Il Tirreno

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Commercio

A 52 anni apre un negozio di alimentari: «Facevo l’attrice in teatro, poi la svolta»

di Sara Venchiarutti

	Sabrina Chiozzotto
Sabrina Chiozzotto

Grosseto, un motore è stato sicuramente la passione per la cucina e per il buon cibo

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GROSSETO. «Un po’ di pane e anche la schiaccia». Il dolce? «È invitante, ma meglio di no, sono a dieta», dice con un sorriso una cliente. La porta de “La Bottega a km 0” in piazza Ponchielli a Grosseto si apre spesso e ne esce profumo di salumi, formaggi, lasagne e pollo arrosto (questa una parte del menu di ieri). «Come stai? Tutto ok?» chiede sempre Sabrina Chiozzotto da dietro il suo bancone. Quell’attività l’ha aperta da pochissimo, da martedì scorso. Lei ha 52 anni e s’è detta “ora o mai più”. «Si è verificata una concatenazione fortunata di circostanze e ne ho approfittato. L’idea di aprire qualcosa di mio – spiega Chiozzotto – c’era sempre stata e allora, appena si è aperta una possibilità, l’ho colta. Ho pensato “se aspetto ancora un po’ non lo faccio più, adesso è l’età giusta: o la va, o la spacca”».

Un motore è stato sicuramente la passione per la cucina e per il buon cibo. Lì, infatti, oltre al bancone e agli scaffali con vari generi alimentari, c’è uno spazio in cui è stata creata una cucina dove preparare tutto quello che poi viene venduto nel reparto di rosticceria, con dolce e salato.

Il negozio però è nato da un’esigenza. «Sentivo da tempo il bisogno di essere padrona di me stessa. Per me – sottolinea Chiozzotto – essere un’imprenditrice è un modo per avere un’indipendenza in tutti i sensi: mi sento libera di essere come sono e rispolvero un po’ la mia identità, che nel tempo soccombe alle esigenze di altri. E non sempre alcune cose erano giuste per me. Qui invece posso essere libera di fare voglio. Anche di sbagliare. Però è una strada che faccio da sola, non devo rendere conto a nessuno altro».

Così a quella “stanza tutta per sé” già necessaria per Virginia Woolf si aggiungono gli scaffali, il buon cibo, ma del concetto alla base poco cambia. E infatti in un certo senso rilevare quest’attività – prima c’era sempre un alimentari – e ridarle nuova vita è stata una rinascita anche per Chiozzotto. «Per 30 anni – racconta – ho lavorato nel teatro come attrice. Gestivo una compagnia e spesso ero circondata solo da uomini. Posso garantire che a volte essere l’unica donna tra uomini non è stato semplice. A volte mi è capitato di dovermi interfacciare con persone che avevano una mentalità maschilista, ma non ho mai vissuto il ruolo decisionale e i rapporti conseguenti in termini di genere».

Poi tutto è cambiato con il covid. «Abbiamo dovuto chiudere con la pandemia», aggiunge. Da qui la necessità di reinventarsi. «Il teatro – ammette Chiozzotto con un sorriso – mi manca, ma sto mantenendo il legame tramite l’attività nelle associazioni. E poi le capacità comunicative che mi ha insegnato sono fondamentali anche qui», dice indicando l’interno del suo negozio. «Le persone – sottolinea – da me non sono dei numeri da servire, ti impacchetto quello che ti serve e basta. Mi piace chiedere alla gente come sta, fare due chiacchiere, recuperare un rapporto umano». Insomma, alla fine «faccio comunque qualcosa che mi appassiona».

A partire dai fornelli. «La creatività – spiega – la metto in cucina, soprattutto nei dolci, e anche nell’etica del cibo». Il nome da dare al nuovo negozio mica è stato scelto a caso: «Innanzitutto – dice Chiozzotto – non si butta via niente. Il pane, ad esempio, per ora l’ho venduto sempre, ma due giorni fa è avanzato e allora avevo già pensato a qualche ricetta per riutilizzarlo, come la pappa al pomodoro. O prima che mi scada un formaggio fresco, preparo una torta».

E qui si arriva alla scelta dei prodotti. «Molti – dice – arrivano dal territorio, soprattutto per il reparto del fresco. A chilometro zero, appunto». Sui cartellini si legge così Campagnatico, il nome di un piccolo ma produttivo caseificio a Istia D’Ombrone, il ravaggiolo, prosciutti e formaggi dalla Maremma. Ovvio, c’è anche qualche prodotto da fuori «perché devo dare un’alternativa ai clienti, ma la maggior parte è prodotto qui o in regione. L’obiettivo è valorizzare le nostre eccellenze». E ad aspettare questo negozio in realtà era un po’ il quartiere. Nei due mesi di chiusura per i lavori – con l’aggiunta della cucina, che prima non c’era – spesso i residenti, bussavano e chiedevano con una certa attesa quando il negozio sarebbe aperto. 


 

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