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Influenza, un morto e un paziente in terapia intensiva a Grosseto: il picco ora fa paura

di Maurizio Caldarelli
Influenza, un morto e un paziente in terapia intensiva a Grosseto: il picco ora fa paura

La vittima era in condizioni gravissime, con un’insufficienza cardio-respiratoria

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GROSSETO L’influenza, che in questi giorni sta raggiungendo il picco stagionale, ha fatto una vittima all’ospedale Misericordia di Grosseto, mentre un altro paziente è ricoverato in terapia intensiva. A darne comunicazione il dottor Mauro Breggia, direttore dell’Uoc Medicina e Chirurgia d'accettazione e d'urgenza.

I dati
Quelli citati sono i casi più gravi di una sintomatologia che sta colpendo, ormai da più di due settimane, la popolazione grossetana, con numeri che stanno crescendo con il passare dei giorni, in attesa di una decrescita. Analizzando i dati nel periodo che va da domenica 22 dicembre a giovedì 9 gennaio, si sono registrati 3.850 accessi al pronto soccorso grossetano, con una media di 202 al giorno. «I ricoveri – sottolinea il dottor Breggia – sono stati 385, esattamente il 10%, sotto la soglia del 14-15, il che conferma un’importante azione di filtro che viene svolta dal nostro personale».


L’11 per cento degli accessi registrati è stato effettuato da pazienti con febbre: 420, dei quali 260 adulti e 160 in pediatria; 335 (il 9%) le persone che si sono presentate al pronto soccorso con la dispnea, con difficoltà respiratorie: di queste 221 sono adulti e 114 in età pediatrica. Da evidenziare il numero importante dei bambini che sono stati accompagnati al Misericordia. «Febbre e dispnea sono i sintomi più tipici dell’influenza – aggiunge il direttore Breggia – e si sono presentati in queste due settimane e mezzo complessivamente 755 pazienti, il 20% del totale. Guardando gli ultimi quindici giorni ci sono stati 117 ricoveri, il 15%, nei reparti ordinari. Non vogliamo fare allarmismi, ma si sta parlando di numeri seri, che dimostrano l’aggressività dell’influenza di quest’anno».

Chi è il paziente morto

«Dispiace per il paziente deceduto, non poi così anziano: è arrivato al pronto soccorso in condizioni gravissime, con un’insufficienza cardio-respiratoria e non siamo riusciti a rianimarlo; il paziente in terapia intensiva, arrivato con il tampone positivo dell’influenza A sta invece reagendo. Ma ci sono altri casi impegnativi, sette influenzati sono stati ricoverati nei reparti ordinari, mentre altri 5-6 li abbiamo trattenuti in osservazione. Complessivamente ci sono stati altri sei ricoveri legati ad altre virosi, a virus sinciziali che colpiscono bambini ma anche adulti», aggiunge il medico.

L'importanza del vaccino e i soggetti a rischio
I soggetti che hanno riscontrato più problemi sono quelli fragili e senza vaccinazione, ma le raccomandazioni del dottor Mauro Breggia sono rivolte a tutta la popolazione: «Sarebbe meglio vaccinarsi, perché il vaccino protegge e produce forme meno gravi. Con questa influenza si può andare incontro a polmoniti, encefaliti e miocarditi. Non dovrebbe essere un optional, soprattutto per i pazienti fragili e over, basta andare dal proprio medico di famiglia per farsi somministrare la dose per non rischiare».

Numero di pazienti colpiti in aumento

Il numero dei pazienti colpiti da influenza è aumentato sensibilmente negli ultimi giorni e secondo i medici siamo in mezzo al picco previsto. «L’influenza, oltre che con i sintomi accennati, legati alle vie respiratore – prosegue Breggia – si presenta con 3-4 giorni di febbre alta, congestionamento delle mucose. Le cure sono quelle tradizionali, con gli antipiretici. Consigliamo sempre però di rimanere al caldo e stare a riposo per evitare conseguenze e ricadute. Purtroppo non tutti seguono i nostri suggerimenti».
C’e’ anche il Covid
Tornando agli accessi al pronto soccorso, il direttore dell’unità operativa complessa fa presente, per concludere, che «il “signor Covid” non ci ha ancora abbandonato del tutto, anche se i numeri sono ben diversi rispetto agli anni scorsi: in ogni caso abbiamo ricoverato in rianimazione due pazienti e altri sei sono stati ricoverati in reparto. Non è possibile insomma abbassare completamente la guardia».

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