi era importante non tradire nessuno dei due». Hanno trovato un terreno comune di azione che è l’incubo. Ognuno declinato alla propria maniera. «È stato particolarmente divertente e stimolante – dicono-. Come unire acqua e olio». l