Il Tirreno

L’intervista

La psicologa Ilaria Albano e il Metodo scortese: «Vi spiego come vivere meglio con un “no”»

di Sabrina Chiellini

	laria Albano Psicologa, formatrice, speaker e autrice del libro “Il Metodo Scortese”, edito da Solferino
laria Albano Psicologa, formatrice, speaker e autrice del libro “Il Metodo Scortese”, edito da Solferino

Nota sui social come Psicologa Scortese, ci insegna a farcela nella vita quotidiana e, quando è necessario, a saper dire no. Il suo ultimo libro è un manuale da tenere sempre con sé

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Scortesia è accettare la complessità del mondo e delle relazioni; è riconoscere ciò che è stato e lasciarlo andare, senza indugiare sentendosi in dovere di perdonare a tutti i costi. Scortesia (non maleducazione) è chiedere rispetto, ma al tempo stesso rispettare i limiti e le esigenze altrui. Ilaria Albano, alias Psicologa scortese nel mondo, è psicologa e si occupa di benessere, divulgazione scientifica ed empowerment. Ha avviato, tanto per citare alcuni dei suoi impegni, la community online @psicologa-scortese e scrive articoli per «MyPersonalTrainer.it», periodico digitale del Gruppo Mondadori. Ha una rubrica settimanale su Radiofreccia (gruppo Rtl 102.5) e ha colla-borato al podcast My Positive Tips e con OnePodcast.

Da alcune settimane ha pubblicato un manuale “Il metodo Scortese”, una guida controcorrente (edita da Solferino libri) per farcela nella vita quotidiana. Del resto, non si può piacere a tutti, l’importante è saperlo accettare.

Albano, scortesia non significa usare modi volgari per dire no. Cosa intende per metodo Scortese?

«C’è chi ci vuole sempre perfetti, performanti e compiacenti. Ma è proprio quello che vogliamo? Noi dobbiamo farcela nella vita quotidiana. Non performare, essere sempre al top o diventare a tutti i costi la tua versione migliore. La scortesia è rompere questi schemi. Andare contro pregiudizi e luoghi comuni, dal punto di vista sociale, serve per vivere meglio. La scortesia riguarda la capacità di ascoltare i propri bisogni e imparare a dire di no anche a costo di sembrare scortesi. Faccio un esempio, al lavoro come a casa, spesso ci troviamo nella condizione di accettare alcune situazioni per evitare di apparire scortesi. Invece un “no” detto al momento giusto, può aiutarci a stare meglio. Con Il metodo Scortese voglio svelare che la psicologia non è solo interpretazione di sogni e diagnosi di narcisismo: la psicologia può essere anche “Scortesia”».

Come è nata questa idea?

«Parte dalla mia voglia di avvicinare le persone alla psicologia con un approccio più immediato e concreto, per rendere la salute mentale realmente accessibile a tutti. Spesso la psicologia ci viene presentata come una scienza vaga ed elitaria. Quasi inaccessibile. Pensiamo che sia necessario leggere tutto Freud o perdersi in mille tecnicismi e diagnosi per prendersi cura della propria salute mentale. Invece la salute mentale può essere qualcosa di molto più semplice. Come svegliarsi la mattina ed essere contenti di noi stessi. Mangiare un pezzo di pizza senza sentirsi in colpa. Autorizzarsi a non essere sempre speciali o a diventare la versione migliore di sé».

A chi si rivolge il metodo da lei proposto?

«A chi non insegue la perfezione ad ogni costo, ma a chi vuole essere autentico. Si può provare a mettersi in gioco fin dalla lettura del primo capitolo con riflessioni ed esercizi pratici, accompagnati da metafore e citazioni cinematografiche e musicali».

A chi consiglia la lettura del suo manuale?

«Può essere utile a chi non accetta il proprio corpo, a chi ha difficoltà nelle relazioni sul lavoro o in famiglia. Nel libro parlo di società della performance, di ansia da prestazione per questo desiderio di sentirsi riconosciuti nel proprio valore, del volere tutto e subito. Parlo anche di sindrome dell’impostore, di senso di inadeguatezza. Scorrendo il libro troverete storie rielaborate di persone che ho conosciuto e che mi hanno ispirato durante questo progetto».

Cosa è la sindrome dell’impostore?

«Il fenomeno della sindrome dell’impostare è diventato termine comune, utilizzato principalmente per descrivere una caratteristica legata al genere femminile, quasi un difetto attribuito a noi donne. Ti sei mai sentita fuori posto in certe situazioni? Pensi che prima o poi tutti scopriranno che non sei proprio capace di fare quello che stai facendo? Ti senti insicura, hai paura del giudizio degli altri? Il libro può aiutare a dare risposte ad alcuni di questi dubbi».

La scortesia riguarda solo le donne?

«Scortesia è rottura di stereotipi e luoghi comuni, è permettere alle donne anche di essere mediocri, è fare capire agli uomini che possono essere emotivi. Nel libro parlo anche delle ripercussioni del modello patriarcale sulla salute mentale, di donne e di uomini».

Quale è il suo rapporto con il metodo scortese? Quando ha capito che lo stereotipo della “perfettina” non era per lei?

«Fin da quando ho cominciato la professione di psicologa ho capito che il tailleur da psicologa perfetta ha iniziato a starmi molto stretto. E allora, un giorno, ho provato a sbottonarlo, a mettere le sneakers al posto dei tacchi e a sostituire tutti i “fai come me” con la speranza che gli altri possano fare decisamente meglio di me. Si possono divulgare concetti di psicologia anche in maniera più easy, immediata, rinunciando a vecchi stereotipi a cui siamo abituati ma che si possono infrangere. Un approccio performativo al benessere che tanto va di moda, poco mi rispecchia. Non abbiamo più bisogno di modelli così idealizzati per prenderci cura della nostra salute mentale».

Seguendo il metodo Scortese staremo tutti meglio?

«Con buona probabilità, alla fine del libro i lettori riusciranno a capire meglio chi sono e quali sono i loro reali bisogni e quello di cui ha realmente bisogno». 

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