Il Tirreno

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Fiorentina molto “Made in Italy” E il viola diventa spesso azzurro

di Francesco Gensini
il tifo viola allo stadio
il tifo viola allo stadio

In squadra non meno di sei giocatori italiani fino anche a un massimo di otto Al momento non c'è altro club che ha le percentuali della Fiorentina

13 ottobre 2024
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FIRENZE. Il made in Italy che va di moda, e non è una moda ma una scelta ponderata e voluta, che nessun’altra squadra come la Fiorentina sa esaltare per qualità e numero, e il riferimento è ovviamente ai calciatori con il tricolore verde, bianco e rosso sul passaporto che il club di Commisso ha messo a disposizione di Raffaele Palladio, inserendo nell'ultimo mercato ad esempio Cataldi, Bove, Colpani e Kean.

Qualcuno è andato via e quattro nuovi sono arrivati per proseguire una linea politica che sta molto a cuore ai dirigenti viola e in primis al proprietario che mai ha tagliato le radici con il proprio paese di origine.

Anzi, questo percorso è una delle linee guida dettate da Commisso ai propri uomini e l'immediata convocazione di Kean in Nazionale da parte di Spalletti all'inizio della stagione è stata motivo di soddisfazione e d'orgoglio: peccato che la lombalgia abbia impedito al centravanti ex Juventus di rispondere alla chiamata del commissario tecnico in questa sosta del campionato.

Ma la strada che la Fiorentina ha tracciato è ben precisa, chiara, definita, e non solo a parole o negli intenti: ovviamente, ci sono i fatti a dimostrarlo. Ovvero, le sette partite fin qui disputate da Biraghi e compagni in campionato. Andando con ordine: prima giornata a Parma, Palladino schiera sei calciatori italiani su undici nella formazione titolare, idem alla seconda con il Venezia in visita a Firenze, ma per la successiva partita al Franchi arriva addirittura a otto su undici, praticamente un unicum nel nostro calcio dove non di rado si vedono formazioni composte esclusivamente o quasi da calciatori stranieri.

Ad esempio, il Milan che è stato avversario di Biraghi e compagni domenica scorsa proprio a Firenze e che ha schierato un solo italiano tra i tredici alternati in campo, mentre la Fiorentina ne aveva sei (e mai è scesa al di sotto anche con i cambi) come nel derby del Castellani contro l'Empoli, salendo a sette a Bergamo contro l’Atalanta e contro la Lazio a seguire. Insomma, non meno di sei fino a un massimo di otto: in Italia non c'è altra squadra che fa quello che fa la squadra viola. Un bel segnale. E non è questione di sciovinismo, ma semplice e pura valorizzazione del calcio italiano, possibile questa solo facendo opera seria, meticolosa, mirata già dalle fondamenta all'interno del settore giovanile, cosa che la Fiorentina targata Commisso in effetti ha sempre messo in cima dandole poi impulso con la realizzazione del Viola Park. Così, il mix tra “prodotti” interni (un altro è Kayode, adesso un po' fuori dai giochi per l'ottimo momento di Dodô, ma talento da preservare) e prodotti esterni che i dirigenti sono andati a prendere durante il mercato (Kean e compagni sopra citati) sta dando i risultati sul campo attesi da Palladino. E la presenza del made in Italy è sempre garantita: non a caso Spalletti è spesso al Franchi e non c'entra solo la vicinanza dal suo luogo di residenza. Per questa ragione, probabile, possibile, anzi certo, che gli ultimi osservati speciali siano stati Comuzzo e Ranieri, la coppia di centrali che ha tutto per diventare il fiore all'occhiello della difesa viola: il primo classe 2005 ha appena conquistato la Under 21, il secondo sempre giovane (1999) ma più esperto e di recente gratificato con la fascia da capitano è ormai un titolare e chissà che entrambi non possano entrare presto nel giro della Nazionale. Dal viola all'azzurro spesso è un attimo.
 

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