Bambina scomparsa a Firenze, Piera Maggio: «Kataleya come Denise, so che cosa provano»
Parla la madre della bimba scomparsa nel 2004 in Sicilia. Ai genitori di Kata dice: «Raccontate tutto, non nascondete nulla alle autorità»
FIRENZE. Quando la foto della piccola Kata con due lunghe extension azzurre, il sorriso dolce e lo sguardo birichino che fissa l’obiettivo, cominciò a girare sul web, Piera Maggio condivise il post con l’appello della mamma Katherine Alvarez. Un gesto istintivo, di solidarietà, di chi quelle ore drammatiche, affogate nello sconforto, le aveva già vissute.
Due storie che seppur in situazioni diverse si assomigliano, quelle di Kataleya e Denise Pipitone. Due bimbe inghiottite da un momento all’altro nel nulla.
Era il primo settembre del 2004 quando a Mazara del Vallo si perse ogni traccia della bimba, 4 anni, davanti a casa della nonna materna. Un marciapiede anche in quel caso di pochi metri, l’ultima occhiata della zia Giacoma, sorella di Piera Maggio. Anche la mamma di Denise non era in casa quella mattina, stava seguendo un corso di informatica.
«Mai avrei voluto che ad altri potesse accadere quello che è accaduto a me» dice Piera Maggio rispondendo al telefono, la voce è quella che tutti abbiamo imparato a riconoscere, in tv, durante i suoi appelli, anno dopo anno, nel tentativo invano di rintracciare la sua bambina. Un’altalena tra speranza e delusione ogni volta che da mille angoli del mondo, arrivava la foto di chi aveva nei tratti, nelle gote, nello sguardo, una somiglianza con Denise.
«Sono dispiaciuta per quello che è accaduto a questa madre e a questo padre, lo sono realmente. E umanamente sono vicina ai genitori di Kata. So che questi genitori, questa madre, stanno vivendo un dolore così grande che le mie parole servono a poco».
Eppure Piera è una delle poche persone che conoscono quel dolore straziante, quella certezza inossidabile per cui prima o poi ritroverà la sua bambina viva. Ed è per questo che in tutti questi anni è rimasta in piedi, determinata, contro ogni ricostruzione, contro ogni indagine che poteva far temere il peggio.
Creando anno dopo anno empatia con chi fa fatica, quando la incrocia nelle trasmissioni televisive, a cambiare canale. Lo sguardo, la compostezza di Piera Maggio inchiodano i telespettatori alla sedia.
Piera spera ancora. Proprio come Katherine e Miguel Angel.
«Io – dice Piera Maggio al Tirreno – mi sento di dire loro che devono dire tutto, proprio tutto. Devono aprirsi. Non devono assolutamente omettere nulla. Dire la verità su tutto e spogliarsi di tutto. Se serve per il ritrovamento di Kata è necessario non celare nulla. Sicuramente l’avranno fatto, non credo che i genitori che cercano la propria bambina, possano non farlo. Così come l’abbiamo fatto noi, che ci siamo messi a disposizione fin da subito degli inquirenti e delle autorità».
In una ricerca che non si è mai conclusa. In un sorriso che non si è mai spento e che Piera Maggio, oggi, porta in giro per l’Italia anche con un libro. In copertina la foto che tutti conosciamo. “Denise. Per te, con tutte le mie forze”.
«Quanto amore mi è stato strappato via. Quanto amore ti è stato strappato via. Ogni giorno ti penso, al mattino, alla sera, durante la giornata. Giuro a me stessa che non mi fermerò, continuerò a cercarti e continuerò a lottare per la verità e per la giustizia. Finché respiro, io spero. Con tutte le mie forze».
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