Grosseto, quattro carabinieri sotto inchiesta per omissioni negli atti d’ufficio: chi sono e le decisioni del giudice
Il principale imputato è sospettato di aver garantito l’impunità a due spacciatori. Avrebbe anche rivelato segreti di indagine attraverso messaggi WhatsApp
GROSSETO. Una condanna, un patteggiamento, proscioglimenti con dichiarazioni di non doversi procedere, un’assoluzione per alcuni reati e anche cinque imputati rinviati a giudizio. Un carabiniere del Norm che avrebbe tenuto rapporti illeciti con spacciatori, “proteggendoli”, e che avrebbe rivelato notizie che avrebbero dovuto restare segrete, garantendo anche l’impunità a due giovani stranieri attivi nello spaccio. Altri che con lui avrebbero omesso atti di ufficio o commesso un falso.
Queste le ipotesi che hanno portato davanti al giudice Giuseppe Coniglio quattro carabinieri, cinque stranieri (di cui uno irreperibile – la sua posizione è stata stralciata) a suo tempo oggetto di accertamenti e una donna. Un’indagine condotta dalla squadra mobile, coordinata dalla pm Valeria Lazzarini, articolata su fatti avvenuti tra il 2019 e il 2020, con dieci indagati in tutto.
Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio per i carabinieri Enzo Granese (avvocato Mario Fabbrucci), Vincenzo Zito (avvocata Eleonora Danieletto) e Massimo Mariani (avvocato Alberto Bancalà), nonché per Mohammed Chaoub (avvocato Riccardo Lottini) e Youssef Jarmouni (avvocato Federica Putignano): il collegio del Tribunale si dovrà occupare di questo fascicolo a partire da luglio. Ha invece patteggiato la pena Achref Romdhani (avvocato Gabriele Dell’Unto), per spaccio. Condannato con il rito abbreviato a un anno, solo per uno dei tre capi di imputazione in concorso con i colleghi – un falso (per gli altri due capi, invece, assoluzione perché il fatto non costituisce reato) – il carabiniere Marco Maggi (avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio). Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste per Sarah Rosadi (avvocata Putignano), finita sotto accusa perché sarebbe stata beneficiaria di un mancato sequestro di droga di cui era stata trovata in possesso da parte di Granese: stessa formula anche per quest’ultimo. Per Rosadi, il giudice è del parere che non sia possibile utilizzare (né adesso né in un successivo dibattimento) il verbale da lei reso in fase di indagine, quello del settembre 2022 nel quale la donna riferiva di essere stata portata due anni prima a Roselle da Granese e un altro collega ad acquistare una dose di cocaina e per far individuare il venditore, come già avvenuto in passato.
Non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato per Mariani, in relazione a due capi di imputazione in concorso con Maggi e Granese, cioè un’omissione di denuncia per detenzione a fini di spaccio e un rifiuto/omissione di sequestro di droga e denaro a carico di un o spacciatore. Per questi stessi capi di imputazione, Maggi è stato assolto, Granese ne discuterà invece davanti al collegio. Mariani, come Maggi, secondo il giudice non ha responsabilità in questa circostanza.
Di fronte ai giudici del collegio, Granese dovrà rispondere, da solo, di altre omissioni di denuncia per detenzione di droga a fini di spaccio, di rivelazione di segreti d’ufficio tramite messaggi whatsapp a Chaoub (sia a proposito di intercettazioni telefoniche sia a proposito di un imminente controllo antidroga che la polizia avrebbe effettuato negli edifici abbandonati di via de’ Barberi), dell’omissione di un arresto che avrebbe dovuto essere seguito subito in esecuzione di un mandato europeo, della rivelazione alla compagna dell’uomo che era stato emesso quel mandato, della rivelazione di parte di un verbale (con intercettazione telefonica) a favore di una donna straniera. Granese ha poi altre contestazioni in concorso: con uno spacciatore dichiarato irreperibile a cui avrebbe comunicato il nome di una fonte confidenziale della polizia (rivelazione di segreti), con Zito e Mariani per un mancato ritiro di patente nei confronti di un automobilista sanzionato per sostanze stupefacenti (rifiuto atti d’ufficio).
C’è poi un’altra contestazione particolarmente grave per il carabiniere, in concorso con Jarmouni, spacciatore: il vicebrigadiere gli avrebbe garantito l’impunità, dandogli consigli (non usare il cellulare, non vendere la droga a casa, scegli località isolate, evita di spacciare alla fonte della polizia) e offrendogli in cambio una piazza di spaccio qualora lui gli avesse consentito di arrestare il gestore del traffico, in cambio di informazioni . Un trattamento similare di favore il carabiniere lo avrebbe riservato a un altro straniero, Chaoub.
In questo stesso procedimento, Achref Romdhani, cittadino tunisino, ha già chiuso le sue pendenze con la giustizia: ha scelto di non discutere le accuse e ha concordato con la pm Valeria Lazzarini due mesi in continuazione con una precedente sentenza. Quali accuse? Era finito sotto inchiesta perché avrebbe spacciato eroina a una 17enne (varie dosi tra l’ottobre e il dicembre 2020), cocaina a un maggiorenne (mezzo grammo due volte a settimana tra il giugno 2020 e il febbraio 2021), eroina a una donna (0,2 grammi una volta a settimana, a 20 euro alla volta, dal giugno 2020 al gennaio 2021). Anche in questo caso gli accertamenti erano stati eseguiti dalla squadra mobile della polizia di stato. Il giudice Giuseppe Coniglio ha riconosciuto la continuazione con i fatti oggetto di una precedente sentenza del 2022 per fatti precedenti al luglio 2021 (sempre spaccio, sempre in città) e ha stabilito una pena totale di due anni, cinque mesi, 17 giorni e 1.494 euro. La pena è stata sospesa, in considerazione della giovane età dell’imputato, non ancora 21enne al momento dei fatti.
«Le accuse si fondano sulle dichiarazioni di soggetti di scarsa attendibilità», commenta il difensore di Granese, l’avvocato Mario Fabbrucci. I militari sono tuttora in servizio, anche se destinati ad altri uffici.
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