Il Tirreno

Grosseto

In aula

Valentina Fusco, la leader toscana degli apolidi che non riconosce la polizia e il suo avvocato: condannata a Grosseto

di Matteo Scardigli
Valentina Fusco alle prese con le forze dell'ordine
Valentina Fusco alle prese con le forze dell'ordine

Aveva indicato quattro testimoni a difesa, che si sono resi irreperibili

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FOLLONICA. «Non verrò più in udienza», aveva detto Valentina Fusco, leader degli apolidi maremmani, al termine dell’udienza del processo che la vedeva imputata per resistenza a pubblico ufficiale, per quel gesto ritenuto violento ai danni di un servitore dello Stato nel piazzale della questura. E difatti giovedì 9 gennaio non si è presentata in aula, contando però sul fatto che ci sarebbero stati i testimoni da lei stessa indicati a sua difesa; quattro apolidi, che tuttavia non si sono fatti trovare. E la memoria difensiva, scritta di suo pugno e consegnata a mano da un sedicente «nuntius» (messaggero, in Italiano) all’avvocata assegnatale d’ufficio (ma che lei ha dichiarato di non riconoscere come sua legale) rischia ora di ritorcersi contro lei stessa.

La condanna

Un anno e due mesi di reclusione, così ha deciso il giudice Sergio Compagnucci. Le richieste del vice procuratore onorario Leonardo Brogi - al posto del sostituto procuratore Federico Falco - e dell’avvocata  Barbara Guazzini erano state – rispettivamente – un anno e sei mesi, e l’assoluzione oppure sospensione con la condizionale. Con ordine. Due mesi fa in piazza Palatucci la donna era intervenuta quando gli agenti si erano avvicinati per identificare due minori in una macchina, poi riconosciuti come i figli: «Fusco, che prima si era buttata a terra, dolorante, si era alzata di scatto e aveva travolto il collega per arrivare all’auto», si disse in aula. L’intricata vicenda – trasmessa in diretta social quasi integrale – proseguì poi dentro la questura, dove la donna non aveva voluto farsi fotosegnalare prima di essere arrestata. Portata davanti al giudice per la convalida, sarebbe poi dovuta restare a Follonica ma si era spostata fino a Roma: era stata fermata sul treno di ritorno, a Civitavecchia, e messa in carcere. Da lì, poco prima di Natale, era stata messa fuori con l’obbligo di dimora nel Comune di residenza (quello della Città del Golfo, appunto).

L'udienza

Avanti veloce fino all’udienza di giovedì 9 gennaio: Fusco a Follonica, testimoni irreperibili. In piazza Fabbrini non c’era traccia del consueto picchetto, e chi passa dal metal detector si è fatto identificare senza colpo ferire. Carabinieri e polizia di Stato non mancavano. In apertura del dibattimento il «nuntius» ha fatto avere a Guazzini un plico: dentro c’erano due chiavette Usb e dei fogli scritti dalla donna. A Vpo e avvocata sono stati concessi alcuni minuti per esaminare il contenuto: video e memoria difensiva che avrebbero dovuto alleggerire la posizione di Fusco. Almeno in teoria. Compagnucci non ha accolto i primi perché provenienti da fonti non identificabili (gli stessi apolidi, in teoria), ma di contro ha soppesato bene gli scritti della donna; che già aveva raccontato di aver subito dei maltrattamenti durante la permanenza in carcere, e questa volta eccoli lì: nero su bianco. Secondo il giudice potrebbero anche esserci gli estremi di calunnia, una valutazione che adesso compete eventualmente alla procura.

Chi sono gli apolidi

Secondo la Convenzione di New York del 1954 apolide è la persona che nessuno Stato considera come suo cittadino L’apolidia può essere originaria, se sussiste fin dalla nascita, o successiva, se tale condizione si verifica in un momento diverso, ossia quando la persona perde la cittadinanza che aveva precedentemente, senza acquisire quella di un altro Stato.

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