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Report, il secondo caso Boccia e la mostra sul futurismo: le rivelazioni e le ferite dell’ex ministro

di Francesca Ferri
Report, il secondo caso Boccia e la mostra sul futurismo: le rivelazioni e le ferite dell’ex ministro

La prima puntata della nuova stagione va in onda e non delude le attese

27 ottobre 2024
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Dopo aver prodotto, ancor prima di andare in onda, le dimissioni di Francesco Spano, capo di gabinetto del neoministro della Cultura, Alessandro Giuli, e aver fatto da combustibile per lo scontro tra maggioranza e opposizione per tutta la settimana, con l’accusa di infrangere il silenzio elettorale – secondo il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, membro della Vigilanza Rai – per l’annunciato servizio sull’ex presidente della Liguria Giovanni Toti, a urne aperte per le Regionali, Report e i suoi temuti – dalla destra – servizi di inchiesta, è andato in onda ieri sera su Rai 3, prima puntata della nuova stagione.

La ferita alla testa dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, inflitta, la sua versione, dalle unghie dell’ex amante, la mancata consulente Maria Rosaria Boccia, anticipata in giornata, è solo un dettaglio di una serie di rivelazioni scottanti, a partire dal “commissariamento” da parte della politica della mostra sul futurismo voluta da Sangiuliano.

Il primo servizio della redazione guidata da Sigfrido Ranucci è stato quello sulla strage nascosta di migranti in Calabria, 65 morti e 11 sopravvissuti, a Roccella Jonica, avvenuta a giugno. Le salme inviate in 4 porti diversi, i sopravvissuti inviati in 4 ospedali diversi, nessuna dichiarazione o cordoglio del governo. Nascosta per evitare l’effetto Cutro.

Il servizio su Giuli

Quindi l’atteso servizio su Giuli, dalla militanza, da giovane, in Meridiano zero, movimento di ispirazione neonazista con sconfinamenti nell’esoterismo, condito di simboli neonazisti. «Negli anni Giuli si è allontanato dal movimento ma ogni tanto torna qualche rigurgito», spiega Ranucci. Sciogliendo, ad esempio, l’enigmatico discorso alla Fiera del Libro di Francoforte. Quindi una carrellata delle cose fatte da Giuli al Maxxi, a partire dall’incontro infarcito di volgarità con Vittorio Sgarbi e Morgan a luglio 2023, fino al crollo del 30% dei visitatori del museo, la diminuzione da 31 a 6 delle mostre, la rinuncia al progetto Cure, già finanziato con 2,5 milioni di euro, per un altro progetto legato a D’Annunzio, poeta osannato dal fascismo. Nella ricostruzione rientra il caso Spano,già sviscerato in questi giorni. Tra le altre cose, svelato che alla vigilia delle dimissioni di Spano Report ha scritto al Maxxi su questi temi.

«Non è un bel momento per il ministero della Cultura, che dovrebbe essere strategico per il nostro Paese», commenta Ranucci.

Il secondo caso Boccia

Annunciando il «secondo caso Boccia», ovvero un’altra persona liquidata dal ministro. Il caso è legato alla mostra “Il tempo del futurismo”, svela Report, che verrà inaugurata a dicembre alla Gnam. Che Sangiuliano volesse fare una mostra sul Futurismo, lo aveva annunciato subito dopo la sua nomina. E una mostra era già pronta, quella curata da uno dei massimi esperti di Futurismo, il critico d’arte Fabio Benzi, per un museo olandese. Costo 600mila euro. Sangiuliano però vuole farne una “in casa” e, ricostruisce Report, dà l’incarico a Gabriele Simongini e al critico d’arte Alberto Dambruoso, salvo poi esautorarli perché la curatela non lo soddisfa, e sostituirli prima con una commissione che taglia 300 delle 650 opere proposte, poi mettendo lui stesso bocca sulle opere («Nemmeno Mussolini ha fatto tanto», commenta Benzi) e poi coinvolgendo anche il vignettista Osho, il gallerista romano Fabrizio Russo e Federico Mollicone, presidente Commissione cultura alla Camera. Risultato: la mostra finisce per costare oltre 1 milione.

Terza inchiesta, quella sulle indagini su Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, accusato di aver contraffatto un’opera del Seicento, “La cattura di San Pietro”, su cui pendeva una denuncia di furto.

Infine il servizio sul cosiddetto “sistema Toti”, l’ex presidente della Liguria arrestato per corruzione: non solo finanziamenti, ma presunti legami con ambienti mafiosi.  l

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