Concordia, confermati i 5 patteggiamenti
Ferrarini e altri: la Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della Procura generale di Firenze
GROSSETO. Non ci sarà un processo bis a Grosseto per il naufragio della Costa Concordia, almeno per quanto riguarda i cinque co-indagati di Francesco Schettino. La quarta sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile - già sollecitata in tal senso dal procuratore generale Vincenzo Geraci come anche unitariamente dalle difese - il ricorso della Procura generale di Firenze contro i patteggiamenti definiti davanti al giudice grossetano Pietro Molino.
Dunque sono confermati gli accordi raggiunti tra Procura e difese per i due ufficiali in plancia di comando con Schettino la sera del 13 gennaio 2012 - Ciro Ambrosio (1 anno e 11 mesi) e Silvia Coronica (1 anno e 6 mesi) - per il timoniere Jacob Rusli Bin (1 anno e 8 mesi), per il direttore dell'hotel della nave Manrico Giampedroni (2 anni e 6 mesi) e per il capo dell'unità di crisi di Costa spa Roberto Ferrarini (2 anni e 10 mesi). L’impugnazione non riguardava la posizione di Costa Crociere, che aveva chiuso le sue pendenze con un patteggiamento da 1 milione di euro.
Il ricorso della Procura generale di Firenze (sostituto Adolfo Sgambaro) era fondato sulla contestazione della mitezza delle pene e della concessione delle attenuanti generiche. In particolare, era stata la posizione di Ferrarini a non convincere la Procura fiorentina, che aveva ritenuto che il manager avrebbe ricevuto un trattamento troppo benevolo. «Pene da abuso edilizio», avevano rincarato la dose gli avvocati del pool “Giustizia per la Concordia”.
Quando Geraci aveva esaminato l’operato del gup Molino aveva concluso che «non può dirsi che non abbia giustificato plausibilmente la (contestata) concessione delle attenuanti generiche» nelle sentenze di patteggiamento. E la censura rivolta al gup «di non aver fornito “una reale e concreta motivazione in ordine alla diversa valenza delle singole condotte e quindi alla gradazione delle responsabilita”, rimane infine contraddetta dal riconoscimento contenuto nel medesimo ricorso laddove esso evidenzia che la diversità di tali responsabilità “può emergere dalle stesse imputazioni”».
Da parte sua, la Procura di Grosseto fa notare «l’autorevolissima conferma della correttezza del lavoro svolto» e «registra questa pronuncia con ovvia soddisfazione e pur tuttavia con la stessa serenità con cui a suo tempo aveva prestato il proprio consenso all'applicazione delle pene richieste dagli imputati».
«Sono felice per come si è risolto il dramma di questo giovane ufficiale di marina, Ciro Ambrosio. Mi auguro che possa riprendere presto con serenità il suo percorso lavorativo, che torni a navigare». Così l'avvocato Salvatore Catalano. Parole simili sono state espresse dai difensori degli altri imputati. (p.s.)