Un anno e mezzo dallo schianto, parla la mamma di Anwar: «Vogliamo sapere come è morto»
Il calciatore amaranto è morto a 18 anni nel giugno 2023 in un incidente stradale: donò gli organi
LIVORNO. Quella dello scooter nero incastrato nell’auto a bordo strada è un’immagine che mamma Anna e babbo Tarek non dimenticheranno mai. E ogni volta, a ripensarci, è un colpo al cuore. Un pugno allo stomaco difficile da scacciare. «Dopo lo schianto mio figlio è rimasto lì, a terra. Non si può morire così. Non a 18 anni. Non si può». Non si dà pace, Anna Miliani. Non aveva mai parlato prima ma adesso, a distanza di un anno e mezzo dall’incidente in cui ha perso la vita Anwar Megbli, chiede «che mio figlio non sia dimenticato. E che si faccia davvero chiarezza su ciò che è successo quella maledetta notte». Ma andiamo con ordine.
Lo schianto
È l’alba di domenica 4 giugno quando, nel 2023, sulla Variante Aurelia tra San Vincenzo e Donoratico, uno scooter viene tamponato da un’auto. Il motorino si accartoccia. Anzi, finisce per metà dentro alla macchina. Sopra lo scooter c’erano il 18enne calciatore amaranto Anwar Megbli, di Rosignano, e l’amico ventenne Paolo Derwishi. Entrambi vengono sbalzati a terra, dopo l’urto. E uno di loro finisce contro il vetro dell’auto, distruggendolo. Entrambi gli scooteristi vengono trasportati all’ospedale e ricoverati in Rianimazione, in condizioni gravissime. Derwishi, poi, si riprenderà. Per Anwar, invece, non c’è stato niente da fare. È morto lì, in un letto di ospedale, a Cisanello, dopo il tremendo scontro lungo la Variante Aurelia.
«Vogliamo la verità»
«L’abbiamo saputo dai vicini di casa – racconta Anna Miliani – che si sono messi a gridare nel palazzo “è morto, Anwar è morto”. Per noi stato uno choc immenso». Anna Miliani e il padre di Anwar, Tarek Megbli, sono distrutti da un dolore che toglie il respiro e che è impossibile da descrivere.
«Salvate sette vite»
«Ce l’hanno portato via. E chiediamo giustizia». Dopo la dichiarazione di morte, Anwar ha donato gli organi. «Ha salvato la vita a sette persone. Abbiamo donato tutto tranne gli occhi. Così potrà continuare a guardarci, anche da lassù. Perché mio figlio è sempre con me, lo porto dentro, nonostante tutto. Nonostante non si possa morire così».
«Sempre nel cuore»
A seguito di quell’incidente, la Procura di Livorno ha aperto un’inchiesta iscrivendo sul registro degli indagati il trentenne cecinese che si trovava alla guida dell’auto. Per lui l’accusa era di omicidio stradale aggravato e, alla chiusura delle indagini, il pubblico ministero titolare del fascicolo ha chiesto l’archiviazione a cui la famiglia di Anwar Megbli – tramite il proprio legale, l’avvocato del foro di Livorno Massimo Manfredini – ha presentato opposizione. In attesa di eventuali, ulteriori, sviluppi, Anna ricorda suo figlio, morto a 18 anni, con la voce increspata dalla commozione. «Anwar era un talento del Livorno calcio. Io, Tarek e le sorelle vogliamo ricordarlo così: come una piccola stella che continua a brillare. Sarai sempre nei nostri cuori».
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