Il Tirreno

Livorno

il medico pisano di “villa tirrena” 

Confermato il licenziamento del professor Piero Berti

Confermato il licenziamento del professor Piero Berti

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LIVORNO. Tra i tanti no pronunciati dalla Cassazione al ricorso di un chirurgo che sperava di riottenere il posto in ospedale c’è anche quello che qualunque matricola di giurisprudenza dovrebbe sapere: «Non si può equiparare la sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione alla sentenza di assoluzione».

C’era anche questo appiglio nelle carte della difesa del professor Piero Berti, 61 anni, natali pesciatini e residenza a Pisa che la Suprema corte ha respinto confermando la sentenza d’appello sul licenziamento. In tre gradi di giudizio è stata riconosciuta la fondatezza del provvedimento del direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana che firmò la sospensione e l’allontanamento per gravissime mancanze ai doveri d’ufficio da parte del docente che ora non potrà più svolgere attività assistenziale e chirurgica nell’ospedale pisano. Venendo alle «gravissime mancanze ai doveri d’ufficio che giustificavano l’allontanamento» la Cassazione ricorda quanto attestato nei tribunali e che la prescrizione ha reso inefficace come effetti penali, ma non sulla prospettiva di mantenimento del posto.

Al di là della qualificazione del reato, dal peculato all’abuso d’ufficio, era pacifico secondo la Suprema corte che il docente avesse «richiesto e incassato direttamente onorari per visite effettuate in regime di intramoenìa, dirottato i pazienti a una struttura convenzionata dove effettuava interventi (formalmente a nome di altro operatore) e fissato appuntamenti senza osservare le procedure».

Il periodo in contestazione va dal 2001 a fine 2003 quando una lettera anonima alla finanza aveva messo sotto la lente degli investigatori l’attività di Berti che lavorava da privato nella clinica labronica, Villa Tirrena. Per la Corte dei conti «era stato accertato che il medico, dopo aver visitato i pazienti che a lui si rivolgevano al Santa Chiara, ricevendo nella maggior parte dei casi un compenso in denaro, a fronte del quale non rilasciava ricevuta fiscale, dirottava i pazienti verso la casa di cura “Villa Tirrena” di Livorno». Fatti cancellati dalla prescrizione. Solo che le condanne arrivate nel giugno 2011 a Pisa e poi in appello avevano innescato la procedura conclusa con il licenziamento, ora ribadito come fondato dalla Cassazione. —

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