Un ovale, più alberi, siepi e via i parcheggi: ecco come sarà piazza Vittorio Veneto. Foto: prima e dopo
Firenze, ecco il progetto di riqualificazione. I lavori partono a giugno
FIRENZE. Quando Giuseppe Poggi abbatté le mura che circondavano Firenze per costruire i viali di circonvallazione, alla maniera dei boulevard alberati delle grandi capitali europee, per la prima volta le Cascine, fino ad allora esterne alle mura, entrarono a far parte dell’orizzonte cittadino.
Per renderle meglio fruibili, il Poggi progettò una grande piazza ovale che ne celebrasse l’ingresso in modo trionfale. Nel tempo l’area è stata sottoposta a notevoli cambiamenti che ne hanno stravolto, un pezzo alla volta, la coerenza compositiva: dalla creazione del ponte alla Vittoria, spostato più a monte rispetto al precedente ponte di ferro, che ha disassato la composizione, al sottopassaggio con i suoi dislivelli tra un lato e l’altro, dalla realizzazione di parcheggi in modo po’ casuale fino al passaggio della tramvia. Non solo, da tempo la “porta” delle Cascine è teatro di rapine, spaccio, spaccate alle auto.
Oggi finalmente in piazza Vittorio Veneto è in procinto di essere realizzata una riorganizzazione imponente di tutta l’area, 37.000 mq di superficie, grazie a un progetto di riqualificazione che prende le mosse proprio dall’impostazione del Poggi. Già approvati dalla Soprintendenza e finanziati con 6 milioni del Fondo per l’attuazione del Piano nazionale delle città del ministero delle Infrastrutture, i lavori dovrebbero cominciare a giugno del prossimo anno. «Si tratta di un bel progetto di ricomposizione che prende spunto da un disegno storico del Poggi, una grande piazza ovale con al centro la statua equestre dedicata a re Vittorio Emanuele II spostata da piazza della Repubblica, dove era inizialmente collocata», spiega Antonella Ranaldi, soprintendente di Archeologia, Belle arti e Paesaggio per Firenze, Prato e Pistoia.
Si attende ora la delibera di approvazione in giunta, per poi dare il via al cantiere. L’area sarà interamente pedonalizzata e riunirà finalmente in modo piacevole l’area delle Cascine al resto della città, eliminando gli attuali dislivelli, i parcheggi selvaggi e le strade percorse dagli autobus, lasciando ampi spazi aperti per passeggiare. E tanto verde: come richiesto dalla Soprintendente non solo saranno mantenuti gli storici ginkgo biloba e i cedri secolari, ma verranno triplicati i filari di alberi – agli attuali 134 ne verranno aggiunti altri 84 – e saranno piantati 780 metri lineari di siepe. Aumenterà anche la superficie permeabile – quindi ridotto l’asfalto – di oltre il 20% e verranno collocate un po’ in tutta l’area 27 panchine in pietra oltre a quelle in ghisa. Anche l’illuminazione sarà potenziata: verranno collocati nuovi elementi contemporanei e, per l’area centrale attorno alla statua, i tradizionali lampioni a candelabro con le palle che si vedono nel resto del parco, di cui diversi originali restaurati. I percorsi saranno in calcestruzzo architettonico, mentre nell’ovale verrà distribuito del ghiaino, e aumenteranno le telecamere di sicurezza installate da Silfi.
Scompariranno i parcheggi attuali ma verranno create delle aree di sosta per i residenti da entrambi i lati, lungo l’Arno, per un totale di 90 posti auto. Dal versante di corso Italia verranno risistemati i due grandi ovali a verde, uno dei quali ospita la fontana storica della regina Vittoria che sarà valorizzata e da dove verrà eliminata un’incongruente cabina telefonica. E saranno appianati i dislivelli esistenti, in modo da garantire quella continuità visiva e pedonale andata perduta.
Il progetto è a firma dell’architetto Lorenzo Vallerini, titolare di Archlandstudio, che ha dovuto gestire questioni di non poco conto: «Sulla base dell’immagine storica dell’allestimento del Poggi siamo andati sulla terrazza dell’albergo di fronte e abbiamo ricostruito un rendering che facesse da base per sviluppare il nuovo progetto, contemporaneo ma ritrovando la filosofia con cui lui l’aveva pensato» spiega Vallerini. «Siamo soddisfatti di questo recupero, diventerà una porta nuova per la città, un luogo nodale praticato da molte persone visto che qui convergono gli autobus provenienti da sud, la Leopolda, il Maggio e presto anche una seconda linea di tramvia».
Tra le complicazioni, la necessità di lasciare un percorso, ancorché notturno, per i mezzi pesanti della nuovo Pignone, troppo ingombranti e alti per il sottopassaggio ma che devono necessariamente transitare dal ponte alla Vittoria, l’unico adatto allo scopo: ora c’è una sbarra e una strada asfaltata, il progetto prevede pilomat e una pavimentazione esteticamente uguale al resto, in calcestruzzo architettonico, in modo da mantenere unità visiva, anche se sotto sarà particolarmente rinforzata per reggere gli autotreni di passaggio. In questo contesto, non è pertanto immaginabile la permanenza della ruota panoramica, che quest’anno sarà montata l’ultima volta: «La ruota panoramica non è un elemento qualificante per Firenze. Non è quella di Vienna o di Londra, non deve entrare in modo permanente nello skyline della città» conclude la soprintendente Ranaldi.