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La Procura: "Condannate Schettino a 26 anni. E mettetelo subito in carcere"

Pierluigi Sposato
Francesco Schettino in aula prima di una delle udienze (foto Bf)
Francesco Schettino in aula prima di una delle udienze (foto Bf)

La conclusione della requisitoria nei confronti del comandante, assente all'appello e per tutta l'udienza 

26 gennaio 2015
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GROSSETO. La Procura presenta il conto a Schettino. Dopo aver parlato per oltre 15 ore, i sostituti procuratori Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza mettono nero su bianco le loro richieste di pena. Terminata l’esposizione della parte di diritto da parte del pm Pizza, sarà la stessa Navarro a prendere la parola per chiedere la condanna. Una faccenda di numeri, visto che sulle responsabilità lo stesso Francesco Schettino ammette di averne avute “una quota”, come ha detto rispondendo alle domande dell’interrogatorio di dicembre. Ma una faccenda tremendamente seria. Perché corrisponde all'intero la "quota" attribuita dalla Procura al comandante della Concordia, assente al momento dell'appello e per tutta l'udienza.

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"Venti anni” aveva annunciato Francesco Verusio, il procuratore capo in pensione da una settimana prima di poter vedere la conclusione del processo. Dal pomeriggio hanno preso la parola i legali di parte civile, per presentare le proprie richieste di quantificazione del danno: iscritti a parlare l’Avvocatura dello Stato (per tutte le amministrazioni statali coinvolte) e l’Inail.

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Ore 16.50 Duecento milioni la richiesta del ministero. Con la richiesta da 200 milioni per il solo ministero dell'Ambiente (avvocato Patrizia Pinna) e a oltre 20 per gli altri ministeri e organismi si chiude la prima tornata di interventi delle parti civili. Il legale delle amministrazioni statali segnala che il "danno ambientale è stato enorme, sulla scogliera le specie protette sono state distrutte, come il coralligeno". Poi cita l'enorme quantità di idrocarburi (243mila litri) rimasti fino alla rimozione, insieme a acque nere, fanghi, detergenti, solventi, apparecchi elettrici. "Mai iniziato il ripristino, Costa ha dato corso alla sola rimozione che è un obbligo di legge". Il collegio aggiorna l'udienza a martedì: la 62a udienza si svolgerà solo al mattino

Ore 15.50 Inail chiede 923 mila euro di danni. L'Inail chiede oltre 900 mila euro di danni: 723 mila per danni patrimoniali (di cui la metà come provvisionale) e 200 mila euro per danni extrapatrimoniali, oltre alle spese. Ricorda l'avvocato Giuseppe Quartararo che sono stati 73 i componenti dell'equipaggio rimasti infortunati, alcuni dei quali (come Manrico Giampedroni) in modo permanente, e che sono stati tutti indennizzati da Inail: "L'ente non ha avuto alcuna offerta da Costa. Solo una transazione per il musicista eroe Giuseppe Girolamo, mentre nulla è stato corrisposto all'altro musicista, l'ungherese Sandor Feher, per i quali erano stati chiesti 1.800 euro per le spese funerarie: ci è stato risposto che erano già stati versati ai familiari, ma magari in questo caso, trattandosi di un lavoratore, si poteva decidere differentemente". Quartararo si definisce "sconcertato" dalla gestione dell'emergenza, nota che su quella nave ad esempio si poteva salire anche senza essere registrati (e cita Domnica Cermotan), aggiunge che "si sarebbero limitati i danni, se si fossero rispettate le regole".

Ore 14.10 Procura, quasi 20 ore di requisitoria. Il processo riprende dopo la sosta pranzo di circa un'ora. Riprende con le prime richieste risarcitorie di parte civile. Riprende dopo che la Procura ha parlato complessivamente per 19 ore e 30 nei giorni in cui si sono articolati gli interventi: quattordici ore per Leopizzi, quattro e mezzo per Pizza, un'ora per Navarro. Si alternano al microfono i legali delle parti civili, alcuni di passeggeri, altri di enti. Primi a parlare coloro che si limitano a depositare le conclusioni scritte, esaurendo l'intervento in pochi minuti. L'avvocato Laino ha lasciato l'aula, facendosi sostituire dall'avvocato Lozzi. Attraverso i suoi legali, Schettino fa sapere: "non scappo".

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Ore 12.30 "Mettete subito Schettino in carcere, c'è pericolo di fuga". La Procura chiede nei confronti di Schettino venga emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere oppure di altra adeguata misura restrittiva. C'è il pericolo di fuga, perché Schettino ha viaggiato molto all'estero ed è in grado di riparare altrove per le molte conoscenze maturate. E poi il comandante ha mentito a partire da quella notte e ha fatto mentire; ha cercato di concordare una versione con Ferrarini; ha mentito in tv la mattina dopo il naufragio;  ha mentito al giudice nel corso dell'interrogatorio; ha mentito nelle interviste, quando sarebbero stati più opportuni il silenzio e la richiesta di scuse; ha accusato i suoi collaboratori. Non si è adoperato per i soccorsi, si è preoccupato solo del suo futuro lavorativo e di sé. "Non sembra che si sia reso conto, sembra che creda alle sue stesse bugie", argomenta il pm. "Starà davvero ad aspettare il carcere?". Anche se non verrà applicato il massimo della misura, la Procura ritiene che comunque da Schettino debba essere ritirato il passaporto ma anche il libretto di navigazione per garantire comunque l'esecuzione della pena.

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Ore 12 "Condannate Schettino a 26 anni". Nove anni di reclusione per il naufragio. Quattordici anni per omicidio colposo e lesioni colpose. Tre anni per abbandono della nave e di persone incapaci. Tre mesi (ma in questo caso di arresto) per omesse comunicazioni alle autorità marittime. Queste le richieste della Procura nei confronti di Francesco Schettino. In totale 26 anni e tre mesi, più l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e quella temporanea dai titoli professionali e marittimi (5 anni e mezzo), con la decadenza del titolo abilitativo. Il comandante è l'unico responsabile, secondo la Procura, che ritiene la pena "non esagerata". "I coimputati hanno partecipato a singoli attimi", gli altri hanno "subìto le sue decisioni", perché Schettino ha "travolto tutti con le sue decisioni", e per tutti si intendono Ambrosio, Coronica, Giampedroni ("che pure aveva soccorso i passeggeri"), Rusli Bin e Ferrarini che avevano patteggiato la pena. La dottoressa Navarro non ritiene possibile riconoscere la continuazione tra i reati, citando una pronuncia della Cassazione per i reati colposi, come l'omicidio colposo in caso di guida di auto. Il pm mette invece insieme il naufragio e l'omicidio e le lesioni (tutti reati colposi) separandoli dall'abbandono della nave e di incapaci (dolosi), recuperandoli nel cumulo. La continuazione non è applicabile alle false comunicazioni (è contravvenzione, c'è arresto e non reclusione). Il pm contesta la futilità delle circostanze e la "bravata" in favore di pochi amici, cioè l'inchino al Giglio. Ritiene più grave l'omicidio colposo per la piccola Dayana Arlotti e da questa base (4 anni di pena) procede al calcolo dei 14 anni totali per i morti e i feriti. Sostiene che sia l'abbandono di persone incapaci il reato più grave dei reati dolosi. E che per le false comunicazioni debba essere applicato l'arresto e non la pena pecuniaria 

Ore 12.00 "Condotta processuale negativa". La Procura ritiene Schettino "prossimo al maximum di legge" in merito alla gravità del reato, valuta i danni o i pericoli "indiscubitili", reputa il grado di colpa "elevatissimo". Secondo Navarro, anche se il comandante non ha precedenti, il giudizio sulla personalità "non può essere positivo". Anche perché Schettino il comandante è soggetto propenso a mentire (come riferito dall'ex comandante Mario Terenzio Palombo) e non parlano a suo favore le note valutative. Negativa anche la condotta processuale: "chiunque nella sua situazione si sarebbe presentato con il capo cosparso di cenere e avrebbe chiesto scusa. Invece Schettino ha mentito ripetutamente e spudoratamente, ha scaricato responsabilità, ha offerto interviste con la sua versione, ha addirittura tenuto una lezione organizzata da un professore della Sapienza pensate un po' sulla gestione del panico, ha pensato solo e soltanto a sé stesso. Non ha mostrato alcun segno di resipiscenza". No alle attenuanti generiche. No al riconoscimento delle straordinarie circostanze in cui si è trovato ad agire perché la responsabilità è "tutta ascrivibile all'imputato, ha creato lui le circostanze". Ha urtato contro lo scoglio, ha ritardato gli allarmi, è sceso dalla nave. "Si è messo da solo in quelle situazioni disperate". Non ha fatto alcuna ammissione di responsabilità, ma ha solo parlato di una "quota" non ben specificata

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Ore 12.00 "Schettino colpevole al massimo". La Procura ritiene Schettino "prossimo al maximum di legge" in merito alla gravità del reato, valuta i danni o i pericoli "indiscubitili", reputa il grado di colpa "elevatissimo". Secondo il sostituto procuratore Maria Navarro, anche se il comandante non ha precedenti, il giudizio sulla personalità "non può essere positivo". Anche perché Schettino il comandante è soggetto propenso a mentire (come riferito dall'ex comandante Mario Terenzio Palombo) e non parlano a suo favore le note valutative. Negativa anche la condotta processuale: "chiunque nella sua situazione si sarebbe presentato con il capo cosparso di cenere e avrebbe chiesto scusa. Invece Schettino ha mentito ripetutamente e spuratamente, ha scaricato responsabilità, ha offerto interviste con la sua versione, ha addirittura tenuto una lezione organizzata da un professore della Sapienza pensate un po' sulla gestione del panico, ha pensato solo e soltanto a sé stesso. Non ha mostrato alcun segno di resipiscenza". No alle attenuanti generiche. No al riconoscimento delle straordinarie circostanze in cui si è trovato ad agire perché la responsabilità è "tutta ascrivibile all'imputato, ha creato lui le circostanze". Ha urtato contro lo scoglio, ha ritardato gli allarmi, è sceso dalla nave. "Si è messo da solo in quelle situazioni disperate". Non ha fatto alcuna ammissione di responsabilità, ma ha solo parlato di una "quota" non ben specificata. Critiche anche al comportamento processuale di Schettino e la scelta del rito ordinario: "Il dibattimento non ha portato alcun elemento nuovo. Ha avuto solo l'effetto di dilatare i tempi" facendo riascoltare le decine e decine di testimoni per un procedimento costosissimo. L'unico elemento nuovo è "il cospicuo numero di ulteriori bugie che ci ha propinato"

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Ore 11.10 Nessuna pietà per Schettino. "Dio abbia pietà di Schettino perché di certo noi non ne possiamo avere alcuna". Con queste parole il pm Pizza conclude la sua parte di requisitoria. Centrata, nel finale, sulla volontarietà dell'abbandono della nave e sul fatto - lo testimoniano i suoi ufficiali - che era saltato a bordo della scialuppa prima del suo equipaggio. 

Ore 10.50 "Voleva abbandonare la nave". Secondo la Procura, Schettino voleva abbandonare la nave ben prima che i passeggeri fossero in salvo. Lo testimonierebbe il fatto che, quando va in cabina cambiarsi, non si cambia le scarpe, come se fosse intenzionato a lasciare presto la Concordia, scendendo a destra. "Canessa invece andò a sinistra perché sapeva che lì c'erano persone in difficoltà". Pizza si fa aiutare, nell'individuazione delle responsabilità del comandante, oltre che dalla normativa anche da Antonio Gramsci, in particolare dal Quaderno 15 dei Quaderni dal carcere. E spiega che l'imputato non può invocare lo "stato di necessità". 

Ore 10.35. "Falla, Schettino quattro volte colpevole". L'accusa tratta il tema dell'allarme generale non dato dal comandante perché, aveva detto, "aveva paura che la gente si buttasse a mare". Allora, argomenta Pizza, si era prefigurato che qualcuno potesse morire. A proposito delle false comunicazioni all'autorità marittima, il sostituto ricorda che aveva fatto dire blackout e non falla: " e questo per quattro volte, dunque Schettino è quattro volte colpevole". Non vengono spese molte parole sui reati di omicidio colposo e lesioni colpose e nemmeno sull'abbandono di incapaci.

Ore 10.20. Il procuratore generale in aula. Al Teatro Moderno entra il procuratore generale presso la Corte di appello di Firenze, Tindari Baglione, accolto dall'ex procuratore capo Francesco Verusio. L'ingresso avviene mentre il pm riconosce a Schettino che è caduto un unico punto dell'imputazione, quello relativo al tambuccio (boccaportello idraulico) che non si è verificato. La Procura non contesta nemmeno l'aggravante dell'articolo 1125 del Codice della navigazione perché è contestabile solo in caso di naufragio doloso e non, come per la Concordia, di naufragio colposo. In occasione dell'apertura dell'anno giudiziario 2015, sabato 24 gennaio, il procuratore generale aveva ricordato "la spettacolare e commovente manovra di parbuckling" della Concordia e "l'instancabile ricerca, coronata da successo, degli ultimi resti mortali del povero cameriere Russel Rebello": due fatti che "ci ricordano che si può sempre fare qualcosa". "Questo sentimento - aveva aggiuntoo - deve animare tutti gli uomini di buona volontà, ma per i magistrati esso rappresenta un vero e proprio imperativo categorico". "Per noi magistrati - aveva concluso - non basta dire che si può fare qualcosa, bisogna invece ribadire che non possiamo ma dobbiamo fare qualcosa per affermare la forza della legge contro la barbarie e l'ingiustizia".

Ore 10.15 "Incauto idiota". "Quella di Schettino è stata una colpa cosciente. Si può dire che il comandante abbia cumulato in sé la figura dell'incauto ottimista e quella dell'abile idiota, producendo quella dell'incauto idiota", il massimo della colpa possibile. Affondo pesante quello del pm Stefano Pizza, che illustra la parte in diritto della requisitoria dividendo l'imputazione in blocchi. Il sostituto esclude l'errore del timoniere ("del tutto irrilevante") e si concentra sul comportamento dell'imputato. La cui colpa è stata "smisurata", anche e soprattutto se Schettino dice - ma falsamente secondo la Procura - che non sapeva dove stava andando.

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