Ucciso a 17 anni, l’appello della mamma di Maati: «Pena esemplare per i colpevoli»
Silvia Baragatti: «Serva anche per gli adolescenti di oggi, devono capire che la vita non è virtuale». Ecco perché gli indagati non sono in carcere
CAMPI BISENZIO. «Una pena esemplare». Sono le parole della madre di Maati Moubakir, il giovane 17enne certaldese ucciso nella notte di domenica 29 dicembre a Campi Bisenzio con cinque coltellate e per cui adesso la procura di Firenze indaga due ventenni di Campi Bisenzio. È un pensiero fisso, per Silvia Baragatti, a seguito dell'individuazione da parte delle forze dell'ordine dei due ragazzi, ora sotto inchiesta per concorso in omicidio volontario.
Un ’indagine che sta piano piano mettendo insieme i tasselli di quella notte e per la quale rinnova la fiducia negli inquirenti e in tutti coloro che stanno lavorando per cercare di ricostruire quanto avvenuto in via dei Tintori dove suo figlio ha perso la vita.
«Se verranno arrestati, come tutti ci auguriamo perché confido nelle forze dell'ordine e in tutte le persone che ci stanno lavorando, vorrei che la pena fosse esemplare, anche in caso di minorenni, perché la pena deve essere dura in modo da dare un segnale forte a tutti» spiega la madre al Tirreno.
Una pena che deve far riflettere soprattutto il mondo giovanile: «Vorrei ricordare agli adolescenti che la vita non è una gioco virtuale e nessuno deve rimanere impunito. La pena non sarà mai troppa in confronto al dolore provato da mio figlio mentre moriva da solo, e con lui è morta un'intera famiglia, soprattutto una sorellina di soli 15 anni. Occorre il massimo della pena, senza sconti per nessuno, perché niente al mondo vale una vita spezzata», conclude la madre.
La notizia dello sviluppo nelle indagini condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri si è diffusa martedì e al momento ha solo conferme ufficiose. I due ventenni risultano indagati per omicidio volontario in concorso, ma potrebbero non essere gli esecutori materiali. Lo si può dedurre dal fatto che nei loro confronti non è scattata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ma solo un avviso di garanzia che consente loro di nominare un consulente di parte nell’autopsia in programma oggi all’Istituto di medicina legale di Careggi.
I due sarebbero stati identificati grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza esaminate dai carabinieri. Potrebbero aver fatto parte del “branco” che ha accerchiato Maati Moubakir prima delle coltellate fatali e l’iscrizione nel registro degli indagati potrebbe essersi resa necessaria per gli accertamenti irripetibili sui loro telefoni cellulari. Gli stessi investigatori invitano a non fare fughe in avanti spiegando che per avere risultati concreti potrebbe servire un po’ più di tempo. Se sul conto dei due ventenni fossero emersi indizi pesanti, a quest’ora sarebbero già nel carcere di Sollicciano.
Intanto Silvia Baragatti, la madre del diciassettenne ucciso, chiede appunto una pena esemplare per i suoi assassini. Dopo aver appreso le novità nell’inchiesta, la madre di Maati è tornata a far sentire la propria voce.